Il Molise è ricchissimo d’acqua, ma sempre più spesso i rubinetti dei molisani restano a secco. È il paradosso a cui ogni anno assistiamo inermi, soprattutto d’estate, complice un sistema idrico che si sta progressivamente dis-integrando. L’immagine che più rappresenta la situazione della gestione dell’acqua in Molise è quella di un sistema che doveva essere integrato, ma che invece si è frantumato, disperdendosi in mille rivoli. Come accade, di fatto, nel sottosuolo: la nostra è la regione con il più alto tasso di dispersione idrica. Secondo l’Istat, nei due capoluoghi di provincia, ogni 100 litri d’acqua la rete idrica ne perde in media 53. Un dato che supera di gran lunga la media nazionale, e che certifica un aspetto: è tardi per intervenire sugli acquedotti, l’emergenza è ampia ed è sotto gli occhi di tutti. Servirebbero interventi strutturali, opere complessive di manutenzione straordinaria per innovare tutto il sistema. Solo così possiamo scongiurare che i molisani, da qui ai prossimi anni soffrano la sete.
Quello che sta accadendo sul territorio è evidente. Ormai troppi Comuni sono costretti a chiudere il flusso idrico nelle ore notturne, se non addirittura in quelle pomeridiane, e ad emanare ordinanze restrittive sull’uso non potabile dell’acqua. Questa situazione è certamente aggravata dalla carenza di piogge durante l’inverno e la primavera, ma come detto il quadro è peggiorato anche e soprattutto da una rete-colabrodo ormai vecchia e logora.
Serve innanzitutto chiarezza sulla governance e sugli investimenti, ma anche sui ruoli, le funzioni e le competenze degli attori pubblici del settore. Quindi su chi si occupa della regolamentazione, della pianificazione, della gestione e del controllo del sistema idrico regionale.
La Regione, ad esempio, regolamenta il settore in accordo con l’Autorità di Distretto, le Province e i Comuni. L’Ente di governo dell’ambito del Molise, cioè l’Egam, in osservanza alle disposizioni dell’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, definisce la tariffa dell’acqua ma anche gli investimenti sulle infrastrutture, quindi si occupa di pianificazione. La Grim, società consortile e gestore “unico” delle risorse idriche molisane, fa gli interventi sulla rete, fa manutenzione su serbatoi, depuratori e condotte. Mentre l’Azienda sanitaria regionale e l’Agenzia regionale di protezione ambientale esercitano il controllo e il monitoraggio ambientale.
Davanti a questo ginepraio di sigle e funzione parcellizzate la domanda sorge spontanea: cosa c’è di integrato in un sistema del genere? Domanda retorica, se consideriamo che dovremmo aggiungere Molise Acque che si occupa degli impianti di captazione, accumulo, sollevamento e delle reti di adduzione, distribuzione e allacciamento del servizio d’acquedotto.
Il passaggio al sistema idrico integrato doveva però snellire la governance e assicurarne l’efficienza complessiva, non complicarla ulteriormente. Soprattutto se consideriamo l’urgenza di intercettare risorse per investire sulle infrastrutture. In tal senso, tante opportunità legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza sono già sfuggite. Basti pensare alle risorse perse nel corso della vecchia legislatura a causa del ritardo con cui il Molise si è adeguato alle normative.
A livello nazionale ci sono quasi 2 miliardi di euro a disposizione per investimenti nel settore. Stando però ai dati disponibili su OpenPnrr, ad oggi sembrerebbe siano stati finanziati solo tre progetti presentati dai player pubblici del sistema idrico molisano, per circa 70 milioni di euro totali. Non è abbastanza. Ora, infatti, non possiamo più perdere tempo, né un solo centesimo dei fondi stanziati se vogliamo risolvere il problema della dispersione idrica.
Quella dell’acqua rappresenta con ogni probabilità la sfida del futuro a livello globale, ancor di più se guardiamo al Green Deal europeo e alla necessità di produrre idrogeno. Perciò è determinante che il Molise sappia valorizzare il suo oro blu. Qualcosa che nessun governo regionale ha mai avuto la lungimiranza di fare. E lo dimostra il fatto che la Regione è piena di debiti, nonostante il Molise ceda acqua a diverse regioni limitrofe, anzi siamo gli unici in Italia a erogare acqua ai territori vicini senza riceverne. Addirittura i numeri dicono che un terzo dell’intero volume idrico trasferito fra le regioni del distretto idrografico dell’Appennino meridionale arriva dal Molise: parliamo di milioni e milioni di metri cubi di acqua.
Alla luce di tutto ciò, servirebbe qualche riflessione seria. Ad esempio, nell’ottica dell’Autonomia differenziata, il centrodestra molisano può già dirci come valorizzerà concretamente la più importante risorsa regionale, quella idrica? Oppure dobbiamo continuare a subire passivamente lo strapotere politico di altre regioni?
Non solo: nell’ottica della transizione energetica, cosa farà la Regione sotto il profilo dell’idroelettrico? E se, come pare, l’idrogeno sarà la fonte energetica del futuro, come si porrà il Molise di fronte a questa sfida?
Domande che, temo, resteranno senza risposta. E mentre i molisani continueranno a fare i conti con l’acqua a intermittenza, altri continueranno ad approfittare della mancanza di visione di un governo regionale distante dalle reali esigenze del territorio.
Per tutto questo, è ora che la Politica alzi lo sguardo; è ora che chi governa metta da parte la spasmodica ricerca del consenso a scadenza elettorale e lavori da subito sul finanziamento e la realizzazione di una nuova, moderna ed efficiente rete idrica. Puntare su questi interventi, magari, non genera consensi. Ma consentirebbe al Molise di guardare al futuro con visione strategica, nell’interesse dell’intera comunità.
Angelo Primiani – cons. regionale M5S