VILLACANALE (AGNONE) – Venerdì 27 maggio 2016 sono stati realizzati i primi lavori del progetto WHP a Villacanale. Una serata emozionante aperta dal brindisi di buon inizio con i residenti del luogo ed alcuni ospiti. Il progetto di riqualificazione ha interessato per questo primo momento l’area attraversata da via san Giocondino che è stata arricchita da sette opere murarie l’ultima delle quali segna l’inizio di via san Giuseppe.
Come presidente ho potuto notare una larga partecipazione e un’atmosfera conviviale che mi ha toccato il cuore. Finalmente ho potuto vedere la disponibilità e la voglia di stare insieme che sapevo fosse la nota distintiva della nostra gente.
Questa grande famiglia e la positivissima accoglienza hanno grandemente spento il senso di fatica che ha comportato la realizzazione di questi primi lavori, con mezzi di fortuna ma non per questo con minore entusiasmo.
Abbiamo come promesso contestualizzato le opere connotandole di opportuni riferimenti alla storia dell’arte, dato il nostro intento pedagogico di creare delle opere che fossero si belle ma anche dense di significato.
Vorrei dedicare alcune righe per spiegare diffusamente le influenze artistiche che sono alla base di queste creazioni.
La nostra piazza è stata arricchita da un’opera che si riallaccia alla Pop Art, alla quale abbiamo voluto dare il titolo “THE KISS”, il bacio tra Superman e Wonder Woman. Il nostro intento è quello di emulare una proiezione cinematografica, quasi un drive in. Data la posizione dell’opera nel contesto e la visuale a 360 gradi. Questa opera è un omaggio a uno dei padri fondatori della Pop Art, Roy Lichtenstein. Noto per l’introduzione dei puntini come cifra stilistica, non per delineare l’immagine alla maniera pointilliste quanto più per esasperare una tecnica tipografica in una realtà mediata dalla mole di immagini stampate e trasmesse. Il riferimento in questo caso è all’introduzione del mondo pubblicitario e di quello dei fumetti nell’opera d’arte.
Spostandoci più a destra invece possiamo notare due esempi tra loro apparentemente simili ma molto diversi nella concezione. “IRON MAN” è un chiaro riferimento all’arte di Paul Jackson Pollock, massimo esponente dell’espressionismo astratto o action painting. Ovviamente in questo caso il riferimento al grande artista è stato mediato attraverso l’utilizzo di numerose colature che riprendono la sua idea di azione pittorica.
La tecnica del “dripping” utilizzata in questo caso facendo gocciolare il colore su una tela non orizzontale ma verticale, con gesti rituali e coreografici, caotico intreccio di linee e macchie in totale assenza di razionalità.
Subito vicino si trova un ritratto a grandezza naturale di Wonder Woman. Il riferimento in questo caso ci porta dritti ad Andy Warhol, alla sua ben più nota Gold Marilyn Monroe del 1962. Il soggetto, in stile realistico, assume una connotazione quasi mistica. Non tanto per la tecnica della riproduzione seriale da lui tanto decantata che voleva la realizzazione dello stesso soggetto più volte con una sorta di timbro che ogni volta faceva perdere qualche dettaglio, quanto in quest’opera per la scelta di adottare un colore di sfondo che desse importanza al soggetto riprodotto. Il riferimento è molto lontano e ci riporta alla sacre icone bizantine dove la divinità era circondata dall’oro che le conferiva un’aura di sacralità senza pari. In queste icone moderne, pagane, come in alcune opere di Warhol il soggetto – qualsiasi esso sia – assume la valenza simbolica di una divinità. Abbiamo scelto il rosso per attuare una differenza tra il mondo sacro aureo e quello fantastico profano.
