“Siamo ad una svolta. Dopo tre anni, e un lavoro di mediazione che ci ha portati dapprima a fondere due disegni di legge a prima firma mia e del collega Realacci, e poi a giungere ad un primo testo base anche con le opposizioni con il recupero del testo della collega Terzoli del Movimento 5 Stelle, ora siamo finalmente giunti ad un testo base condiviso anche con il governo. Mi pare che ci siano tutte le condizioni per giungere ad una rapida approvazione in sede di commissione entro la fine del mese di maggio, e un’approvazione dell’aula entro l’estate“.
A parlare è
l’on. Enrico Borghi, nella sua qualità di co-relatore della legge sui piccoli comuni, i centri storici e i territori montani (insieme con altri due relatori, i democratici on. Tino Iannuzzi e on. Antonio Misiani).
-Onorevole Borghi, quali sono le caratteristiche del nuovo testo?
“Ci sono due elementi chiave sui quali abbiamo lavorato, per dare un futuro alle comunità che vivono nei piccoli comuni d’Italia e nelle loro aree rurali e montane. Il primo è il tema dello sviluppo: se non creiamo le condizioni per la crescita e l’impiego delle risorse di questi territori, non ci possono essere prospettive di insediamento per il futuro e il rischio dell’assorbimento da parte delle aree metropolitane (che offrono lavoro, cultura, servizi e innovazione in maggiore quantità) è concreto. Il secondo è il tema dei servizi: senza assicurare certezze nel campo dei servizi di base (scuole, servizi postali, trasporti, sanità) vengono meno i diritti di cittadinanza.”
Cosa si prevede per lo sviluppo?
“Intanto un punto essenziale: che questa è una funzione fondamentale dei Comuni, da esercitarsi in forma associata attraverso le unioni dei comuni e le unioni dei comuni montani. E’ il “mestiere” dei Sindaci, i quali sono chiamati a lavorare per creare le condizioni della crescita del loro territorio, oltre che per assicurare servizi. Ed è una svolta culturale molto rilevante, se si considera che arriviamo da anni in cui ai piccoli comuni si voleva attribuire una funzione da dama della San Vincenzo, nel presupposto ideologico rivelatosi fallace che il mercato da solo avrebbe assicurato lo sviluppo ovunque. Il salto concettuale e culturale è anche assicurato da quanto la legge afferma all’articolo 1: l’insediamento delle comunità umane nei piccoli comuni è definito risorsa a presidio del territorio, soprattutto per le attività di piccola e diffusa manutenzione e tutela dei beni comuni. E’ la prima volta che una legge della Repubblica afferma cose simili, perchè si attribuisce una funzione nazionale a chi vive in realtà minute e interne”.
Altre misure per lo sviluppo?
“La più rilevante è costituita dal fatto che entro il 2020 dovrà essere garantito l’accesso a tutti i cittadini alle reti a connessione veloce ed ultraveloce, con lo stanziamento a favore delle zone a cosiddetto fallimento di mercato dei piccoli comuni di risorse da parte del CIPE. I progetti informatici riguardanti i piccoli comuni avranno precedenza nell’accesso ai finanziamenti per la realizzazione di programmi di e-government. Fondi specifici saranno stanziati a favore dei piccoli comuni, anche in forma associata, per la connessione a banda larga e senza fili di centri multifunzionali”.
Altro comparto interessato sarà quello agricolo, vero?
“Si. Molta attenzione viene data al comparto primario, perchè su di esso ci sono i maggiori spazi di occupazione giovanile e perchè l’agricoltura di montagna svolge una funzione chiave nella logica dello sviluppo sostenibile. Per questo ci saranno misure di promozione della filiera corta, di vendita diretta dei prodotti agroalimentari a chilometro zero, di agevolazione per gli imprenditori agricoli residenti nei piccoli comuni”.
Anche il turismo è interessato dal testo?
“Il turismo, in connessione con il recupero dei centri storici, è uno dei volani dello sviluppo locale dei piccoli comuni. Per questo prevediamo attività di recupero e riqualificazione dei centri storici, di promozione di alberghi diffusi, di acquisizione di beni demaniali come stazioni ferroviarie dismesse o case cantoniere abbandonate per attività di turismo e associaziosmo. Coinvolgiamo Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, nel processo di valorizzazione dei piccoli comuni italiani, mentre il Ministero dei Beni Culturali insieme con le Ferrovie dello Stato dovranno realizzare circuiti e itinerari turistico-culturali delle piccole comunità sulla rete ferroviaria storica”.
Veniamo al comparto dei servizi, classico tasto dolente. A cominciare dalle Poste. Cosa prevedete?
“Sulle Poste si sanciscono due principi importanti. Il primo: esse sono elemento di coesione sociale, e per questo i piccoli comuni potranno sviluppare l’offerta complessiva dei servizi postali congiuntamente ad altri servizi al fine di valorizzare (e non di chiudere) la rete capillare degli uffici postali. Il secondo: laddove ci sono comuni, o frazioni, non serviti dal servizio postale, i piccoli comuni potranno stipulare apposite convenzioni tra la società Poste Italiane spa e le organizzazioni di categoria affinche specifici servizi e prestazioni tipiche dell’ufficio postale (dal pagamento dei vaglia ai conti correnti) possano essere effettuati presso gli esercizi commerciali di tali territori. Introduciamo, in altri termini, la sussidiarietà nell’erogazione del servizio”.
E su scuole e trasporti?
“Riprendendo lo schema della Strategia Nazionale Aree Interne, la legge impone alla Presidenza del Consiglio di realizzare due specifici atti vincolati. Essi sono da un lato il piano per i trasporti delle aree interne e montane, e dall’altro il piano per l’istruzione delle aree rurali e montane. Nel primo caso si punta al miglioramento delle reti infrastrutturali, al coordinamento tra i servizi (pubblici e privati) finalizzati al collegamento tra i comuni delle aree rurali e montane, nonchè al collegamento degli stessi con i comuni capoluogo di provincia e regione. Nel secondo caso si punterà all’informatizzazione e progressiva digitalizzazione dei plessi scolastici esistenti in tali aree. I Piani avranno il compito di coordinare le risorse già esistenti nel bilancio dello Stato a favore di queste attività,e finalizzarle su tali territori con una calendarizzazione precisa e mediante il coinvolgimento di Regioni ed enti locali”.
C’è un altro tema, quello da sempre spinoso: ma ci sono i soldi?
“La legge lavora su due piste. Da un lato finalizza a favore delle comunità residenti nei piccoli comuni, come detto prima, risorse già esistenti per il miglioramento di servizi e infrastrutture. E dall’altro crea un “fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni” per il quale è stata stanziata la somma di 100 milioni dal 2017 al 2023. Ciò non esclude che, una volta creato il capitolo, soprattutto in connessione con la capacità degli enti locali di realizzare progetti, si potranno rinvenire ulteriori risorse, soprattutto di natura europea, in modo tale da usare tali risorse come moltiplicatore”.
Ci sono spazi di ulteriore miglioramento della norma?
“Vedremo gli emendamenti che i gruppi presenteranno, ma in linea di principio credo che ci sia la possibilità di lavorare su altri campi. Personalmente ritengo che si debba ampliare il raggio d’azione almeno su due questioni: l’inserimento di misure che vanno nel senso di risolvere il problema della frammentazione fondiaria delle zone montane,e l’introduzione dell’istituto dell’associazione fondiaria per la valorizzazione del patrimonio forestale e boschivo”.
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