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  • Uffici postali piccoli Comuni, Ricci: “No a chiusure che penalizzano i più deboli”

    “Quella della chiusura o comunque della riduzione dei servizi degli uffici postali nei piccoli centri è un problema che sta riguardando molti Comuni molisani. Comprendo la criticità del momento, ma ritengo altresì importante che queste difficoltà non si debbano assolutamente riflettere sulle oggettive necessità della popolazione molisana. Sollecito la piena riattivazione del servizio con particolare attenzione alla fruizione del pagamento delle pensioni, visto che interessa le persone anziane, quindi più deboli e più a rischio contagio dal virus”.

    Il presidente della Provincia di Isernia Alfredo Ricci  con una nota inviata alla Direzione Generale di Poste Italiane S.p.A. torna a sollecitare la riapertura degli uffici postali in Molise, condividendo pienamente le preoccupazioni del segretario regionale Fap Acli Molise Dante Cicchini  circa il ripristino del regolare funzionamento, ante Covid 19, degli uffici postali sul territorio regionale.

    L’apertura attualmente limitata a pochi giorni a settimana – aggiunge il massimo referente di Palazzo Berta – ha creato e continua a creare un forte disservizio, nonché un ovvio incremento del rischio di assembramento. L’attuale momento legato all’emergenza Coronavirus deve far riflettere il gruppo dirigente di Poste Italiane a modificare le scelte organizzative che non tengono conto delle esigenze dei piccoli Comuni e in particolare degli anziani che hanno difficoltà di spostamento. Si tratta di interrompere un servizio pubblico per la comunità molisana che oltre ad arrecare disagi agli utenti crea assembramenti in altri uffici postali rimasti aperti, mettendo così a rischio la salute dei cittadini. Consapevole della problematica del caso – conclude Ricci nella sua missiva a Poste – resto a disposizione per una migliore risoluzione del caso e mi sento in obbligo di proporre il ripristino del regolare funzionamento (come al tempo del pre-Covid) degli uffici postali nei Comuni che attualmente vengono penalizzati con la riduzione di orario e dei giorni settimanali di apertura al pubblico così come avveniva prima della pandemia”.

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