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  • Ospedale ‘Caracciolo’, le risoluzioni non curano: senza fondi restano solo parole

    Il tema più ricorrente e più sentito dai molisani resta, ancora e sempre, la sanità. Un sistema fragile, commissariato da anni, che vive di tagli e risparmi più che di programmazione e visione. Un sistema che non regge, perché i conti non tornano mai: lo Stato manda poco più di 600 milioni di euro all’anno, ma la spesa complessiva supera ampiamente la cifra. Così, anno dopo anno, i bilanci sanitari del Molise si chiudono in rosso e i commissari nominati dal governo – non il Consiglio regionale, come avverrebbe in una Regione “normale” – sono costretti a rimettere mano al bisturi, a incidere ancora e ancora, pur di tenere in vita un malato ormai cronico. Dentro questo quadro drammatico si inserisce l’ennesimo capitolo della storia infinita dell’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone, presidio simbolo dell’Alto Molise e riferimento vitale per i comuni dell’Alto Vastese abruzzese. (in basso il servizio della Tgr Abruzzo)

    Nell’ultimo Programma Operativo, la struttura rischia di essere declassata da presidio di area particolarmente disagiata a ospedale di comunità: un passaggio che suona come una condanna per un territorio già penalizzato da isolamento, spopolamento e carenze infrastrutturali. È qui che si inserisce la mossa dell’Abruzzo: una risoluzione approvata all’unanimità dalla Commissione Sanità del Consiglio regionale, su proposta dei consiglieri Monaco e Menna, impegna la giunta Marsilio a intervenire presso la Regione Molise e il ministero della Salute per salvaguardare il presidio di Agnone e promuovere un accordo di confine Abruzzo­-Molise.

    Da sinistra Saia, Prospero, Di Palma, Monaco e Menna

    Un atto bipartisan, definito “di civiltà” dagli stessi promotori, che riconosce come l’ospedale Caracciolo sia essenziale non solo per i molisani ma anche per centinaia di cittadini abruzzesi dei comuni montani del Chietino, da Castiglione Messer Marino a Rosello, da Torrebruna a Carunchio. Un’iniziativa lodevole, certo. Ma la politica, quella vera, si misura sulla capacità di trasformare le dichiarazioni in fatti. E i fatti, qui, si chiamano risorse. Perché il nodo resta sempre quello: se il Molise non ha i soldi per mantenere i suoi ospedali, come può farsi carico anche delle esigenze dei cittadini abruzzesi che – giustamente – scelgono il presidio di Agnone per la vicinanza, la storia e la fiducia?

    Il presidente Marsilio con la premier Meloni in una foto di repertorio

    Se davvero l’Abruzzo intende difendere il Caracciolo, non basta una risoluzione, serve un impegno concreto: un accordo economico di confine, una compartecipazione alle spese, persino l’assegnazione di medici abruzzesi al presidio molisano. Non è una provocazione, è buon senso. L’Abruzzo ha più risorse, più autonomia e più margini di manovra rispetto al Molise. Se vuole davvero costruire una rete sanitaria interregionale efficiente, inizi a investire.

    Un momento dei lavori in Commissione sanità con l’audizione della sindaca Di Palma

    Diversamente, il rischio è che l’ennesima risoluzione resti un documento da incorniciare nei comunicati stampa, buono per qualche titolo e nulla più. E mentre la politica abruzzese si muove, quella molisana rischia di rimanere spettatrice. L’iniziativa del Consiglio regionale d’Abruzzo sarà inevitabilmente cavalcata dalle opposizioni a Campobasso, ma la verità è che qui non c’è da fare polemica: c’è da difendere un diritto. Il diritto alla salute dei cittadini dell’Alto Molise – e dell’Alto Vastese – non può restare ostaggio di un sistema sanitario commissariato, di numeri in rosso e di competenze frammentate tra Roma, Campobasso e L’Aquila.

    Il “Caracciolo” è più di un ospedale. È un presidio di civiltà, un argine allo spopolamento, un simbolo di resistenza delle comunità di montagna. Difenderlo non è una questione di campanile, ma di equità territoriale. E questa volta non bastano le buone intenzioni né gli applausi bipartisan: servono medici, servizi, fondi e un impegno reale tra regioni vicine. Perché la salute non ha confini, ma i bilanci sì. E se non si comincia a colmarli insieme, tra Molise e Abruzzo, le risoluzioni resteranno solo carta buona per i titoli dei giornali.

    Luca Colelladirettore di Primo Piano Molise

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