«Cara mamma, se potessi barattare Milano, tornerei volentieri a casa da te. Non riconosco più una stella, non bevo più l’acqua del rubinetto. E pure questa la chiamano civiltà». I versi del giovane poeta Giorgio Paglione, che mettono in confronto la qualità della vita dei piccoli centri montani, le aree interne e marginali, con quella delle metropoli, «la civiltà» appunto, hanno fornito gli spunti di approfondimento per la terza e conclusiva giornata di “MontagnAperta“, oggi a Capracotta, tra l’altro proprio nella Giornata internazionale della montagna.
In collegamento da Posina, piccolo Comune in provincia di Vicenza, in Veneto, Mauro Varrotto, docente dell’Università di Padova, ha tenuto la sua relazione sulla “Montagna di mezzo”, che è anche il titolo del libro per i tipi di Giulio Einaudi Editore. Proprio la montagna di mezzo, quella abitata da secoli, che rappresenta migliaia di piccoli centri lungo tutto lo stivale, è il focus sul quale concentrarsi, in opposizione ad una visione stereotipata della montagna più in quota, quella degli impianti da sci per intendersi. Il professor Varrotto ha introdotto un nuovo termine, “montanità“, che racchiude l’identità e la cultura di chi in montagna vive.
«Dal livello altimetrico, – ha spiegato Varrotto – bisogna spostarsi su una dimensione antropologica, per comprendere le comunità che vivono la montagna di mezzo. Solo così si arriverà alla “montagna in mezzo”, cioè si metterà al centro dell’attenzione, a tutti i livelli, la montagna abitata, le zone interne del Paese». Una nuova visione della montagna, dunque, non stereotipata, non quella del turismo invernale delle piste da sci, ma una montagna da vivere tutto l’anno, che privilegia la sostanza e non la forma. Altro termine innovativo coniato da Varrotto è “appenninismo“, in opposizione al più omologato alpinismo. E il docente dell’Università di Padova ha illustrato le nuove dinamiche che spingono, sembra quasi un paradosso, sempre più persone a ripopolare la montagna di mezzo.
«Abitare un luogo, viene prima del produrre. – ha spiegato Varrotto – Decido di vivere in un luogo, lontano dai grossi centri urbani, e mi preoccupo solo successivamente del come produrre, come guadagnare per vivere lì, utilizzando tutte le risorse che la montagna offre. Decido di guadagnare anche meno, ma di vivere molto meglio». La famosa qualità della vita di cui parlava il poeta Paglione. Ripopolare la montagna, dunque, basandosi sulla pluriattività, faccio più cose per guadagnare, sulla mobilità, mi sposto in alcuni periodi dell’anno, e la cooperazione, è la comunità nella sua interezza che genera possibilità di restare a vivere in quel luogo.
Tematiche e possibilità riprese dalla giornalista Miriam Iacovantuono, autrice del libro “(r)Esistere”, sulle cui pagine vengono raccolte le esperienze di chi, molti sono giovani, ha deciso di lasciare la città per tornare a vivere nei piccoli centri montani. «Non si imposta un progetto di vita nelle zone interne se non si ha la piena fruizione di alcuni diritti che compongono lo stesso diritto all’abitare in quei luoghi. – ha spiegato il presidente della Provincia di Isernia, Alfredo Ricci – La montagna non è un limite, non è un problema, ma una posizione di privilegio, dove la qualità della vita è molto più elevata che in città. Servono però i servizi e anche sburocratizzare i percorsi che permettono agli amministratori locali di mettere in campo le buone pratiche utili alla comunità locale».
Le conclusioni della tre giorni di studi “MontagnAperta” sono state affidate all’assessore regionale al Turismo, Vincenzo Cotugno. «Tutto il Molise è un’area interna. Dopo decenni di assenza siamo riusciti a ricreare un assessorato al Turismo con una dotazione finanziaria da spendere secondo le indicazioni del “Piano strategico del Turismo”. Se oggi in quattordici grandi stazioni ferroviarie d’Italia campeggiano poster ed immagini di Capracotta e del Molise è grazie a questo nuovo corso che abbiamo dato alla politica del turismo, investendo importanti risorse nel settore che consideriamo strategico».
Al termine della giornata è stato proiettato il docufilm “Nelle ossa, un viaggio di scoperta ai margini del Sud” a cura di Orticalab.it. Nel video, Marco Staglianò e la sua redazione irpina, hanno fatto vedere concretamente il «privilegio di vivere nelle zone interne d’Italia». Più che risorse economiche servono idee e buone pratiche, da condividere e da mettere in rete, questo ha suggerito Staglianò e la tre giorni di Capracotta è stata proprio questo.
«Non mi rassegno allo spopolamento. – ha chiuso, salutando e dando appuntamento alla prossima edizione, il sindaco Paglione – In montagna si può vivere e vivere meglio che altrove, con una maggiore qualità della vita. Si può fare, perché altrove già lo fanno. Lo dobbiamo fare anche in Alto Molise».