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  • Dalle basi militari Usa alle viuzze di Poggio Sannita: l’incredibile storia dei Marines De Maria

    C’è un piccolo borgo di 534 anime nell’alto Molise che sta diventando la meta preferita per alcuni dei soldati più rispettati al mondo. Non è una favola, ma la realtà di Poggio Sannita, dove due maggiori del corpo dei Marines americani hanno deciso di mettere radici, trasformando quello che era un semplice rifugio per le vacanze in un vero e proprio progetto di vita. Brett, 39 anni, e Jessica (36) De Maria, marito e moglie in divisa – lui nella fanteria, lei specializzata in amministrazione e logistica – genitori di cinque figli (Lucia, Vincenza, Vienna, Gianluca e Francesca), rappresentano un fenomeno che potrebbe cambiare il volto di questo angolo d’Italia.

    Dagli scenari di guerra dell’Afghanistan alle missioni in Giappone e Corea, fino alla quiete dell’antico centro sannita: un percorso che racconta molto più di una semplice scelta immobiliare. “Una scoperta quasi per caso su Google Maps. C’è il bar e una casa da affittare, e allora andiamo a Poggio Sannita”, racconta Brett con quel sorriso che tradisce l’emozione di chi ha trovato qualcosa che non sapeva nemmeno di cercare.

    L’acquisto è stato poi finalizzato attraverso l’Immobiliare Galasso di Agnone, che li ha guidati in tutte le pratiche burocratiche. Il maggiore dei Marines, mentre insegue il piccolo Gianluca – “il più italiano di tutti” come lo definisce con orgoglio paterno – spiega come tutto sia iniziato dalla ricerca delle proprie radici. Proprio il bar di Eliodoro Mancini, a due passi dal Palazzo Ducale, è stato l’ispirazione per questo viaggio a ritroso nel tempo.

    “Tra Calabria e Abruzzo hanno vissuto i miei antenati prima di attraversare l’oceano e approdare negli Stati Uniti”, rivela Brett, che ha studiato italiano al college vent’anni fa e ora può conversare nella lingua dei suoi bisnonni. “Ogni volta che torniamo è una festa”, ammette Brett, mentre Jessica annuisce con quegli occhi chiari che sembrano riflettere la stessa luce delle montagne molisane. “I poggesi sono un popolo accogliente e caloroso che ti fanno sentire da subito a tuo agio. Non c’è stata nessuna diffidenza, nessun muro. Ci hanno accolti come figli.”

    Jessica, specializzata in amministrazione e logistica, madre di cinque pestiferi bambini, aggiunge: “Ci piace tantissimo l’Italia, la sua gente, il cibo, i suoi paesaggi e soprattutto quell’empatia che si crea in particolare con gli anziani. È qualcosa che negli Stati Uniti abbiamo perso. Qui i bambini giocano per strada, le persone si conoscono, si aiutano.”

    Ma la storia di Brett e Jessica non è solo cronaca del presente. È la premessa di un progetto più ampio che potrebbe trasformare Poggio Sannita in un piccolo avamposto americano nel cuore dell’Italia. “Quando andremo in pensione, vorremmo stabilirci definitivamente qui”, confida Jessica. “E non saremo soli. Diversi nostri colleghi marines sono interessati a seguire il nostro esempio.”

    L’idea di portare altri veterani del corpo militare più rispettato al mondo in un borgo di 534 abitanti può sembrare surreale, ma ha una sua logica profonda. “Dopo anni di servizio, di missioni difficili, di stress e responsabilità enormi, un marine cerca la pace”, spiega Brett. “Ma non una pace qualsiasi. Cerca un senso di comunità, di appartenenza, valori che qui a Poggio Sannita sono ancora vivi.” “Per noi è un onore indossare questa divisa e servire la nostra nazione”, sottolinea Jessica, la voce che si fa più ferma quando parla del suo ruolo di ufficiale. I marines sono addestrati per essere i primi a intervenire, i più preparati, i più temuti dai nemici e rispettati dagli alleati.

    Eppure, davanti a un caffè nel bar di Eliodoro, sembrano semplicemente due genitori che hanno trovato casa. La loro vita militare li sta portando ora vicino San Diego, in California, dove c’è una delle basi più importanti del corpo. Ma i pensieri volano spesso verso l’alto Molise, verso quella casa nel centro storico che stanno ristrutturando da cinque anni, verso Serena – la figlia di Eliodoro che si è trasferita con loro per studiare l’inglese e che ora insegna l’italiano ai loro bambini. “È dura gestire cinque bambini e la carriera militare, ma non impossibile”, confessa Jessica con un sorriso malizioso. “E poi abbiamo Serena che ci dà una grossa mano e sta insegnando le prime parole in italiano ai nostri bambini. È bellissimo vederli crescere bilingui, con un piede in America e uno in Italia.” Brett ridacchia e aggiunge: “Chissà, magari il sesto bambino nascerà direttamente qui, sarà un vero poggese doc!”

    Questo scambio culturale rappresenta forse l’aspetto più interessante della storia: non si tratta solo di americani che scelgono l’Italia, ma di un vero ponte tra due mondi, due culture, due modi di vivere che si arricchiscono reciprocamente. Mentre il piccolo Gianluca corre tra i tavolini del bar pronunciando le prime parole in dialetto molisano, Brett e Jessica guardano al futuro con la stessa determinazione che li ha portati a servire il loro paese sui campi di battaglia più difficili del mondo.

    “Non possiamo che ringraziare tutto il popolo poggese per questa accoglienza straordinaria”, dice Jessica con commozione. “In particolare la famiglia Mancini e Roberto Antenucci, che ci hanno fatto sentire davvero a casa fin dal primo giorno.” Solo che ora, la loro missione più importante, quella della felicità familiare, ha trovato la sua base operativa in un borgo di 534 abitanti che sta per diventare un po’ meno piccolo, ma molto più internazionale.

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