• Editoriale
  • Un’altra provinciale chiusa per ordinanza, l’Alto Vastese è in trappola

    Due Regioni e due inutili Province, due governatori e due presidenti non eletti dal popolo, in combutta con un plotone di strapagati dirigenti ce la stanno mettendo tutta per fare dell’Alto Vastese e dell’Alto Molise una grande e desolata no man’s land. Una terra di nessuno, nel senso che tra poco, con l’aria che tira, nei centri montani non ci sarà più nessuno. L’ultima perla di questi illuminati politici sopraffini è stata una inopinata chiusura della provinciale tra Castiglione Messer Marino e Montazzoli. L’ordinanza di chiusura porta la data del 12 giugno, oggi appunto, e la chiusura al traffico veicolare e pedonale è prevista per domani, 13 giugno, Sant’Antonio di Padova (facci la grazia, ndr). Quella strada resterà chiusa per tre mesi, salvo complicazioni, per lavori “urgenti” di messa in sicurezza al km 5. Tanto urgenti che la frana che ha divorato metà della sede stradale risale a nove anni fa. Un parto lungo e macchinoso. Soldi stanziati da anni, governava Luky D’Alfonso all’epoca, ma i lavori non sono mai partiti. Poi finalmente una luce: sbloccati i cantieri. Una buona notizia si dirà. Certo, ma il rovescio della medaglia è appunto la chiusura della strada. Quella provinciale non è solo una strada, ma è il collegamento viario tra l’Alto Vastese e la civiltà, tra i centri montani e la zona industriale della val di Sangro. Lavoro per decine, centinaia di operai pendolari e rispettive famiglie. La strada va chiusa per permettere i lavori, ovvio, ma santa pazienza, possibile che uno strapagato dirigente della Provincia o i politici non abbiano saputo prevedere per tempo un percorso alternativo? Dall’oggi al domani si chiude una strada e chi la percorre per andare a guadagnarsi lo stipendio si arrangi pure. Questo avrebbe saputo farlo anche un idiota. Ai politici e anche ai dirigenti pubblici si chiede un minimo di progettualità, di lungimiranza. Si prevede prima una soluzione, un piano B, poi si crea il problema chiudendo la strada. Allo stato attuale l’unico percorso alternativo sarebbe la mulattiera per l’Alto Molise. Peccato che quell’arteria, abbandonata da un trentennio e rispolverata solo in seguito alla chiusura affrettata del ponte Sente, sia interdetta al traffico pesante. Gli autobus di linea lì non possono passare, per motivi di sicurezza. E quindi secondo i geni della Provincia e della Regione gli autobus di linea che da Castiglione devono raggiungere la val di Sangro devono scendere sulla Trignina, raggiungere la costa a San Salvo, prendere l’autostrada e arrivare quindi nella zona industriale più importante d’Abruzzo. Un viaggio della speranza, una odissea infinita. Significa partire almeno un’ora prima, sui tre turni, e tornare a casa un’ora dopo. Il solo viaggio basta per meritarsi lo stipendio. Ma tanto sono problemi degli operai pendolari, non dei dirigenti della Provincia, né dei politici comodamente seduti a Pescara, L’Aquila o a Campobasso.

    Francesco Bottone

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