Divise di colori diversi hanno colorato, ancor più del solito, Pescopennataro. Sono i colori distintivi delle divise delle numerose associazioni che hanno visto impegnato in prima persona il compianto Luca Falcione.

Nei giorni scorsi, infatti, la comunità di Pescopennataro e l’amministrazione comunale guidata da Pompilio Sciulli hanno inaugurato il “Sentiero della Montagna“, dedicato alla memoria di Luca Falcione. L’iniziativa, promossa dal Comune di Pescopennataro e dalla sezione di Isernia del Club Alpino Italiano, rende omaggio al profondo amore per la montagna, la natura e il volontariato che hanno caratterizzato tutta la vita di Luca Falcione.
«Ogni colore, ogni divisa, racconta una storia di dedizione e di passione per il volontariato. – spiegano i suoi colleghi volontari – Questo sentiero, inaugurato in suo ricordo, sarà un simbolo della sua eredità e un promemoria costante dei valori che lui ha rappresentato. Luca Falcione è stato un volontario nel vero senso della parola, con una dedizione e una passione che lo hanno portato a rappresentare i valori di solidarietà e umanità che noi tutti condividiamo. La sua storia è strettamente legata alla Croce Rossa, e in particolare al gruppo di Agnone, che lui ha contribuito a fondare negli anni ’70, grazie alla chiamata del dottor De Vita, allora presidente provinciale della CRI di Isernia. Questo sentiero sarà un simbolo della sua memoria, un ricordo costante della sua dedizione e della sua umanità. Speriamo che possa ispirare future generazioni a seguire le sue orme e a continuare il suo lavoro. Grazie a Luca Falcione per averci lasciato un’eredità così preziosa».

Oltre al Cai, il Club Alpino Italiano, della sezione di Isernia, Falcione è stato una colonna portante di altre associazioni che operano sul territorio, a partire dal Soccorso Alpino e Speleologico del Molise, passando appunto per la Croce rossa italiana, sempre la sezione pentra, e negli ultimi anni l’impegno nel nucleo di Protezione civile dell’associazione nazionale Carabinieri in congedo di Agnone. Tante associazioni, dunque, ma un unico scopo: essere a disposizione della comunità, di chi ha bisogno, del territorio dell’Alto Molise nella sua interezza. Per questi motivi Luca Falcione viene considerato l’esempio del volontario e dell’impegno sociale. Ora un sentiero in montagna, nel suo amato Molise Altissimo, ne manterrà il ricordo per sempre.

Alla cerimonia inaugurale ha preso parte anche il sindaco del vicino Comune di Rosello, Alessio Monaco, che è anche consigliere regionale in Abruzzo. «Un gesto commovente che celebra il suo legame con il territorio e invita tutti a custodire i valori che hanno guidato la sua vita. – ha dichiarato Monaco nel corso del suo intervento – Un sentito ringraziamento al sindaco e a tutti coloro che hanno reso possibile questo momento di memoria e speranza. Mio nonno era di Pescopennataro, quindi non mi sento né turista, né ospite, ma mi sento con voi paesano. E mi sento tale anche rispetto al fatto che amministrare in un’altra regione e un’altra regione non significa che non si debba condividere le stesse speranze, le stesse esigenze e lo stesso interesse per il futuro».

Rosello, nel Chietino, condivide le stesse problematiche di Pescopennataro e di tutti gli altri centri montani di zona, dalla progressiva riduzione dei servizi pubblici, sanità, scuole, viabilità e via elencando, allo spopolamento, alla desertificazione commerciale.

«Insieme al sindaco Sciulli e al sindaco di Agnone, Daniele Saia, stiamo cercando di capire che il territorio non conosce confini, né provinciali né regionali, perché non possiamo più permettercelo. Curare l’ambiente e la natura significa prendersi cura del futuro e delle prossime generazioni. Questa è una delle missioni della politica, che non deve conoscere confini e deve attenzionare sempre di più le aree interne, i piccoli Comuni montani. E’ vero che siamo piccoli e disagiati, ma siamo anche custodi di un patrimonio culturale, fatto anche di relazioni sociali e umane, che non si trovano in altre realtà. Insieme dobbiamo custodire sempre di più queste nostre vocazioni, la natura e la cultura locale; dobbiamo custodire questa nostra terra perché significa custodire il futuro delle prossime generazioni che qui vivranno e qui amministreranno al nostro posto».