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  • Nuovo ospedale di Agnone: dieci miliardi di soldi pubblici buttati al vento

    Il caso mediatico e politico del nuovo ospedale di Agnone, un’opera faraonica mai completata e divenuta una sorta di eterna incompiuta, finisce sulla prima pagina de “Il Fatto Quotidiano“. “Uno scheletro da dieci miliardi incompiuto da Tangentopoli” è il titolo dell’articolo, pubblicato nell’edizione di ieri, a firma di Tommaso Rodano, inviato ad Agnone dal quotidiano nazionale tra i più letti.

    «Sono nato qui, prima che nessuno ci potesse nascere più» è l’attacco del pezzo denuncia che rientra tra un’indagine sugli ecomostri disseminati lungo lo stivale. La dichiarazione è del giornalista Maurizio d’Ottavio, direttore responsabile del quotidiano on line “L’Eco dell’Alto Molise e Vastese“. Nel paese celebre in tutto il mondo perché è sede della Pontificia fonderia Marinelli, ad attirare l’attenzione dei giornalisti del quotidiano di Marco Travaglio è l’ecomostro rappresentato da quello che sarebbe dovuto essere il nuovo ospedale.

    Oggi, in realtà, non solo non è mai stato completato il nuovo, ma anche il “vecchio” ospedale, il San Francesco Caracciolo, è in dismissione, ridotto ai minimi termini in fatto di servizi erogati, nonostante le tante chiacchiere che i politici fanno sulle aree interne. «Agnone è una delle città più senescenti d’Italia», continua l’articolo, con un indice di invecchiamento del 372 per cento: «per ogni bambino ci sono quasi quattro anziani».

    «Il “Caracciolo” era un gioiello, dava lavoro a 320 persone, serviva dodici Comuni molisani, ma era importante anche per i paesi di confine dell’Abruzzo. – dichiara il giornalista d’Ottavio al quotidiano nazionale – Negli ultimi quindi anni l’hanno smontato, taglio dopo taglio: reparti chiusi, personale ridotto a circa cento unità, il 118 è demedicalizzato di notte».

    Il “nuovo” ospedale, ma completato (foto da drone di Salvatore Di Palo)

    «Uscendo dai confini cittadini – scrive “Il Fatto” – la malinconia si trasforma in farsa: si risale la collina e in pochi minuti si arriva all’ecomostro che racconta, meglio di ogni altra statistica, il fallimento del territorio. Il nuovo ospedale di Agnone fu progettato alla fine degli anni Settanta, parte che prevedeva strutture pubbliche moderne in tutto il Molise. Fu un’idea del democristiano Remo Sammartino, ex sindaco agnonese, parlamentare e sottosegretario nel primo governo Rumor. I lavori, iniziati a metà degli anni ottanta, si fermarono di botto nel 1992. Si disse che erano finiti i fondi. Sprechi, omissioni, gare fallite: dieci miliardi di lire buttati, seguiti da altri finanziamenti inghiottiti dal nulla».

    Erano gli anni rampanti della Dc saldamente al Governo del Paese, quando le vacche erano grasse e si finanziavano opere faraoniche ovunque. Le opere pubbliche finanziavano il consenso elettorale, prima ancora che gli appalti. Poi venne Tangentopoli, la Seconda repubblica che è forse anche peggio della prima e i risultati sono questi: un nuovo ospedale incompiuto e un vecchio ospedale dismesso.

    «Per completare l’opera servirebbero circa quaranta milioni di euro» continua il giornale nazionale, più o meno quelli che saranno spesi per riaprire al traffico il viadotto Sente. Intanto quello scheletro democristiano resta lì, monumento ad un’epoca storica che non c’è più, simbolo dell’abbandono politico e istituzionale delle aree interne, quelle non marginali, ma marginalizzate da chi invece dovrebbe garantire le pari opportunità e gli stessi diritti a prescindere da dove si risiede.

    Francesco Bottone

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