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  • Trichinella, nessun allarme: un solo caso positivo a Bagnoli del Trigno su quasi mille campioni analizzati

    BAGNOLI DEL TRIGNO – Trichinella, nessun allarme: un solo caso positivo a Bagnoli del Trigno su quasi mille campioni analizzati.

    Il primo caso di trichinosi in Molise è ormai ufficiale, ma non deve allarmare né i cacciatori, né i consumatori di carni selvatiche, solo far comprendere l’importanza dei controlli e della prevenzione.

    Esame trichinoscopico positivo per un cinghiale prelevato nelle scorse settimane da una squadra di Bagnoli del Trigno. L’abbattimento è stato fatto sul territorio comunale di Bagnoli. La squadra ha correttamente effettuato i prelievi dei campioni di diaframma per il successivo esame trichinoscopico e smaltito pelle e visceri secondo quanto previsto dal disciplinare. Immediatamente è scattato il protocollo sanitario: i veterinari dell’Asrem, con la collaborazione della squadra di cacciatori, hanno prelevato il cinghiale tracciato e proceduto al suo smaltimento come previsto dal pacchetto igiene. 

    La trichinosi è una malattia parassitaria che viene veicolata dal cinghiale e da altre specie ed è una zoonosi, cioè è trasmissibile all’uomo. Le carni di cinghiale parassitate da trichina possono essere consumate previa cottura. Il problema si pone esclusivamente per il consumo di carni crude, ad esempio prosciutti e insaccati. Questo di Bagnoli del Trigno è il primo caso riscontrato a fronte di migliaia di esami trichinoscopici effettuati. In passato, infatti, gli esami sulle carcasse di lupo rinvenute, davano una positività alla trichinella per il 50 per cento. I veterinari ipotizzavano che la contaminazione del carnivoro derivasse proprio dai cinghiali. Ma in realtà i successivi esami sui campioni muscolari dei cinghiali abbattuti non hanno mai confermato quell’ipotesi. L’untore non è dunque il cinghiale, bensì il ratto, i roditori in genere, di cui il lupo si nutre. Non c’è dunque nessun allarme trichinella sulle popolazioni di cinghiale del Molise, ma solo un primo campanello di allarme che indica che c’è stato un salto di specie del parassita: dai roditori, al cinghiale. E c’è quindi la possibilità che entri nella catena alimentare umana. La notizia, divenuta ora ufficiale, circolava già da giorni nel mondo venatorio molisano e il risultato della positività è stato, paradossalmente, il crollo del numero di campioni conferiti per le opportune analisi. Cioè l’esatto contrario di quello che si deve fare. Un caso positivo su mille o duemila abbattimenti è statisticamente irrilevante, ma è solo un dato da tenere in considerazione che deve spingere tutte le squadre, non solo quella virtuosa di Bagnoli del Trigno, a sottoporre ad analisi tutti i cinghiali prelevati, ma anche ad utilizzare guanti monouso durante le fasi della eviscerazione. 

    Di tutti questi aspetti e dell’importanza della prevenzione si parlerà nel corso del convegno organizzato, il 18 dicembre prossimo a Isernia, dall’ordine dei veterinari di Isernia e dall’Istituto zooprofilattico di Abruzzo e Molise, sezione territoriale di Isernia.

    Francesco Bottone

    tel: 3282757011

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