• In evidenza
  • Da una piccola diocesi l’appello per il cessate il fuoco, ma la politica diserta la marcia per la pace

    Da una piccola diocesi di montagna, una Chiesa di confine e di limite, incastonata da secoli tra due regioni, si è alzato forte e possente un grande messaggio di pace rivolto a tutta l’umanità. I sindaci e i fedeli della diocesi di Trivento hanno raccolto l’appello della Caritas diocesana e hanno preso parte alla marcia per la pace, contro tutte le guerre, dal santuario di Canneto in Roccavivara alla chiesa di San Casto sotto Trivento.

    Sette chilometri in corteo, con i sindaci in fascia tricolore in testa, senza alcuna bandiera di questa o quella nazione, per chiedere un «cessate il fuoco a livello planetario», nei tanti scenari di guerra attivi, non solo a Gaza o in Ucraina. Senza bandiere e senza prendere posizione per l’uno o l’altro contendente, se non quella per la pace appunto.

    «Non mi aspettavo questa partecipazione così massiccia» ha commentato, sudato e in cammino, don Alberto Conti, il “mandante” morale della marcia, mente e cuore di questa straordinaria testimonianza dal basso, dagli ultimi della terra. C’erano davvero tante persone e per una volta che tanti sindaci, dai vari paesi della diocesi: Trivento e Roccavivara, ovviamente, ma anche Celenza sul Trigno, Castelguidone e Schiavi di Abruzzo in rappresentanza dell’Alto Vastese, e ancora Agnone, Capracotta e anche Rosello per l’Alto Molise.

    Assente, invece, l’amministrazione comunale di Castiglione Messer Marino che, nei giorni scorsi, ha conquistato le pagine della cronaca per aver esposto sulla facciata del Comune, tra l’altro in violazione della legge, la bandiera della Palestina. Più facile esporre un discutibile drappo colorato di parte che essere presenti e fare sette chilometri sotto il sole per manifestare contro la violenza e la sopraffazione. C’erano le suore, i sacerdoti, i religiosi, ma c’era tanta gente, giovani e meno giovani, a camminare semplicemente per la pace e contro tutte le guerre.

    Un camminare lento e responsabile, mentre l’umanità corre irresponsabilmente verso il baratro di una guerra atomica, verso l’annientamento. Piccoli gesti, un piccolo popolo, una «insignificante» testimonianza, per citare le parole del vescovo Cibotti, rispetto ai poteri forti e alle dinamiche che muovono il mondo, ma con l’orgoglio e l’obbligo morale di esserci stati, lì, lungo quella strada di confine, da un santuario ad una chiesa, per poter dire «non in mio nome». La violenza, la guerra, i genocidi e le rappresaglie, gli stupri e gli orrori «non in mio nome».

    Una manifestazione laica e religiosa allo stesso tempo, inclusiva, con i due pilastri morali e motivazionali rappresentati dal Vangelo, per i credenti, e dalla Costituzione, per i non credenti e cittadini dello Stato italiano. Sette chilometri e mezzo sotto il sole, tra letture e testimonianze, una comunità in cammino verso la pace e la fratellanza. Ad aspettare il corteo della pace il vescovo della diocesi di Trivento, monsignor Camillo Cibotti che ha lasciato ai presenti le sue riflessioni, dalle quali traspare l’apprensione per una situazione internazionale davvero delicata.

    «Piccoli e sperduti, probabilmente insignificanti, perché il Molise non è sempre conosciuto come la regione splendida quale invece è. Così piccoli, ma anche così forti da alzare la nostra voce, e far comprendere a tutti che la pace è l’unico modo per vivere. E senza la pace l’umanità è destinata a morire» ha sottolineato il vescovo di Trivento e Isernia-Venafro.

    «Il Santo Padre è la voce della Chiesa, è la voce di Gesù. – ha continuato il presule triventino – Il suo primo saluto, quello che ha usato nel corso della sua prima apparizione sulla loggia, subito dopo l’elezione, è stato “Pace a voi”. Questa Pace che è il saluto del Risorto. E quindi di una umanità nuova. Ci auguriamo veramente che questo tempo, anche se sembra essere purtroppo sempre più pesante come violenza e focolai di guerra, possa invece subito tradursi in uno sforzo che faccia abbandonare la violenza e la sopraffazione e faccia tornare gli uomini intorno ad un tavolo, non per spartirsi il potere, ma per riconquistare la dimensione di un mondo che è di tutti».

    Straordinario e toccante anche il videomessaggio del Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, inviato a don Alberto Conti e al piccolo popolo della pace di Trivento. «Le sue parole, così cariche di verità e speranza, ci hanno riportati alla responsabilità personale e collettiva di essere seminatori di pace in ogni angolo del mondo, a partire dalle nostre piccole realtà» ha commentato Alessio Monaco, sindaco di Rosello e consigliere regionale dell’Abruzzo, unico politico di caratura regionale presente alla pacifica manifestazione.

    Nessun esponente politico molisano, della Regione Molise, ha inteso partecipare alla marcia contro la guerra e l’ingiustizia e questo la dice lunga sulla sensibilità della sedicente classe politica molisana. «Un appuntamento semplice all’apparenza, ma che ha toccato il cuore di tutti noi. – ha aggiunto il consigliere regionale Monaco – Abbiamo dimostrato che anche dalle aree interne può partire un messaggio potente e universale: la pace si costruisce ogni giorno, con piccoli gesti, con la presenza, con l’impegno».

    E anche con la testimonianza di cittadini responsabili che hanno deciso di esserci e di prendere posizione. Non cambierà nulla, ovviamente, nessuno saprà, né a Gaza né in Russia o in Ucraina o nella sala ovale della Casa Bianca, che la piccola diocesi di Trivento è scesa in piazza per invocare la pace nel mondo, ma come insegna il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa «certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli».

    Francesco Bottone

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.

    Lascia un commento