Subito una politica regionale a sostegno dell’ammodernamento dell’infrastruttura idrica. E subito una politica gestionale industriale e consortile dell’intera rete idrica regionale. A chiederlo è Monica Di Cola, presidente regionale Adoc, l’associazione dei consumatori della Uil, che interviene sul tema della carenza idrica nella regione e all’indomani dell’ultimo consiglio comunale straordinario a Pescara.
«Nella riunione dell’assise civica – racconta l’avvocato Michela Giannone, legale di Adoc, che per conto dell’associazione ha partecipato alla seduta – è emerso come la crisi idrica si sia aggravata di recente per l’aumento del consumo dell’acqua causato dalla pandemia (+20 per cento) e per la riduzione delle piogge (-30 per cento), ma un altro determinante fattore che incide sui disservizi rimane il pessimo stato manutentivo in cui versano le reti idriche. Aca afferma di aver ereditato il patrimonio idrico attualmente gestito, dai comuni e da altri enti, in uno stato già compromesso. Le cattive condizioni di manutenzione delle reti, secondo Aca, sono state favorite anche dall’eccessiva pressione con cui l’acqua arrivava in precedenza nelle tubature. In questo panorama di difficoltà – prosegue l’avvocato Giannone – Aca si dichiara costretta ad effettuare in alcuni casi le riduzioni della fornitura e prospetta come necessaria e risolutiva, per i cittadini che subiscono disservizi con la fornitura dell’acqua, l’installazione di autoclavi. La cittadinanza presente in aula, tuttavia, ha lamentato come quella che viene definita “riduzione” si traduca, nella pratica, in una intollerabile interruzione: in tanti hanno lamentato l’assenza di acqua nelle proprie case dalle 7 del mattino fino alle 22 della sera da cinque mesi. Colpisce, inoltre, come contrariamente a quanto sostenuto dall’Aca, molti cittadini che subiscono queste interruzioni siano dotati di autoclavi, che, pertanto, non sono in grado di risolvere sempre le difficoltà legate alla fornitura di acqua. Molti cittadini, in aggiunta, non possono, comunque, installare le autoclavi, per mancanza di disponibilità economica o per difficoltà tecniche: l’autoclave per l’elevato peso richiede una cisterna, in alcuni casi manca lo spazio sufficiente ed è difficile installarle anche esternamente anche a causa di vincoli burocratici».
Commenta Monica Di Cola, presidente regionale Adoc: «Il problema del bene comune acqua purtroppo affligge altre aree dell’Abruzzo oltre Pescara. È evidente che non possiamo attribuire al clima ed alla pandemia un problema la cui causa principale è lo stato della rete, così come è impensabile che siano gli utenti a farne le spese. E siamo in presenza di una situazione aggravata dal fatto che non ci verranno in soccorso neanche i fondi del Pnrr, che tende a penalizzare le gestioni dirette a favore delle gestioni industriali, inesistenti nella nostra regione. Non è pertanto sufficiente trovare accordi territoriali, ma è necessaria una politica regionale a sostegno dell’ammodernamento della infrastruttura idrica. Ed è giunto il momento di aprire un ragionamento su una politica gestionale industriale consortile dell’intera rete idrica regionale se vogliamo colmare il gap con il Nord Italia, dove il problema si presenta limitato rispetto a quello che viviamo nella nostra regione».
«Come Adoc – concludono Di Cola e Giannone – invitiamo la cittadinanza a rivolgersi ai nostro sportelli, dove potremo accogliere le istanze dei cittadini interessati dai disservizi legati alla rete idrica, al fine di individuare le problematiche più diffuse e valutare opportune soluzioni».
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