Nel contesto delle recenti pratiche di rigenerazione delle aree interne dell’Appennino, il “caso” virtuoso di Castel del Giudice è stato protagonista all’ultima edizione della Biennale di Venezia. Nei giorni scorsi, infatti, alle Corderie dell’Arsenale, nell’ambito della Mostra Internazionale di Architettura curata da Carlo Ratti, si è svolto un incontro dedicato alle politiche per riabitare le aree marginali.

Una inversione di tendenza che sta attirando l’attenzione di ricercatori, amministrazioni e progettisti, perché il tema dell’abitabilità e dell’inclusività abitativa dei territori fragili non è puro esercizio di parole, ma una questione che tocca la sostanza stessa dei territori e delle comunità. Un terreno che l’ingegner Rosita Levrieri, responsabile del progetto “Castel del Giudice Centro di (ri)Generazione dell’Appennino”, conosce, immagina e interpreta con competenza e passione. Invitata come speaker all’incontro “Il modello di abitare collaborativo del Community Land Trust in Italia: prime sperimentazioni e oltre”, organizzato in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia, l’ingegner Levrieri ha raccontato l’esperienza concreta del piccolo centro altomolisano, dove la «rigenerazione non è pensata come la vana ripetizione del nuovo, ma una pratica consapevole di progettazione che interpreta i segni del tempo e li trasforma in opportunità di vita futura».

Questo è possibile quando il cantiere diviene prima di tutto un laboratorio privilegiato per interrogare la dimensione delle politiche abitative, partendo prima di tutto da quella etica. «Laddove la crisi dei territori marginali – ha spiegato Levrieri – ha provocato desertificazione demografica, impoverimento simbolico e dissoluzione delle forme tradizionali di assetti abitativi, l’esperienza di Castel del Giudice mostra la possibilità di riattivare un nuovo approccio integrato che unisce welfare locale, sostenibilità e visione di lungo periodo. Un lavoro che affronta direttamente l’emergenza abitativa nelle aree interne, con l’obiettivo di garantire spazi dignitosi e accessibili anche alle persone più vulnerabili e alle generazioni future».
Un confronto stimolante che ha riunito voci autorevoli del mondo accademico, del Terzo Settore e della società civile tra cui Antonio Vercellone dell’Università degli Studi di Torino, Laura Fregolent dell’Università IUAV di Venezia, Donatella Toso del gruppo “Salviamo San Piero e Sant’Anna”, Remi Wacogne per l’Osservatorio Civico indipendente sulla casa e sulla residenzialità, Maurizio Trabuio della Fondazione La Casa onlus – Padova, Francesca Mereta per Assifero – ECFI, Laura Colini di IUAV, Ivonne de Notaris, dirigente Comune di Napoli – Area Trasformazione Urbana e Politiche dell’Abitare, Maria Pina Musio, dirigente Servizio Politiche per l’Abitare e Sostegno al Reddito, Comune di Settimo Torinese, e i rappresentanti della Fondazione Community Land Trust – Terreno Comune: Karl Krähmer, Cecilia Guiglia e Santiago Gomes. Un consesso importante e qualificato dove Castel del Giudice ha giocano un ruolo di assoluto protagonista. E ora la piccola comunità dell’Alto Molise avanza verso la costituzione di una “Fondazione del Terzo Settore”, per affrontare le sfide dell’abitare nelle aree marginali e rendere stabile il modello di rigenerazione avviato.