• Editoriale
  • Tirar fuori il meglio di noi stessi per la difesa di un diritto fondamentale

     

    Già dalla fine degli anni ’90 è iniziato il nostro impegno in difesa del diritto a una salute piena per i cittadini molisani.

    Lo abbiamo fatto già con incontri e manifestazioni nel Molise centrale contro le logiche della privatizzazione dei governi regionali di Iorio e siamo scesi in piazza più volte con la Chiesa diocesana di Trivento insieme all’allora vescovo Antonio Santucci per difendere a denti stretti le strutture sanitarie territoriali ed in particolar modo il Caracciolo di Agnone che era quello messo più in pericolo di chiusura.

    L’impegno è continuato con la costituzione del Forum per la difesa della sanità pubblica di qualità nato come organismo di secondo livello di comitati già esistenti e strutturato con uno statuto che individuava organi operativi, ma rimandava ogni decisione all’assemblea.

    Si è lavorato per anni ad elaborazioni di documenti, a proposte di strutturazione del sistema sanitario regionale e ad azioni di lotta contro classi dirigenti che palesemente avevano scelto e continuano ancora a perseguire la privatizzazione della sanità proprio a partire dalle piccole regioni più facilmente attaccabili per il loro ridotto numero di abitanti.

    Con la manifestazione del 18 maggio 2016 si riuscì a portare in piazza per rivendicare il pieno diritto alla salute più di cinquemila persone.

    Poi la coscientizzazione della popolazione, in una lotta ad esempio attraverso la proposta di uno sciopero generale nella regione da parte di tutti i sindacati che cominciasse a percorrere strade in grado d’incidere  per la protesta e la proposta, è stata bruciata dai paradigmi dei ricorsi giuridici e di un’interlocuzione accademica e inutile con una classe dirigente incapace di rappresentare i diritti collettivi dei cittadini e al contrario funzionale unicamente alla difesa dei propri privilegi.

    Di fronte a suggerimenti di lotta frontale come appunto lo sciopero generale, la restituzione delle tessere elettorali o il coinvolgimento dei sindaci in un’azione plateale come le dimissioni siamo, con pochissime esclusioni, ad un silenzio assordante di comitati, associazioni, chiese diocesane, sindaci, partiti politici e sindacati.

    L’impasse ha prodotto in taluni, come nel nostro caso, abbandoni per segnalare dissensi, ma soprattutto una spaccatura del movimento di protesta che aveva già le sue crepe, ma che ora si è palesata in tutta la sua gravità a livello regionale ma anche all’interno delle singole comunità.

    Le divisioni sono accentuate da dichiarazioni che purtroppo non riguardano il confronto su idee, posizioni o anche errori né seguono un contraddittorio rispettoso verso la diversità di opinione, ma talora sfociano in illazioni, polemiche o invettive che sinceramente non ci piacciono e che rischiano di bloccare l’azione di rivendicazione del diritto alla salute, ma anche di rovinare le relazioni umane tra le persone che, anche nella diversità di idee, vanno rispettate nella loro dignità personale pur criticandone gli errori nel pensiero e nell’operato che possono allontanare dall’affermazione della giustizia sociale.

    Rispetto a tale situazione, pur conoscendo le difficoltà rappresentate da talune posizioni apparse irremovibili, cercando tutti i contatti di cui siamo stati capaci, abbiamo provato, dopo quella dell’estate 2019 in piazzetta Palombo, ad organizzare un’assemblea a Campobasso per tentare un confronto aperto e rispettoso sul momento che stiamo vivendo rispetto alle difficoltà dei livelli essenziali di assistenza in Molise.

    Nell’aula consiliare del Comune di Campobasso la sera del 19 febbraio la risposta di partecipazione purtroppo non è stata molto larga, anche se non ci eravamo fatti soverchie illusioni.

    Il dibattito in ogni caso ho la speranza che abbia iniziato ad essere chiarificatore.

    Personalmente abbiamo avanzato le seguenti riflessioni che speriamo possano avere un prosieguo per un confronto costruttivo tra i soggetti interessati.

    Di fronte ad un servizio sanitario pubblico ridotto per tanti aspetti ad una larva abbiamo il dovere di superare difficoltà e divisioni per mettere in campo idee per un’azione sinergica di proposta e di lotta.

    Accantonando allora da parte di tutti la voglia di essere protagonisti settoriali, isolati e magari perdenti, occorre lavorare anzitutto alla realizzazione di un assetto più partecipato e democratico dei diversi comitati ed associazioni e alla creazione di un loro organismo di coordinamento eletto democraticamente e paritariamente dagli incontri dei comitati e che lavori all’elaborazione di proposte da discutere e approvare nell’assemblea generale di tutto il movimento.

    Cercando la sintesi delle posizioni diversificate, è fortemente auspicabile che si elabori una proposta articolata e unitaria di definizione del servizio sanitario fondato in ogni caso su una sanità pubblica che veda l’abbattimento del debito o quantomeno agevolazioni nel piano di rientro, la revisione radicale del budget pubblico ai privati per dirottare i fondi dello Stato sul potenziamento delle strutture pubbliche; ci sono infatti diritti essenziali che vanno anzitutto assicurati con equità all’intera popolazione dal servizio statale pur garantendo ai privati la libertà di qualunque iniziativa aggiuntiva ma esercitata con i propri fondi.

    La seconda necessità è che il coordinamento unitario lavori a definire i percorsi, le strategie e le azioni per affermare con forza le idee elaborate.

    Nel Molise siamo una popolazione di appena trecentomila abitanti, molti dei quali purtroppo rifuggono dall’impegno di cittadinanza attiva o si rifugiano in pseudo certezze dettate da un becero clientelismo politico, ma su un tema come quello della sanità non possiamo permetterci forme penalizzanti di contrasti, polemiche o divisioni.

    Ci saranno stati sicuramente errori a partire dalla nostra persona, ma ad essi si rimedia con senso di responsabilità e capacità di relazionarsi agli altri con rispetto.

    Se non saremo in grado di costruire le sinergie che abbiamo sopra enucleato, bruceremo nelle divisioni anche quanto abbiamo costruito fin qui e serviremo alla politica in un piatto d’oro la privatizzazione del servizio sanitario che sta avanzando a grandi passi.

    Saremo degli idealisti incalliti o, se volete, degli utopisti irriducibili, ma ci auguriamo caldamente che quanto prima si possa convocare un’assemblea unitaria indetta non da una sola parte, ma da tutti i comitati e le associazioni che lo vorranno per decidere un cammino sinergico o almeno parallelo di azione comune sulle linee che potranno e dovranno essere definite in maniera più articolata rispetto alle proposte necessariamente schematiche contenute in queste riflessioni.

    Il primo passo dovrebbe essere una manifestazione pubblica di volontà da parte di tutti, espressa sui social o a mezzo stampa, che dichiari l’impegno a ricostruire un confronto corretto e costruttivo.

    In ogni caso, come recita il titolo di questo articolo, abbiamo la necessità di tirar fuori il meglio di noi stessi per la difesa di un diritto fondamentale come quello a una salute piena.

     

     

     

     

     

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