Per Giovanni Paolo II la Sindone era “una costante provocazione per la scienza e per l’intelligenza”. Ricorre a questa citazione di Papa Wojtyla l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, per commentare la ricerca sulla Sindone, pubblicata sul Journal of Forensic Sciences, secondo cui metà delle macchie di sangue presenti sul lino sarebbe falsa. “Gli studi e le ricerche, se condotte con criteri scientifici e senza ipotesi pregiudiziali, stimolano a un confronto sereno e costruttivo”, aggiunge il prelato che della Sindone è il Custode pontificio, invocando il “principio della neutralità”. “Perché se si parte da un preconcetto – dice – e si orienta la ricerca per dimostrarlo, facilmente si giungerà a confermarlo…”.
A poche settimane dalla visita, il 10 agosto, riservata ai giovani che parteciperanno all’incontro con Papa Francesco, torna dunque a far discutere il lenzuolo che secondo la tradizione avrebbe avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro. Secondo Matteo Borrini, dell’Università di Liverpool, e Luigi Garlaschelli, del Cicap, solo alcune macchie di sangue sarebbero compatibili con la posizione di un uomo crocifisso; le altre – dicono – non trovano giustificazione in nessuna posizione del corpo, né sulla croce né nel sepolcro. Per i due autori della ricerca, il lino custodito nel Duomo di Torino sarebbe quindi “un prodotto artistico medievale, in linea con le analisi già esistenti”. “Non c’è nulla di scientifico”, dice la professoressa Emanuela Marinelli, sindonologa che punta il dito contro ricerche preconcette e costruite a tavolino: “Basta pagare e le ricerche si fanno. – sostiene – E’ innegabile che dietro ad alcune di esse si nascondono gruppi che vogliono far credere che la Sindone sia un falso storico”.