Lo storico Antonio Arduino nel 1984, quando era direttore della Biblioteca Comunale di Agnone, ha dato alle stampa per le edizioni ECIG di Genova il libro “Le congreghe sessuali” incentrato in 160 dense pagine sulle vicende scandalose della Napoli della prima metà del 1600 di cui è stata protagonista Suor Giulia Di Marco, monaca originaria di Sepino del Molise. Prima che Arduino la scoprisse, tale conturbante storia era sepolta negli archivi dell’Inquisizione. Infatti, la bella religiosa di Sepino ha subìto, assieme ai suoi tanti complici, le torture ed il processo del tribunale ecclesiastico di Roma per l’accusa di avere organizzato nella città partenopea un lucroso sistema di orge cui partecipavano nobili e aristocratici e persino la viceregina.
Dopo 31 anni dalla pubblicazione di Arduino, è appena uscito, edito da Rizzoli, il libro di 288 pagine “Io, Partenope” di Sebastiano Vassalli (Premio Campiello alla carriera 2015) tutto incentrato sulle vicende della suora di Sepino. Mentre la versione di Arduino è strettamente storiografica e “colpevolista” (basata come è sui manoscritti del processo inquisitorio), la narrazione di Vassalli è letteraria (anche se dimostra di seguire il percorso storico) e protende all’innocentismo di Suor Giulia Di Marco. In più, Vassalli ci rivela un particolare che, se vero, potrebbe ancora di più esaltare la figura della monaca molisana. Secondo lo scrittore (morto lo scorso luglio prima di vedere stampato il suo libro) è proprio di Suor Giulia il volto della statua marmorea scolpita da Gianlorenzo Bernini (tra il 1647 e il 1652) e conosciuta come “L’estasi di Santa Teresa d’Avila” ed oggi visibile a Roma (via 20 settembre n. 17) nella chiesa di Santa Maria della Vittoria.
Oltre ad avere avuto il merito di aver scoperto e fatto conoscere per primo la storia di Suor Giulia di Sepino, Antonio Arduino si attiene come storiografo a ciò che le carte dicono di questo discusso personaggio, offrendoci sì una versione istituzionale della vicenda ma anche lasciando aperte altre interpretazioni, accendendo i riflettori sulle varie componenti sociali e di potere esistenti nella Napoli della prima metà del 1600, dominata dagli spagnoli in modo pessimo, con il popolo lasciato in preda alla miseria e alle mortali endemiche malattie e alle ricorrenti pestilenze. Inoltre, per come descritta ne “Le congreghe sessuali”, la corruzione della corte feudale e degli ordini religiosi sembra essere la stessa di oggi in tutto e per tutto.
Pure Sebastiano Vassalli, descrivendo i fatti, dimostra come e quanto profonda e insanabile sia tale corruzione, ieri come oggi, negli ambienti del potere sociale comunque si manifesti (politicamente, finanziariamente, religiosamente, culturalmente, ecc.). E Suor Giulia, descritta dal Vassalli, altro non è che la vittima sacrificale di un sistema che ha bisogno ancora e sempre del “caprio espiatorio” dietro cui nascondere le malefatte di un Potere che è ovunque nei secoli eguale a se stesso e a pagare sono soltanto i deboli e gli indifesi. E’ infatti doveroso ricordare che le origini di Suor Giulia affondavano nella più nera miseria appenninica tanto è che, dopo la morte del padre, ella all’età di 12 anni fu “venduta” ad un commerciante ambulante di Campobasso proprio come le “spose bambine” che a milioni anche oggi vengono mercanteggiate in tanti paesi di questo nostro “mondo 2.0”.
di Domenico Lanciano