Pubblichiamo di seguito la nota di Raffaele Cirone, Presidenza Nazionale FAI-Federazione Apicoltori Italiani.
Apprendiamo che si è andata diffondendo la notizia – nelle ultime ore molto dibattuta anche su alcuni canali social – che la movimentazione degli apicoltori sul territorio sia da considerarsi facoltà esclusiva dei titolari di partita IVA. Con questo lasciando intendere che taluni apicoltori, impropriamente definiti “hobbisti”, non avrebbero lo stesso diritto alla movimentazione dalla propria residenza all’apiario in deroga ai doverosi blocchi imposti alla popolazione per far fronte all’emergenza Coronavirus.
In quanto Federazione e Organizzazione nazionale di rappresentanza del settore apistico, abbiamo quindi il dovere di tutelare l’operato degli apicoltori, associati e non, richiamando tutti alla responsabilità che a ciascuno oggi compete. Sentito pertanto anche il parere del nostro Legale di riferimento e Consigliere Legislativo-Parlamentare, torniamo a ribadire che il concetto di apicoltura “per hobby” non esiste a livello nazionale, quindi non si può far riferimento ad essa in un provvedimento legislativo. Poter dimostrare di essere “Apicoltore” – esercitando l’attività ai sensi degli Articoli 2, 3 e 6 della Legge n. 313 per la “Disciplina dell’Apicoltura” – equivale dunque a dire che si è un “Agricoltore” e/o un “Allevatore”.
Anche i titolari di un solo alveare, pertanto, poiché sono tenuti a rispettare tutte le regole vigenti – a cominciare dalla denuncia di possesso degli alveari e loro iscrizione alla Banca Dati dell’Anagrafe Apistica Nazionale, con questo concorrendo all’espressione di una attività agricola, in tal caso appunto l’apicoltura – sono a buon diritto partecipi di un’attività essenziale a prescindere dalla dimensione dell’impresa. Un’attività, peraltro, che la legge italiana definisce inequivocabilmente “come di interesse nazionale utile per la conservazione dell’ambiente naturale, dell’ecosistema e dell’agricoltura”.
Non potrebbe essere altrimenti, del resto, visto che il patrimonio apistico nazionale è il frutto del censimento, condotto dal Ministero della Salute, di tutti coloro che detengono e conducono api; persone fisiche e giuridiche che al 31.12.2019 risultavano essere in Italia n. 56.665 (di cui n. 38.464 in produzione per autoconsumo e n. 18.201 in produzione per commercializzazione) per un totale di n. 1.835.776 colonie (di cui n. 1.579.666 alveari e n. 256.110 sciami/nuclei). E’ grazie a questo importante patrimonio apistico nazionale che nel nostro Paese, viene assicurato un capillare e indispensabile servizio di impollinazione alla biodiversità vegetale e all’intera filiera ortofrutticola, sementiera e agroalimentare italiana.
E’ in un tale contesto che il ruolo dell’Apicoltore deve essere considerato, sia in condizioni di normalità sia in un frangente emergenziale, come necessario alla società e all’economia italiana tutta. Il che motiva la possibilità dello spostamento presso i 132.688 Apiari dove ci si reca non già per fare una passeggiata eludendo un divieto, ma per operare ogni pratica di accudimento, non necessariamente produttiva, fino al nutrimento delle colonie che a seguito del cambiamento climatico potrebbero subire improvvise mortalità, o alla somministrazione di presidi sanitari indispensabili ad assicurare la buona salute del più prezioso tra gli insetti impollinatori.
E’ questo che rende essenziale il nostro operato e che fa del nostro prenderci cura delle api un dovere prima ancora che un diritto per ciascun Apicoltore italiano. Permettetemi quindi di insistere sulla necessità che anche gli Apicoltori operino nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti, collaborando e agevolando l’operato delle Forze dell’Ordine, premunendosi della necessaria documentazione e, infine, tenendo conto che le dichiarazioni fornite verranno successivamente verificate.