AGNONE. Un fiore, un saluto, una carezza, un pensiero. E’ così che i suoi concittadini hanno inteso salutarlo per l’ultima volta. La figura di Enrico Marinelli, prefetto vaticano, resterà nella storia della cittadina altomolisana perché legata indissolubilmente al grande pontefice Giovanni Paolo II di cui era diventato un amico fidato al di là dei rapporti professionali. Nella piccola chiesa di Sant’Amico, nel cuore del centro storico, dove è stata allestita la camera ardente, è stato un via vai continuo di persone di tutti i ceti sociali.
Un’intera comunità si è stretta intorno al “generale” come amava chiamarlo Papa Wojtyla che il 17 agosto del 1992, durante un soggiorno a Lorenzago, gli promise che un giorno avrebbe ascoltato il suono gioioso delle campane del suo paese. E’ così fu il 19 marzo del 1995 quando l’uomo destinato a diventare santo arrivò in alto Molise. “Eterna sarà la riconoscenza che ogni agnonese serberà del suo ricordo e tramanderà ai posteri ricordando che la nostra città ha accolto la visita del Santo Padre San Giovanni Paolo II il 19 marzo 1995, una data che resterà scolpita nella storia di Agnone, quale momento di onore e di gioia incomparabili, quale momento di una benedizione e di parole che ci spronano ogni giorno a ravvivare il desiderio di amare il nostro paese. Un amore che don Enrico non si è mai risparmiato di dimostrare attraverso i continui contatti con la casa comunale, animato da un bisogno perenne di contribuire a creare occasioni per accrescere l’immagine della sua città che, anche vivendo lontano da qui, ha sempre portato nel Suo cuore”, il messaggio dell’amministrazione comunale presente in prima fila durante le esequie celebrate nel pomeriggio da don Mimì Fazioli, vicario della curia vescovile di Trivento, in assenza del vescovo Claudio Palumbo impegnato a Padova per gli esercizi spirituali. Altra presenza non passata inosservata quella dell’ex vice capo della Polizia, Francesco Cirillo. Ed ancora uomini in divisa dalla questura di Isernia e Polstrada di Agnone, il vice prefetto e questore giunti dal capoluogo e una quarantina di agenti provenienti dall’ispettorato vaticano dove don Enrico Marinelli ha lasciato il segno nei quattordici anni di servizio svolti dal 1985 al 1999. Al fianco della bara dove era poggiata una foto che ritraeva mano nella mano Karol Wojtyla con Marinelli, visibilmente commosse la moglie Sandra, il figlio Fabio e le figlie Anna e Luisa. «Vogliamo congedarci da te con una preghiera di gratitudine – ha esordito nella sua omelia don Fazioli – siamo riuniti per dirti grazie di aver portato papa San Giovanni Paolo II ad Agnone, un dono unico e prezioso da iscriversi a lettere d’oro nella annali della città. Se ogni persona è una parola di Dio da leggere come una piccola Bibbia – ha aggiunto il sacerdote – tu non hai mai dimenticato le tue origini agnonesi e molisane e perciò sei stato una piccola grande grazia. Una bella pagina nella vita della tua famiglia e di chi ti ha conosciuto e frequentato. Noi, certo, non ti dimenticheremo mai, ed per questo vogliamo invocare lo Spirito Santo perché saziati dalla sua luce interiore sappiamo ricordare il bene che hai fatto in tutta la tua esistenza. Questo non è per te il momento buio della fine, ma il giorno dell’ingresso festoso nella casa del Padre dove ritroverai i tuoi amati e adorati genitori, i tuoi fratelli e soprattutto il Santo padre del quale sei stato un autentico angelo custode. Ti abbiamo conosciuto e apprezzato come una persona squisita – ha sottolineato il vicario del vescovo – dal saluto sorridente e accogliente. Tu eri capace di dialogo aperto, immediato, semplice. Il tuo atteggiamento era sempre contenuto, sereno, chiaro come una bella giornata. Generale dal parlare arguto e intelligente, ma sempre piacevole. Il tuo parlare rispettoso, delicato, tagliente come la verità; riservato e libero, leggero e prudente, sempre coinvolgente nei tuoi bei ideali e nella tua grande fede che hai testimoniato orgogliosamente nel corso della tua vita sofferta, ma tanto ricca di ricordi preziosi che hai immortalato nel tuo libro autobiografico. Signor prefetto Enrico Marinelli, sei stato un uomo di fede e di preghiera, avevi una fede forte, convinta ed essenziale; una religiosità profonda e una grande delicatezza di spirito vera anima di tutto il vivere quotidiano. Nel nostro cuore – ha concluso don Fazioli – ci sarà sempre posto per una persona vera e sincera come te. Carissimo generale, nel tempo della novena in onore della Madonna delle Grazie, a te tanto cara come ogni agnonese verace, ti affidiamo a lei affinché ti introduca nella casa di Dio Padre e dia conforto e serenità ai tuoi cari». Dopo la celebrazione della santa liturgia, la bara di Enrico Marinelli è stata trasferita a Cava dè Tirreni dove sarà cremate, dopodiché le sue ceneri torneranno ad Agnone.