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  • L’incontro con Wojtyla, il teatro, il folclore: a tu per tu con Peppé De Martino

    Dopo i politici locali, l’Eco inaugura un ciclo di interviste con i personaggi della società civile di Agnone. La nuova serie inizia con il professor Giuseppe De Martino avvicinato da Italo Marinelli. 

    Giuseppe De Martino, in arte e per gli amici Peppè è un fiume in piena quando racconta delle mille iniziative che hanno caratterizzato la sua vita di eterno ragazzo: la gioventù francescana, il teatro, i presepi viventi, il folklore, il giornale. Mentre ci parla ricorda volti persone e più di una volta la foga del discorso non riesce a nascondere una lacrima.

    con abito del gruppo folk I Dragoni del Molise mentre parla con il Papa

    Peppè, tu vieni da una famiglia numerosa.

    Sono stato l’ultimo arrivato di dieci figli, di cui due gemelli. Mia madre era di Gissi, mio padre veniva da Maddaloni. Ma io sono nato in Agnone e mi sento agnonese doc.

    Era difficile per voi la vita quotidiana?

    Mio padre era un artigiano, faceva le selle per i cavalli ed il tappezziere. Nel 1929 portò in Agnone la prima automobile, era una Balilla. E comunque, noi eravamo sempre allegri, in casa mia si rideva sempre. Abbiamo studiato tutti.

    Poi tanti anni all’Istituto Tecnico Industriale “Leonida Marinelli”.

    Ho insegnato come tecnico pratico a migliaia di ragazzi, ed ho chiuso la mia carriera scolastica come presidente della commissione di esami di Stato. Una bella soddisfazione.

    Hai fatto anche politica, come assessore alla cultura e vicesindaco del Comune di Agnone. Oggi però mi interessa conoscere l’uomo di teatro e di spettacolo, il regista e l’animatore. Quali sono le figure che ti hanno ispirato, i tuoi maestri.

    buona

    Senza dubbio padre Aldo Parente, un cappuccino tutto d’un pezzo, ed il dottor Camillo Carlomagno.

    Padre Aldo…

    Mi ha fatto crescere in tutto, lo considero un secondo padre. Aveva una personalità forte, sapeva entrare nel cuore delle persone per trasmettere i valori francescani. Operavamo insieme nella Gifra, la gioventù francescana.

    Poi venne la Balza del Sole.

    Per scrollarci di dosso la puzza di sacrestia creammo un circolo giovanile, la Balza del Sole appunto, che metteva insieme divertimento, vita sociale e cultura cattolica. Promuovevamo incontri, dibattiti. C’era anche un gruppo musicale, i Serafici. Il Giro Quiz fu una anticipazione di tante trasmissioni televisive. La Balza fu una palestra di formazione per tante personalità, voglio ricordare solo il manager Rocco Sabelli, il prefetto Francescopaolo Di Menna, l’assessore regionale Florenzio Anniballe, l’attuale sindaco Michele Carosella. Fu in questo clima di grande fermento che assieme a Costantino Mastronardi e a Sergio Labanca fondammo il giornale L’Eco dell’Alto Molise. E poi venne il Cenacolo Culturale Camillo Carlomagno…

    Don Camillo Carlomagno, il tuo altro maestro, medico e uomo di cultura.

    Fu il fondatore del teatro agnonese. Il primo spettacolo che diresse, nel 1961, fu il “Processo a Gesù”, di Diego Fabbri. Una piece di grandissima attualità, che fece scalpore. L’autore ci aveva promesso di venire a vedere la nostra rappresentazione, ma purtroppo scomparve prima di poterlo fare. In quella occasione recitavo la parte di Pietro; poi cominciai a fare l’aiuto regista ed ho imparato tantissimo da Camillo Carlomagno.

    Fino ad ereditarne il ruolo, fondare e dirigere una compagnia teatrale.

    Le 4C, appunto. Esordimmo nella sala francescana con “Amore e sang pe sta terra”, di Sergio Labanca,  una rappresentazione sul tema dell’emigrazione.

    Il gruppo musicale I Serafici

    Un tema serio. Ma anche tante rappresentazioni a carattere comico…

    Abbiamo fatto teatro per bambini a Carnevale, con il Trio P (Peppe di Ciero, Peppino Caiazzo e Peppè), con biglietto di ingresso del costo di 10 lire. In quel caso il più delle volte improvvisavamo. Ma soprattutto abbiamo rappresentato un gran numero di commedie dialettali scritte da tanti bravissimi autori agnonesi, Nicola Carosella, Antonino Patriarca, Agostino Iannelli, il grande Valentino Nero. Siamo arrivati a produrre anche quattro commedie per stagione. Abbiamo dato un grosso contributo alla riapertura del teatro Italo-Argentino, che è diventata la nostra sede principale.

    Commedie rappresentate non solo in Agnone…

    Abbiamo girato tutta l’Italia, dalla Sicilia  a Bologna, a Milano. Siamo stati premiati con l’Oscar della Federazione Italiana del Teatro Dialettale. La nostra attività è stata oggetto di una tesi con la quale la dr. Piera Ciricillo si è laureata in Lettere Moderne, indirizzo Musica e Spettacolo, presso l’Università di Siena. Una chicca che in pochi conoscono.

