La battaglia è iniziata ieri sera nell’aula di Palazzo San Francesco. Con un voto unanime che sa di sfida aperta ai commissari, il Consiglio comunale di Agnone ha approvato la delibera a salvaguardia dell’ospedale Caracciolo, che la struttura commissariale vorrebbe ridurre a semplice “ospedale di comunità”.
Una mobilitazione che mira in alto, dritta sui tavoli ministeriali romani. L’iniziativa, orchestrata dal consigliere regionale M5S Andrea Greco – presente in aula durante il dibattito – ha già coinvolto una trentina di Comuni tra Alto Molise, Sangro e Vastese. Un fronte compatto contro quella che viene percepita come l’ennesima penalizzazione delle aree interne.

I consiglieri comunali hanno rimarcato con forza l’importanza strategica del Caracciolo per un territorio già duramente provato dalla marginalizzazione geografica ed economica. Il rischio è concreto: quello che oggi è un presidio ospedaliero di area particolarmente disagiata potrebbe diventare un mero ambulatorio, incapace di rispondere alle emergenze sanitarie di migliaia di cittadini.
La delibera approvata non si limita alla difesa del presidio agnonese. Il Consiglio ha inserito un’aggiunta che chiama in causa gli accordi di confine con l’Abruzzo, allargando il raggio d’azione della protesta e coinvolgendo una rete di alleanze interregionali.
Stamattina alle 9:30, sempre a Palazzo San Francesco, va in scena il secondo atto. I sindaci della zona sono convocati per quello che si preannuncia come un consesso cruciale: ognuno dovrà decidere se aderire alla mobilitazione adottando il documento che poi volerà direttamente sui tavoli dei ministeri competenti.

È la classica partita a poker della politica territoriale. Da una parte i commissari regionali Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo, con la loro visione ragionieristica della sanità pubblica. Dall’altra un territorio che non ha più nulla da perdere e che gioca la carta della disperazione organizzata.
Il caso Caracciolo racconta l’Italia delle contraddizioni. Mentre Roma parla di rilancio delle aree interne e di contrasto allo spopolamento, la burocrazia sanitaria procede a colpi di tagli e riorganizzazioni che sembrano progettate per accelerare l’esodo dalle montagne verso i centri urbani.
L’ospedale di Agnone non è solo una struttura sanitaria: è il simbolo della resistenza di un territorio che rifiuta di arrendersi al declino programmato. La partita si gioca adesso, sui tavoli ministeriali. E per una volta, i piccoli Comuni sembrano aver trovato la ricetta giusta: uniti si vince, divisi si soccombe.
La mobilitazione continua. Il destino del Caracciolo si decide nelle prossime settimane.