Le indagini dei carabinieri delle stazioni per individuare i falsi percettori del beneficio del reddito di cittadinanza proseguono tra le attività primarie in considerazione del trend in crescita delle denunce alle Procure competenti.
Gli approfondimenti investigativi permettono sempre più di accertare quanto sia importante l’apporto dei capillari presidi dell’Arma anche nelle più piccole comunità della provincia perché l’attenta conoscenza del tessuto socio-economico è il valore aggiunto per individuare celermente i furbetti. Questo perché i riscontri svolti stanno disegnando una casistica sempre più precisa della tipologia delle false attestazioni con cui i richiedenti compilano le dichiarazioni sostitutive uniche per ottenere l’illecito profitto, che non si basano su tecnicismi circa la dichiarazione infedele dell’esatto reddito ovvero indicatore ISEE, ma di contro sull’effettiva limpidezza del proprio casellario giudiziale ovvero di residenza, che per gli stranieri, in particolare, deve essere di almeno 10 anni.
I fattori che accomunano infatti gli ultimi due casi in ordine temporale fatti venire alla luce dai due presidi dell’Arma, sono quelli appena descritti ovvero di una giovane proveniente dall’Africa subsahariana che ha dichiarato falsamente di essere residente in Italia da più di dieci anni, al 49enne di Sant’Apollinare con plurimi precedenti che ha ottenuto il beneficio omettendo di dichiarare che è gravato dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici comminata a seguito di una condanna definitiva per traffico di stupefacenti. La costante analisi sui beneficiari che i carabinieri delle stazioni eseguono periodicamente, ha permesso di individuare nel giro di pochi mesi dalla concessione del beneficio i due furbetti. E questo ha permesso all’ufficio provinciale dell’INPS di revocare pressoché in tempo reale dalla segnalazione il pagamento mensile del detto beneficio e di limitare il danno per le casse dell’Erario a circa 4 mila €.