Ha vissuto, materialmente, da medico con funzioni di ostetrica in quel preciso istante, una Natività tutta particolare, in Africa, dove al posto degli angeli c’erano sciami di zanzare. Le sue gesta di medico cristiano sono già impregnate di quell’odore di santità che i sacerdoti riescono subito a cogliere. Don Paolo Del Papa, parroco di Poggio Sannita, celebra il ricordo della dottoressa Elisa D’Onofrio, che solo una settimana fa ha «concluso la sua giornata terrena, certamente per andare in Cielo a dire il suo Grazie a Dio, per le mani di Colei che l’ha guidata nei suoi 85 anni di vita».
«Era nata a Poggio Sannita, dove il suo papà, per tutti don Luigi, era il medico condotto, un uomo da tutti stimato per le sue capacità e la sua umanità. Aveva maturato poi nel tempo due forti vocazioni: alla professione medica e alla missione. Non senza prove vi riuscì in entrambe. – spiega il parroco di Poggio – Con padre Celestino Ciricillo, dalla fine degli anni ’70 iniziò la costruzione di un ospedale in Africa, nel Ciad, particolarmente a Bebedjia, dove soprattutto la mortalità infantile era altissima e dove l’assistenza medica era ancora agli albori. Quando si stabilì ad Agnone erano gli inizi degli anni ’90 e, insieme a padre Celestino, decisero di passare il timone ad altri, lì in Africa, dove avevano gettano un seme, avevano visto spuntare un tenero virgulto, ma non avevano la pretesa e l’arroganza di godersi il frutto. Tornarono con un piccolo gruppo di fratelli africani e, ad Agnone dove si fa sempre fatica a vedere oltre se stessi, quella comunità fu ancora segno e strumento di Dio per una nuova missione.
La Dottoressa, padre Celestino, Giuliano, Ester, Felicita, Martina, Patricia, Antonio, le suore, animarono una struttura destinata ad asilo nido, ma che il Comune consegnò loro con grande compiacimento. Quante giornate passate dentro quella casa. Quanta semplicità, quanta preghiera. Quanto profumo di Africa. Quanto i nostri occhi si sono aperti ad una parte di mondo altrimenti sconosciuta e, forse, poco amata. Lei, la Dottoressa, aveva un sorriso che usciva dall’anima: era un invito alla Fede, perché Dio l’aveva incontrato davvero: nel suo cuore e nell’altro da servire e amare. E lì portava la testimonianza di quanto la Fede fa bene». «Da seminarista ho avuto la soddisfazione di ascoltare una Sua testimonianza a Chieti e vedere quanto fossero edificanti i suoi racconti. – continua don Paolo Del Papa – Una notte di Natale, raccontò allora, si trovava dentro una capanna, in Africa, come ostetrica per aiutare una mamma a partorire. Nonostante tutto, non ci fu Natale migliore, ci disse: “Perché il Bambinello potevo stringerlo proprio tra le mie braccia. E mentre a Betlemme cantavano gli Angeli in coro, lì erano sostituiti da sciami e sciami di zanzare, che danzavano per l’aria”. Mentre scendeva il Suo corpo nella tomba, nel cimitero di Poggio Sannita, ancora come seme che porterà i suoi frutti, siamo stati pervasi da un’inspiegabile serenità, dettata più dalla certezza di aver guadagnato un Santo in Cielo, quanto di aver perduto una cara persona in terra. Ci siamo ritrovati con i fratelli, i nipoti e con quella comunità africana che ora è sparsa per l’Italia, abbiamo ripercorso i ricordi comuni, abbiamo detto quanto è grande Dio e quanto può fare se gli si dà spazio e occasione e quanto lei, la dottoressa Elisa D’Onofrio, è stata dono prezioso per chi l’ha conosciuta: un esempio di donna, di medico, di Vangelo vissuto».