    L’attore che ricordi con più affetto?

    Senza dubbio Tonino Bartolomeo che sotto le apparenze di un modesto impiegato comunale, di un travet, nascondeva una smisurata cultura teatrale. Disponeva di una grande biblio- e videoteca teatrale che poi ci ha donato, era un autentico appassionato e conoscitore. Amava De Filippo, ma non voleva recitare. Quando riuscimmo a convincerlo a calcare le scene fu un enorme successo, era un caratterista innato; appena parlava la gente scoppiava a ridere!

    le 4C in trasferta in Canada

    Un’altra performance teatrale entrata nella tradizione è stata quella del presepe vivente.

    Iniziò nel 1969 Camillo Carlomagno, la sera della Vigilia di Natale, con delle pieces che erano non solamente la rappresentazione in costume della natività, ma dei testi su tematiche sociali di grandi attualità. L’autore, Giorgio Marcovecchio, ha affrontato negli anni temi quali il terrorismo, l’handicap, il femminicidio, la fame nel mondo, le catastrofi naturali (alluvioni o terremoti come quelli di Geva o de L’Aquila), la guerra e l’immigrazione,scegliendo come Bambin Gesù un neonato che simbolizzasse al meglio, o per la sua provenienza, o per il suo colore, il nostro messaggio.


    E veniamo al folk.

    L’idea nacque da una passeggiata sul corso quando Sabatino Travaglini, emigrante in Canada, ci chiese di fare qualcosa per portare ai nostri emigrati un pezzetto di Agnone. Pensammo di creare un gruppo folk e contattammo il presidente della Lega degli Agnonesi a Montreal Pasqualino Iarusso (Cent Cerviell) che ne fu entusiasta. Detto fatto. Quattro mesi dopo partimmo per il Canada con un gruppo di sei coppie ed una band folk, I Dragoni del Molise. Con noi c’erano anche il sindaco Remo Sammartino, il parroco di Sant’Antonio don Remo Quaranta, il direttore della Biblioteca  Antonio Arduino. TeleMolise era al seguito con una troupe (Giuseppe Di Pietro giornalista, Mario Mastronardi cameraman). Alla partenza tanti genitori erano preoccupati perché mandavano all’estero i loro bambini, qualcuno addirittura piangeva. Si tranquillizzarono quando il capitano dei Carabinieri, Luigi Cortellessa, arrivò con due bottiglie di spumante che stappò dando militarescamente il via ai pullman in partenza. In Canada trovammo l’aeroporto tappezzato di manifesti di accoglienza e tricolori. La cosa che ci chiedevano di più era “a chi sci figl”. La cucina era quella tipica agnonese, le loro cantine erano esattamente come quelle della madre patria, con salami, caciocavalli, fiaschi di vino. E mangiammo anche nodi di trippa. Successivamente i nostri concittadini emigrati tornarono a trovarci ed i legami tra le nostre comunità si rinsaldarono.

    Cominciò una lunga storia..

    Siamo stati tre volte in Canada, nell’86, ‘88, ‘2002 dove abbiamo incontrato oltre tremila agnonesi,  poi in tutta Europa (Budapest, Francia, Paesi Baschi, Hannover). Ancora, i Festival Internazionali del Folklore all’estero e durante l’estate agnonese, il riconoscimento di “Padre del Folklore”  ed infine l’apoteosi: a Roma, il 5 aprile 1989 l’esibizione al cospetto del Papa Giovanni Paolo II.

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    Per un periodo i gruppi folk sono stati due, “I Dragoni del Molise” ed il “Rintocco Molisano”.

    Da classici agnonesi in un certo periodo si verificarono gelosie e incomprensioni ma oggi siamo di nuovo tutti insieme. Siamo riusciti a riunirci in un solo gruppo ribattezzato Gruppo Folkloristico Agnonese con Pino Verdile presidente. Faremo sempre meglio.


    Si può parlare di una Scuola agnonese di teatro?

    Certamente, basta pensare alla carriera di una ragazza come Paola Cerimele, ora affermatissima a livello nazionale. E poi all’ultima fatica, il musical “Ogni Uomo Semplice”, nato da un incontro con Tonino di Ciocco e Maurizio Chiarizio. Un grande successo sulla vita di San Francesco che vede impegnate più di 70 persone, tutte agnonesi, di età compresa tra i 5 ed i 70 anni. A ottobre ci esibiremo nelle terre francescane, ma il nostro sogno è quello di portarlo in dono a Papa Francesco.

    Tutte queste iniziative sono state per te una fatica o un divertimento?

    Innanzitutto un momento di crescita umana e culturale per tanti ragazzi e ragazze. E per me una grande gioia perché la massima soddisfazione è quella di stare, finché non mi cacciano, in mezzo ai giovani. Sono loro il mio elisir di lunga vita.

    di Italo Marinelli 

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