A proposito di turismo esperienziale, nei giorni scorsi, a Belmonte del Sannio, è andata in scena una partecipata rievocazione della mietitura del grano come la si faceva appena mezzo secolo fa. Decine di donne e uomini del paese, in un clima di festa e di condivisione, hanno imbracciato le falci di un tempo e i vestiti che venivano utilizzati dai contadini per dare vita ad una sorta di tuffo nel passato, in quelle tradizioni contadine, di vita semplice, ma genuina, strettamente legate al trascorrere delle stagioni.

A raccontare l’evento è il vicesindaco di Belmonte del Sannio, Dalio Mastrostefano: «L’ agricoltura ha subìto profonde trasformazioni nel tempo, portando alla necessità di impiego di strumenti per la lavorazione nei campi. Nel caso della mietitura, fino a cinquanta anni fa si utilizzava una semplice falce, ora invece si passa necessariamente attraverso i macchinari che hanno semplificato e velocizzato il processo di raccolta».

La tecnologia che dà sicuramente una mano, ma forse fa perdere quella poesia e quel romanticismo che c’erano dietro ogni attività nei campi. «Con un grande spirito di comunità, grazie a persone unite e affiatate, – riprende il vicesindaco Mastrostefano – si è dato vita alla rievocazione della mietitura nel tempo. Quello che non cambia è lo spirito di comunità, il senso di appartenenza caratterizzato dalla volontà di collaborare, supportarsi a vicenda e perseguire obiettivi comuni».

Una festa di paese, una esperienza semplice utilizzando una banale falce, magari vestiti a tema con la “divisa” del contadino, per poi degustare qualche prodotto tipico e locale. Queste cose, che sembrano scontate e abituali per i belmontesi, sono in realtà gli ingredienti che cercano i nuovi turisti, coloro che partecipano al fenomeno di massa che sta diventando il turismo esperienziale. Allora trasformare un evento di paese in un’attrazione, questo è il compito delle comunità locali che vogliano effettivamente puntare sul turismo esperienziale.
Francesco Bottone