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  • Transumanza, Accademia italiana della cucina svela gastronomia e cultura della tradizione

    Guardare alla Transumanza, Patrimonio dell’Umanità Unesco, per rilanciare concretamente lo sviluppo socio-economico delle aree interne del Molise. Con questo obiettivo, il 25 marzo, alle ore 18, nella sala Raucci del Palazzo comunale di Isernia, la delegazione pentra dell’Accademia Italiana della Cucina organizza il convegno dal titolo “Lavoro, ambiente e cibo nella Transumanza”. Un incontro, aperto al pubblico, moderato dalla vice delegata dell’AIC di Isernia Anna Scafati, ed introdotto dai saluti del sindaco di Isernia Piero Castrataro, con esperti e studiosi che, analizzando gli aspetti storici, culturali, ambientali, economici e gastronomici legati alla civiltà della Transumanza, tracceranno le linee per delineare il futuro del territorio, recuperando l’equilibrio ecologico delle aree attraversate dai Tratturi, la tutela della biodiversità, il valore etico delle produzioni, la qualità e tipicità dei prodotti e il risvolto turistico di tale operazione. Il convegno è ispirato all’omonima pubblicazione degli autori Norberto Lombardi, Giampaolo Colavita e Annamaria Lombardi, i quali saranno presenti in qualità di relatori, approfondendo ed allargando gli argomenti del loro ultimo lavoro edito da Cosmo Iannone Editore, tra cui il tema dello sviluppo delle aree interne in questo momento di forte crisi economica. Il volume si presenta anche come un aggiornamento del libro pubblicato nel 1999, a cura di Edilio Petrocelli, dal titolo “La civiltà della transumanza. Storia, cultura e valorizzazione dei tratturi e del mondo pastorale”.

    L’Accademia Italiana della Cucina ha studiato la Transumanza dal punto di vista gastronomico, portando all’attenzione come la sua matrice storica e culturale oggi possa reinterpretare la contemporaneità, non solo a tavola. «La Transumanza fa parte della nostra comunità e della nostra storia – spiega Franco Di Nucci, delegato dell’Aic di Isernia – perché porta con sé i contenuti dell’apparato produttivo, come i salumifici, le produzioni di carni, i caseifici e la cultura alimentare in generale. È ciò che ancora oggi identifica i nostri territori solcati dai tratturi, non solo dal punto di vista gastronomico, ma anche urbanistico e del paesaggio, ambientale e turistico».

    La ricerca parte dallo studio della storia antica, dai Sanniti e dalla loro cultura pastorale che li accomuna ad altre popolazioni dell’Appennino antecedenti e coeve dell’epoca dell’antica Roma. Momento storico fondamentale per l’organizzazione pastorale della società è alla fine del 1400 con l’arrivo degli Aragonesi nel Regno di Napoli e lo sviluppo socio-economico della civiltà del Tratturo. L’impronta, stavolta, è di tipo statale: lo Stato tratta con i potenti locali per organizzare aree in cui pascolare, strade pastorali, mette a punto leggi, struttura la Dogana della Mena delle pecore di Foggia, che regolamenta l’allevamento e la transumanza nel tavoliere delle Puglie e permette la riscossione dei proventi derivanti dal pascolo e dalla transumanza. Questo assetto dura circa 400 anni e, seppure con adeguamenti a nuovi scenari, ha dato alle regioni del sud Italia un comune sviluppo, secondo un condiviso impianto normativo dello Stato, il quale ha definito storia e cultura dell’Italia meridionale.

    Oggi la Transumanza, Patrimonio dell’Umanità Unesco, è la chiave per il futuro. Le rinnovate attenzioni e ricerche applicate al mondo attuale sono lo spunto per valorizzare le risorse delle aree interne, coadiuvate dalle possibilità finanziarie offerte dai finanziamenti europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza. «Questo patrimonio, che passa per la storia, l’archeologia, i beni culturali, la cultura dell’ospitalità, il cibo, il turismo, va messo in opera, in azione – sottolinea il delegato dell’Aic Franco Di Nucci -. È la nostra ricchezza e dobbiamo darci da fare per ridare un futuro alla nostra agricoltura, alle attività produttive, alla comunità, che ha bisogno di una nuova vita economica».

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