Il Presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri ha convocato il Consiglio regionale per martedì 9 luglio, alle ore 15, nella Sala “Sandro Spagnoli” del Palazzo dell’Emiciclo. L’ordine del giorno prevede la discussione dell’interpellanza a firma del Consigliere Pietro Smargiassi (M5S) sull’emergenza cinghiali.
La questione cinghiali, dunque, torna all’attenzione del Consiglio regionale, su proposta del consigliere regionale Pietro Smargiassi (M5S). Nei giorni scorsi il consigliere è intervenuto pubblicamente chiedendo azioni concrete all’assessore regionale alla Caccia, Emanuele Imprudente. In realtà le azioni concrete paventate da Smargiassi già ci sono, attivate negli anni scorsi durante l’assessorato di Dino Pepe. Oltre ai tre mesi di braccata, nel periodo previsto dal calendario venatorio, la caccia di selezione al cinghiale, attiva nei restanti mesi, e le operazioni di controllo effettuate dalla Polizia provinciale, permettono una pressione venatoria praticamente ininterrotta sulla specie per tutto l’anno. In sostanza la Regione Abruzzo sta già facendo tutto quanto in suo potere, attraverso i cacciatori volontari, le squadre di cinghialai, gli Atc e la Polizia provinciale. Tutte le misure ordinarie, previste dalle attuali normative, sono già in campo e già da qualche anno. Certamente la popolazione dei cinghiali è in tale soprannumero e talmente destrutturata che gli eventuali effetti degli strumenti fino ad oggi impiegati si potranno vedere nel medio-lungo periodo. Secondo altri poi, questi possibili “rimedi” sarebbero inutili se non addirittura dannosi, cioè sortirebbero l’effetto contrario, trasformandosi in cause stesse della proliferazione dei cinghiali. Cioè abbattere cinghiali con fucili e carabine provocherebbe non una diminuzione della popolazione di ungulati, ma addirittura il suo aumento esponenziale ed incontrollato. Questioni accademiche, dibattute nei convegni, che piacciono in particolare agli animalisti, ma che poco interessano agli agricoltori alle prese con la devastazione che gli ungulati provocano alle loro colture. Cosa altro dovrebbe inventarsi la Regione Abruzzo per tentare di arginare i cinghiali sul territorio? Se la braccata, se la selezione e il controllo della Polizia provinciale non bastano, cosa altro mettere in campo? Gli animalisti, contrari al piombo, questo non lo dicono. O meglio, dicono «lasciamo fare alla natura» e potrebbe avere anche senso, come strategia, ma solo nel lungo, lunghissimo periodo. Allo stato attuale, con l’emergenza in atto, non è possibile fare altro rispetto a quanto già si fa, perché ad esempio l’invocato aumento del periodo di braccata non è di competenza regionale. Bisogna modificare la famigerata legge 157 sulla caccia e può farlo solo il Parlamento, non certo l’assessore Imprudente. L’unica operazione possibile potrebbe essere quella di rendere più efficienti e meno macchinosi gli strumenti già in campo. Ad esempio, la caccia di selezione (che tra l’altro non serve a ridurre il numero di cinghiali, ma al massimo a ricomporre la destrutturazione delle popolazioni, ndr) viene gestita dagli Atc che assegnano delle fascette autorizzative dei prelievi ai singoli cacciatori che sono anche componenti di una squadra di cinghialai. C’è dunque una commistione, una confusione tra cacciatori di selezione e cacciatori in braccata che di fatto coincidono. Si potrebbe pensare di far gestire il prelievo selettivo in via esclusiva ai cacciatori di selezione svincolandoli dal “controllo” delle squadre, separando nettamente le due tecniche di caccia, la braccata e la selezione appunto e i loro stessi attori. Per quanto riguarda il controllo, quello gestito dalla Polizia provinciale, si dovrebbe imporre un prelievo solo sulle classi giovani (rossi e striati, per essere precisi, ndr). Perché abbattere scrofe adulte, ad esempio, porta a destrutturare ancor di più la popolazione di cinghiali, e davvero si rischia di trasformare il possibile rimedio in una concausa della proliferazione degli ungulati. Queste due “migliorie” sono probabilmente le uniche possibili azioni ulteriori che la Regione e gli Atc possono aggiungere rispetto a quello che già si fa. Il resto è solo propaganda strumentale, un mero tentativo di sfruttare l’emergenza cinghiali per scopi politici ed elettorali.
Francesco Bottone
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