AGNONE – «È necessario che la Procura della Repubblica di Isernia apra immediatamente un fascicolo di indagine: perché i sistemi di emergenza e il gruppo elettrogeno non sono entrati in funzione? Solo la fortuna ha voluto che i dializzati non avessero iniziato la loro seduta, altrimenti sarebbero tutti coagulati, e se si stesse operando il paziente sotto i ferri avrebbe rischiato la vita».
Don Francesco Martino, sacerdote e giornalista, non le manda certo a dire all’indirizzo dei vertici del “Caracciolo” in merito all’incredibile episodio verificato nella mattinata di venerdì, davvero un venerdì nero per l’ospedale altomolisano e per tutta la sanità del Molise. Riassumendo è successo questo: nel corso di un intervento manutentivo a carico degli impianti elettrici generali qualcosa deve essere andato storto ed è saltato un quadro elettrico. Il guasto tecnico ha lasciato senza alimentazione elettrica tutto l’ospedale. Il problema nel problema è stato che gli impianti di continuità e il generatore di emergenza non sono entrati in funzione, non si capisce bene per quale motivo. Risultato finale: ospedale lasciato senza alimentazione elettrica per ore. Tutto paralizzato, dagli ascensori alle apparecchiature diagnostiche e salvavita come quelle della Dialisi. Una situazione paradossale, di una gravità inaudita, mai verificatasi in precedenza a memoria d’uomo. Notizie del genere arrivano in queste ore solo dal Venezuela, con Maduro che parla di «Sabotaggio Usa». Agnone come Caracas dunque e sarebbe interessante capire chi eventualmente sta sabotando l’ospedale di Agnone. Una cosa è certa: quello che è accaduto non è pensabile, perché se manca l’alimentazione, e ci può anche stare, in un ospedale “normale” devono entrare in funzione immediatamente le apparecchiature di emergenza, perché a quelle macchine che funzionano a corrente elettriche sono attaccate le vite delle persone. Lo capirebbe anche un idiota che più di qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto al “Caracciolo”. Al momento non si hanno notizie ufficiali dall’Asrem, nonostante lo stesso direttore Forciniti sia stato in ospedale ad Agnone nel pomeriggio per partecipare ad un convegno. Né si sono registrare prese di posizione o commenti ufficiali da parte della politica, né locale, né regionale. L’erogazione della corrente elettrica è stata ripristinata solo nel pomeriggio intorno alle ore 16. Un ospedale di area disagiata lasciato cinque ore senza corrente elettrica, praticamente paralizzato e fuori dal mondo, con i soliti onnipresenti Vigili del fuoco del locale distaccamento che hanno dovuto evacuare a spalla i pazienti dai piani alti. Una pagina vergognosa per la sanità molisana, passata quasi sotto silenzio. Unica voce fuori dal coro, come sempre, quella di don Francesco Martino che pochi minuti dopo la notizia del blackout ha chiesto l’intervento della Procura. «Non funzionava nulla di nulla, – ha aggiunto il giornalista e sacerdote – nessun apparecchio elettromedicale e i pazienti del Pronto Soccorso e del Reparto Medicina sono stati a rischio vita e infatti sono stati evacuati dai Vigili del fuoco. Non si può escludere un sabotaggio o azione simile. – accusa don Martino sulla scia del presidente Maduro – Va aperta un’inchiesta perché è stata messa a rischio la vita di molte persone». «Se non fosse stata ripristina la corrente si sarebbe dovuta evacuare tutta la struttura» aggiunge il «prete chiacchierone». Inoltre il blackout del “Caracciolo” ha portato alla luce quella che don Martino chiama una «amara scoperta» e cioè che «la dialisi non ha blocco elettrogeno autonomo di sicurezza. Chi ha fatto i lavori perché non lo ha previsto?».
Blackout in ospedale, Agnone come Caracas e don Martino e invoca un’indagine della Procura
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