• In evidenza
  • OSPEDALE “CARACCIOLO”, L’ORA PIU’ BUIA

    È giunta l’ora di chiamare le cose con il loro nome: l’ospedale Caracciolo di Agnone sta morendo e il documento datato 2 luglio, firmato dal dottor Nicola Iorio (nella foto in basso), direttore del Dipartimento Strutturale Medico dell’ASReM, ne certifica l’agonia finale. La richiesta di “provvedimento urgente” per la carenza di personale medico nella Struttura Complessa di Medicina Interna del Presidio Ospedaliero di Agnone non è altro che la pietra tombale su quello che un tempo era considerato un presidio di area particolarmente disagiata, ma di fatto non lo è mai stato perché non lo hanno mai riempito di contenuti concreti.

    I numeri parlano chiaro e disegnano un quadro desolante nell’unico reparto rimasto ancora in vita: Medicina. Attualmente risultano in servizio il dottor Franco Paoletti, in congedo straordinario fino al 31 dicembre 2025, e la dottoressa Erika Mostacciuolo, in imminente scadenza di contratto (15 agosto). Il dottor Claudio Di Vico, che doveva garantire continuità, ha già comunicato la fine del rapporto lavorativo per il 30 agosto 2025. Poi ci sono due medici pensionati con rapporto di lavoro libero professionale con disponibilità a turni limitati, Italo Marinelli e Giuseppe De Bartolomeo, i cui contratti scadranno il 7 agosto. Il documento di Iorio evidenzia una situazione grottesca che rende l’ospedale di Agnone probabilmente unico in Italia: avere un primario facente funzione in semi-aspettativa.

    Una condizione che fotografa meglio di qualsiasi altra analisi lo stato comatoso della struttura sanitaria altomolisana. Ed ancora: dal 16 agosto al 30 agosto 2025 sarà presente un solo dirigente medico, mentre dal 31 agosto il reparto resterà completamente scoperto. Insomma dopo ferragosto ipotizzabile il blocco dei ricoveri. L’Asrem propone come soluzione l’accorpamento funzionale della struttura complessa di Medicina Interna di Agnone con quella del presidio ospedaliero di Isernia, in attesa – si legge nel documento – “di ripristino di un congruo organico medico“. L’accorpamento non è altro che un eufemismo per mascherare la chiusura definitiva.  

    Questa debacle arriva dopo le promesse e proclami del presidente di Regione, Francesco Roberti, puntualmente smentite dai fatti e spesso dallo stesso governatore. I famigerati “accordi di confine” con l’Abruzzo, sbandierati in campagna elettorale come la panacea per i mali della sanità altomolisana, si sono rivelati per quello che erano: uno slogan vuoto, buono solo per raccogliere qualche voto. Roberti aveva promesso di valorizzare il presidio di Agnone, di farne davvero un ospedale di area disagiata con servizi adeguati. La realtà è che sotto la sua gestione il Caracciolo ha toccato il fondo, perdendo anche quei pochi servizi che ancora resistevano. Siamo arrivati all’ora più buia per quello che sulla carta viene ancora definito “presidio di area particolarmente disagiata” ma che nella realtà non ha mai avuto i contenuti e i servizi che una simile denominazione dovrebbe garantire.

    Un presidio fantasma, mantenuto in vita artificialmente solo per non ammettere il fallimento delle politiche sanitarie regionali. Il documento di Iorio, con la sua richiesta di “provvedimento urgente”, suona come un epitaffio. Dopo anni di tagli, riduzioni, promesse non mantenute e gestione fallimentare, l’ospedale dell’alto Molise si avvia verso la chiusura definitiva, mascherata dall’ipocrisia dell’accorpamento. I residenti, per lo più anziani, meritavano di meglio. Meritavano una sanità territoriale efficiente, un ospedale vero, non questa lenta agonia che si trascina da anni. Ma evidentemente, per chi governa la Regione, l’Alto Molise può aspettare. O meglio, può morire in silenzio.

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.

    Lascia un commento