Sta facendo rumore il duplice declassamento dell’ambulanza del 118 di Agnone e in parallelo di quella di Castiglione Messer Marino. In entrambi i casi si tratta di zone interne e disagiate che distano dagli ospedali di Isernia e Vasto rispettivamente cinquanta e settanta chilometri.

La carenza di medici, comune sia all’Asrem che all’omologa Asl abruzzese, costringe i dirigenti a tagliare dove, a loro avviso, la casistica è minore in termini numerici di interventi. La solita logica dei numeri che si abbatte, come una scure, anche sul comparto sanitario e in quello più delicato dell’emergenza urgenza. In seguito alla campagna stampa, condotta su queste colonne, in difesa del medico a bordo dell’ambulanza di Agnone e del distretto sanitario di Castiglione Messer Marino qualcosa si sta muovendo. I sindaci di zona, in particolare quelli dell’Alto Vastese, si stanno mobilitando per firmare all’unisono una lettera di diffida all’azienda sanitaria affinché venga assicurata la copertura dei turni con medico a bordo relativamente al servizio 118.

La politica, quella che conta, al momento tace. In solitaria, tuttavia, arriva immediato l’interessamento del deputato del Pd ed ex Governatore d’Abruzzo, Luciano D’Alfonso. Avuta notizia del pericolo che l’ambulanza del 118 di Castiglione Messer Marino e dell’Alto Vastese possa essere declassata ad assetto “India”, cioè con l’equipaggio composto dal solo autista soccorritore e dall’infermiere, l’ex presidente della Giunta regionale assicura un suo intervento in tutte le sedi. Non è escluso, a questo punto, che il parlamentare presenti, già nei prossimi giorni, una interrogazione indirizzata direttamente al Ministro della Salute. Perché quel Ministro ha l’obbligo, morale e legale, di assicurare i livelli essenziali di assistenza a Vasto e Campobasso o Pescara, come ad Agnone, Castelverrino, Fraine o Schiavi di Abruzzo.

Intanto si registra lo sfogo di un operatore del comparto sanitario dell’emergenza. «Se quando era il momento si fosse stipulato un accordo di confine tra Abruzzo e Molise oggi non saremmo arrivati a queste condizioni» commenta un infermiere in servizio su quell’ambulanza di confine e di montagna. Gli accordi di confine in materia sanitaria erano stati approntati proprio dalla Giunta regionale guidata da Luciano D’Alfonso, assessore alla sanità Silvio Paolucci.

I politici regionali abruzzesi erano convinti della necessità di procedere con quegli accorti che avrebbero consentito una sinergia operativa tra l’ospedale “Caracciolo” di Agnone, quello di Castel di Sangro e il distretto sanitario di base di Castiglione Messer Marino. La cosa naufragò perché l’allora presidente della Regione Molise, Frattura, non firmò gli accordi di confine che erano già pronti e redatti dagli uffici dell’assessorato retto da Paolucci. Un’occasione persa che oggi grava, come un macigno, sulla tenuta del sistema sanitario di prossimità nelle zone interne dell’Alto Molise e Vastese.

«Adesso ci contano come le pecore – riprende nel suo sfogo l’infermiere di Castiglione – e dicono che siamo pochi sia da una parte che dall’altra. Non facciamo “numero”, siamo zero per loro. Insieme saremmo stati una forza, ma tant’è che non abbiamo nemmeno un ospedale di zona di riferimento, non abbiamo una viabilità degna di questo secolo, non abbiamo neanche più il diritto di sentirci male ed essere soccorsi nei tempi di legge. I famosi Livelli essenziali di assistenza (LEA) sono un’utopia su questi monti. Abbiamo sfidato la sorte e adesso se ci sentiamo male dobbiamo essere fortunati se è bel tempo e si può alzare un elicottero in volo per avere un soccorso tempestivo perché di strade non ce ne sono più».

E oltre alle strade, ora scarseggiano anche i medici, quei medici che non ci sono più sulle ambulanze di Agnone e Castiglione Messer Marino. Una carenza che mette in discussione, fin quasi ad annullarlo, il diritto a ricevere una prestazione di emergenza urgenza sanitaria, magari in codice rosso e che mostra, ancora una volta, che i residenti delle aree interne di Abruzzo e Molise sono cittadini di seconda categoria, altro che serie B.
Francesco Bottone