SCHIAVI DI ABRUZZO – Profughi: revocata la misura di accoglienza, due pakistani messi alla porta.
Succede presso il centro di accoglienza di Schiavi di Abruzzo, su ordine della Prefettura.
Due ragazzi pakistani, definiti «problematici», sono stati messi alla porta da questa mattina.
Per loro non è previsto più il vitto e l’alloggio presso il centro di accoglienza sul Monte Pizzuto.
L’ordine è arrivato dalla Prefettura: revoca della misura di accoglienza. Stop.
Messi alla porta, per strada, senza un tetto, senza un letto, senza soldi e senza cibo.
E da questa mattina i due profughi, richiedenti asilo ancora in attesa dei documenti, si aggirano per le strade del paese. Uno dei due, il più fortunato, pare abbia trovato accoglienza, quella vera non quella a pagamento, presso una famiglia straniera che vive da anni a Schiavi.
L’altro, A.S. le sue iniziali, classe 1989, è stato avvicinato e assistito, per così dire, dal consigliere comunale di opposizione Luca Ninni. L’esponente politico, che ha da sempre espresso contrarietà al centro di accoglienza di Schiavi, gli ha acquistato un panino (nelle foto qui a destra, ndr) e una bottiglia di acqua e gli ha letto e spiegato il contenuto della revoca prefettizia (il ragazzo parla solo poche parole di italiano, ndr).
«E’ questa l’accoglienza di cui tanti si riempiono la bocca, a partire dal sindaco Luciano Piluso (nella foto a sinistra proprio insieme al profugo in questione, ndr) che ho cercato più volte, invano, telefonicamente. – spiega all’Eco il consigliere Ninni – Questi ragazzi sono stati messi alla porta, non trasferiti in altra struttura come avvenuto altre volte in passato, ma buttati fuori, abbandonati a loro stessi, senza cibo, senza soldi e senza un letto. Perché la Prefettura così ha ordinato. Cosa devono fare adesso? Delinquere forse? O occupare una delle tante case disabitate del paese? Qualcuno tra il personale della struttura, che spesso si riempie la bocca con le parole accoglienza e integrazione, da me investito della questione si è completamente disinteressato del problema, facendo spallucce. “Portalo a casa tua” mi hanno risposto. Allora abbiamo cercato di trovare una soluzione provvisoria. Abbiamo pensato, in un primo momento, di chiedere aiuto alla Caritas diocesana. Poi siamo riusciti a rintracciare un suo amico che da Vasto è venuto a prenderlo e lo ospiterà per qualche giorno. E poi i razzisti siamo noi».
LA REPLICA – Uno dei componenti dello staff del centro Monte Pizzuto precisa: «Non siamo stati noi a cacciarlo, ma la Prefettura. Quel ragazzo aveva avuto già un avviso, da tempo, di trovarsi una nuova sistemazione e lo ha ignorato. Noi lo abbiamo accolto più del dovuto. L’altro invece è tornato in struttura e dorme qui questa notte, ha ancora alcuni giorni a disposizione per rimanere».
Francesco Bottone
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