«La preoccupazione insita nel DdL Zan è che sia un cavallo di Troia per arrivare all’eccesso opposto, cioè a sancire come reato di opinione, di discriminazione, di violenza l’insegnamento religioso della Chiesa che vede la famiglia costituita da un uomo ed una donna, e quindi creare la base per un reato di opinione perché per motivi di fede o religiosi non si riconosce la libertà o la cittadinanza di questa opinione. Cioè si può ritenere istigazione all’odio omotransfobico anche il puramente sostenere questa opinione».
E’ la tesi sostenuta da don Francesco Martino, già cappellano al “Caracciolo” di Agnone, che nella duplice veste di giornalista e sacerdote entra nel dibattito pubblico del momento, rispondendo, in qualche modo, ai giovani Dem di Agnone. Non nuovo a sortite pubbliche anche impopolari e controcorrente, don Martino spiega: «Purtroppo in Italia non c’è e non ci sarà mai serenità per ragionare con calma di queste cose, perché esistono le tifoserie estremiste che vogliono solo imporre la propria visione. Questo è il clima già riscontrato su aborto, divorzio, temi etici: non una sintesi a livello di società laica nel pluralismo, ma l’imporre agli altri la propria vittoria, vincere la guerra. Allora, io dico, occorre una nuova mentalità e un nuovo modo di affrontare i problemi: in un quadro di rispetto di tutti, di pluralismo delle scelte, nel rispetto democratico delle convinzioni di tutti, nella totale accettazione umana e nel rispetto di ogni persona a prescindere dalle sue scelte sessuali, di genere, cercando di capire invece che giudicare. Bisogna tutelare tutte le opinioni che però devono rimanere tali e non istigare all’odio, alle crociate, al rifiuto di colui che io considero diverso. Per cui, cari amici, se noi stiamo ragionando qui di politica, per tranquillizzare tutti, basta aggiungere al DdL Zan il seguente comma, dopo il seguente : “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti».
«In modo particolare – aggiunge in chiusura don Martino – non sono perseguibili le opinioni in materia della Chiesa Cattolica e delle altre confessioni religiose quando espresse nelle dovute forme democratiche, civili, di rispetto di ogni persona e di ogni sua scelta, connesse al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere, in clima di dialogo con la società civile e relativamente all’insegnamento catechetico, di istruzione dottrinale dei fedeli, di dibattito sui temi etici nel rispetto pluralistico delle opinioni». L’ultima stoccata del parroco di Belmonte del Sannio: «Se lo Stato è laico deve tutelare tutte le opinioni. Per esserti più chiaro: né i cristiani, né i non cristiani, né le persone di qualsiasi orientamento, genere, identità, sesso differente, né le cosiddette famiglie tradizionali sono cittadini di serie B».