CAROVILLI – Fine vita, don Fangio: «Pronto a risuonare le campane a morto».
Il parroco di Carovilli lo ha annunciato nel corso di una conferenza con il presidente dell’associazione “PROVITA”.
«Se vedi una persona, salita sul parapetto di un ponte, che vuole gettarsi nel fiume sottostante cosa fai gli dai una spinta, per rendergli meno difficile la cosa, oppure cerchi di convincerlo a rinunciare a quell’atto drammatico e definitivo?». Questo uno degli interrogativi più emozionanti portati all’attenzione dei molti carovillesi presenti alla conferenza tenuta da Antonio Brandi, Presidente dell’Associazione “PROVITA” Onlus dal titolo “DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) – Normativa sul fine vita”. La conferenza, voluta ed organizzata dal parroco di Carovilli, don Mario Fangio, ha visto una partecipazione molto appassionata, silenziosa ed attenta.
Brandi, che intrattiene rapporti con importanti medici a livello nazionale ed internazionale, ed è uno tra i maggiori esperti sulle leggi che regolano il fine vita, ha illustrato con molta delicatezza, ma anche realismo, i comportamenti che tengono i malati nelle situazioni più drammatiche della loro esistenza, cioè quando si rendono conto, pur permanendo in stato di coma o addirittura vegetativo, che sono sul pun-to di morire.
«Quando si toglie al medico la possibilità di mettere in atto tutte le cure necessarie, in scienza e coscienza, per salvare una vita umana – ha affermato Antonio Brandi – si può cadere nell’evento drammatico di farlo assistere impotente alla morte del paziente. Questo è quanto accaduto, ad esempio, al professor Fernando Mirarchi, medico di pronto soccorso della Pennsylvania, il quale, chiamato nel mezzo della notte a soccorrere un paziente perché lo stesso, prima di perdere conoscenza aveva più volte suonato il campanello d’emergenza, arrivato in ospedale è stato bloccato dall’infermiera e dal capo sala perché quel paziente era DNR (Do Not Resuscitate, da non rianimare). Il paziente poco dopo è morto. A quel punto ci si doveva chiedere: quale era la sua volontà? Quella astratta, di non voler essere rianimato, sottoscritta anni prima, o quella che lo aveva spinto a chiedere aiuto per vivere, suonando il campanello? Quale risposta può dare una legge ad un caso umano di tale tragica portata?»
Brandi ha poi fatto una valutazione di ordine sociale: «Nel mondo di oggi la vita del singolo ha perso il suo valore, conta sempre più il denaro e l’economia, i guada-gni delle cliniche private e dell’industria farmaceutica ed i risparmi del Servizio Sanitario Nazionale. Al contrario – secondo Brandi – lo Stato ha il dovere di salvare le vite dei cittadini, comunque senza accanimento terapeutico, anche contro la volontà delle stesse persone. È l’identico principio per il quale lo Stato impone le cinture di sicurezza in auto e il casco per chi va in moto».
Per quanto riguarda la legge, Antonio Brandi ha sottolineato che non rappresenta un miglioramento nella qualità della vita e che le DAT non possono essere vincolanti, quindi la parola “disposizioni” va cambiata in “dichiarazioni”, inoltre si è detto assolutamente contrario a rendere il medico un semplice esecutore delle DAT, e per questo esonerato da ogni responsabilità giuridica nei confronti dei pazienti. È un assurdo, infine – secondo il Presidente di “PROVITA” – considerare tra i mezzi terapeutici idratazione e nutrizione che sono mezzi ordinari di conservazione della vita e che in mancanza provocano enormi sofferenze. Infine Brandi si è detto molto meravigliato del silenzio tenuto sul tema dal Vaticano e dall’intera classe medica che viene espropriata della sua professionalità.
Don Mario Fangio in chiusura ha tenuto a precisare che in caso di approvazione della legge torneranno a suonare a morto le campane di Carovilli.
Luciano Scarpitti