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  • «Tremila cani uccisi a fucilate», i cacciatori finiscono nel mirino

    Che la caccia e i cacciatori d’Italia siano sotto attacco mediatico è ormai evidente. Complici gli sciagurati incidenti verificatisi nelle prime settimane dall’apertura della stagione venatoria, lo sport nazionale è diventato quello di attaccare i cacciatori. E se la Brambilla chiede un giorno sì e l’altro pure l’abolizione della caccia, passando per il divieto di cacciare di domenica e per l’introduzione dell’«omicidio venatorio», in queste ultime ore l’attacco arriva dall’agenzia giornalistica AgenPress.it che accusa senza mezzi termini i cacciatori di sparare ai propri cani perché magari troppo vecchi o non più adatti alla caccia. Ovviamente senza citare una sola fonte ufficiale a sostegno di questi dati letteralmente “sparati” in rete.

    Quello che segue è il dispaccio pubblicato dall’agenzia:

    Agenpress – Sono circa 700mila i cacciatori italiani che dispongono di oltre un milione di cani, ogni anno molti di questi muoiono a causa di quelli che comunemente vengono chiamati incidenti di caccia, molto spesso uccisi a fucilate dai loro stessi proprietari in quanto anziani o semplicemente  inutilizzabili per le pratiche di caccia (zoppi, feriti o che hanno perso l’olfatto)  facendo poi passare l’abbattimento per un incidente di caccia al fine di chiedere poi l’indennizzo essendo i cani assicurati proprio come i cacciatori contro gli incidenti di caccia. Nel 2016 le pratiche di indennizzo per incidenti di caccia che hanno visto la morte dei cani sono stati 3mila con una forte diminuzione rispetto agli anni precedenti in quanto dopo le diverse denunce non solo delle associazioni animaliste, ma anche delle stesse associazioni venatorie le assicurazioni hanno aumentato i controlli e quindi risulta meno facile al cacciatore uccidere il suo cane facendolo passare per un incidente di caccia. Le regioni dove sono avvenuti i maggiori “incidenti di caccia” in cui sono morti i cani state Sardegna, Piemonte, Abruzzo, Lazio e Toscana.

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