Spostandoci oltre la piazza arriviamo al centro delle opere, a quella sicuramente più emblematica e celebrativa. Il simbolo per eccellenza della nostra comunità, istituzionale, simbolico, aggregante. L’icona dell’ACNV su un nastro portato da una rondine. Il riferimento in questo caso è all’arte dei tatuaggi. Così come un’opera d’arte può essere impressa sulla pelle per sempre così nei nostri cuori rimane impresso il simbolo della nostra comunità: l’Associazione Culturale Nuova Villacanale. Il riferimento alla rondine è un richiamo storicamente interessante. Si racconta che solo un marinaio esperto che avesse navigato almeno 5000 miglia nautiche potesse tatuarsi una rondine. Se ne aveva due significava che aveva navigato attraverso l’equatore ed era estremamente esperto. Simbolo di buon auspicio e portafortuna nella speranza che il viaggio fosse stato sicuro. Ma anche simbolo del ritorno a casa, quello che ognuno di noi sente quando ritorna a Villacanale.
Poco più giù, su una facciata diroccata, l’emblema di Capitan America, colto in un gesto quotidiano e poco elegante, la pulizia dell’orecchio. Qui il riferimento è sottile, ironico sarcastico. Richiama alla mente “The secret life of superheroes” di Greg Guillemin. Ovvero l’umanizzazione di un mito rappresentato in una comune scena di vita quotidiana. Quasi a voler dire che l’eroe si è integrato già nella comunità che lo ha adottato abbattendo la quarta parete e facendosi vedere anche nelle sue debolezze proprio perché si sente a casa.
Subito dopo un’altra opera, questa volta su serranda. Qui il riferimento è a tratti simbolista, con accenni di impressionismo pittorico per quanto possibile. Wonder Woman dei nostri giorni, che indossa per vanità completi firmati e compra le grandi griffes che ogni ragazza sogna. La realizzazione di quest’opera è volutamente sfuocata, il soggetto non è nettamente definito ma trattato alla maniera impressionista, suggerito, sussurrato. La mente percepisce il totale anche attraverso la pennellata sfuocata, tenue, sfumata. Mai come in questo caso il motto simbolista diventa più vero del catturare un’impressione, un particolare tipo luce, trasmettendo un’idea in un momento specifico e fugace del tempo.
Ultimo ma non per importanza, all’inizio di via san Giuseppe il realismo magico a tratti surrealista della barber pole. Emblema dell’emigrazione in America, dove soprattutto a Little Italy spopola questa insegna tradizionale. Risalente al medioevo, dove era solo bianca e rossa perché associata alle attività maggiori che il barbiere praticava (il salasso, le suture e le estrazioni dei denti) e quindi il conseguente spargimento di sangue. Quasi bende insanguinate intorno a un palo. Originariamente addirittura era sormontato da un lavabo in ottone che rappresentava il vaso in cui si raccoglievano le sanguisughe, e un vaso inferiore che rappresentava il bacino di raccolta del sangue. La nostra barber pole è quella di tradizione non europea (bianca/rossa) ma nella versione americana perché contempla il blu, omaggio ai colori della bandiera USA. A volte si sente dire che il rosso sia il simbolo del sangue arterioso, il blu di quello venoso e il bianco le fasciature. Le forbici che la sovrastano sono una sorta di delirio metafisico che rappresentano la paura (nell’ombra) di allontanarci dalle nostre origini. Mai una cesura (che resta nera, oscura, un incubo) tra noi e i nostri emigrati anche se questa rimane la paura di tutti quelli che si allontanano dalle loro radici.
Il nostro intento è di continuare come in questi giorni, cavalcando altre correnti della storia dell’arte. Stando insieme e lavorando in fraterna armonia. L’intento culturale viaggia per noi di pari passo con quello sociale.
Come presidente mi sento al timone di una nave che anche se dovesse navigare in acque tempestose non affonderà mai perché sono sicuro che i nostri marinai faranno l’impossibile per salvarla.
Il mio augurio per una rinascita collettiva.
Giuliano Policella – presidente ACNV