Liberazione dai nazifascisti, Agnone ricorda i caduti che nelle Seconda guerra mondiale hanno contribuito a rendere l’Italia un paese libero. In occasione del 25 aprile, il Comune di Agnone e le massime autorità civili e militari, hanno deposto una corona di fiori al monumento dei Caduti in piazza Unità d’Italia. Di seguito riportiamo il discorso del vice sindaco di Agnone, Linda Rosa Marcovecchio presente alla cerimonia con il mini sindaco, Francesco Fantilli.
Rivolgo il mio saluto alle autorità civili, religiose e militari, ai rappresentanti delle Associazioni, ai concittadini tutti, ringraziandovi per la vostra presenza e partecipazione.
Oggi, 25 aprile, Festa della Liberazione, l’Italia commemora la pagina fondamentale della sua storia, ricordando gli eventi che segnarono la nascita di una nazione desiderosa di affermare principi di libertà e democrazia, desiderosa di poter dar vita ad un sistema sociale garante del principio di autonomia di pensiero, parola e azione, di giustizia ed equità, desiderosa di una forma di governo repubblicano, quale alta espressione della sovranità di un popolo, desiderosa di pace.
Settantadue anni fa, il 25 aprile 1945, giorno dell’insurrezione generale proclamata dal Comitato Nazionale di Liberazione dell’Alta Italia, Milano e molte città del nord diventano per l’Italia intera il simbolo della conquista della libertà, della vittoria contro l’oppressione del regime fascista e dell’occupazione tedesca, della fine della Seconda Guerra Mondiale.
In questo momento, noi come tanti concittadini riuniti in migliaia di piazze italiane, ricordiamo tutti coloro che hanno fatto la resistenza, ricordiamo il popolo dei partigiani, uomini e donne, di ogni colore politico, fascia ed età, civili ed ecclesiali, coloro che hanno combattuto per difendere il valore della dignità umana e di una giovane nazione, volti solo ad affermare principi di democrazia.
La storia esalta oggi il ruolo delle donne partigiane, tante, una massa di infermiere, staffette, informatrici, molte anche combattenti, che hanno fatto della coesione femminile la loro vera arma, svolgendo un ruolo essenziale di supporto allo svolgimento della resistenza partigiana attiva.
Tutti, senza distinzione, vanno ricordati, quale esempio di fermezza di idee, di coraggio, di solidarietà.
Questo passato merita rispetto, per le tante vite umane sacrificate, per la sofferenza e il dolore che molti hanno affrontato, ognuno combattendo per la propria idea di patria e di ideale sociale, ponendo le basi per il benessere delle successive generazioni italiane.
In questa circostanza voglio dedicare un momento di ricordo ad alcuni protagonisti molisani della resistenza, che la storia non può dimenticare:
Gino Alfani, nato in Agnone nel 1866, fu tra i fondatori del Partito Comunista, eletto deputato al parlamento, processato insieme a Gramsci, inviato a Lipari.
Maria Ciarravano, di Salcito, una delle poche donne perseguitate durante il nazifascismo e mandata al confino prima a Lipari e poi a Ponza.
Mario Brusa Romagnoli, nativo di Guardiaregia, militante già a 19 anni, fucilato a 21 anni a Livorno, dopo suo fratello Filippo, anch’egli partigiano. Poco prima di morire Mario scrisse alla mamma una poesia che desidero ricordare:
“Papà e Mamma, è finita per il vostro figlio Mario, la vita è una piccolezza, il maledetto nemico mi fucila; raccogliete la mia salma e ponetela vicino a mio fratello Filippo. Un bacio a te Mamma cara, Papà, Melania, Annamaria e zia, a Celso un bacio dal suo caro fratello che dal cielo guiderà il loro destino in salvo da questa vita tremenda. Addio. W. L’Italia! Mario Nando P.S. Mi sono perduto alle ore 12 e alle 12 e 5 non ci sarò più per salutare la Vittoria”.
Mai un popolo dovrà restare indifferente, né alle proprie radici né al proprio presente.
Istituzioni e scuola, intellettuali e fonti di informazione, sono chiamati in prima linea ad essere attenti osservatori e narratori dei fatti, capaci di guardare con spirito critico alle vicende sociali, per produrre la linfa che genera crescita collettiva, coltivando valori di unificazione e non di divisione, a partire dalle giovani generazioni.
Le conquiste italiane legate agli eventi del 25 aprile 1945 hanno sostenuto la crescita di questa nazione all’insegna di una Costituzione fondata sul principio della democrazia, del lavoro, e della sovranità del popolo.
Nei settantadue anni trascorsi la nazione ha affrontato momenti difficili, anche sanguinosi, che non hanno mai fatto vacillare il nostro apparato democratico.
In questo momento di gioiosa condivisione, in questa piazza che è simbolo di unità, facciamo appello ad uno spirito di coesione e di unione per affrontare le problematiche sociali attuali, non solo interne.
Siamo proiettati in una dimensione europea e globale dove l’italianità deve e può veicolare il monito che raccogliamo con la celebrazione odierna, simbolo di una rinascita fiduciosa verso il futuro, oggi come allora.
A conclusione delle mie riflessioni non posso non rendere onore insieme a voi al ricordo dei Caduti in tutte le guerre, di coloro che hanno offerto la propria vita per l’amata patria.
Un pensiero particolare va ai nostri militari che sono impegnati in varie parti del mondo per estirpare il seme dell’odio contro l’uomo, di ogni razza e nazionalità, offrendo agli altri il loro amore patrio, per generare la convivenza civile, la libertà, la pace.
Viva la libertà, viva la democrazia, viva l’Italia.