«Qualcuno ha provato a privatizzare l’ospedale di Agnone? E chi ha avanzato questa proposta? I commissari? Il sindaco Saia, che viene citato nel comunicato? Se così fosse, tutto è avvenuto all’oscuro della popolazione e del Consiglio regionale?».

Sono le domande che pone, pubblicamente, il consigliere regionale Andrea Greco, dopo le dichiarazioni in merito alle sorti dell’ospedale cittadino rilasciate alla stampa, nei giorni scorsi, dai commissari alla sanità Bonamico e Di Giacomo. Dichiarazioni e ammissioni che lo stesso Greco giudica «a dir poco inquietanti, soprattutto alla luce dell’incontro che si è svolto pochi giorni fa in Provincia di Isernia».
«I commissari affermano che prima di assumere la decisione del declassamento del “Caracciolo” a ospedale di comunità, – continua il consigliere regionale citando testualmente il comunicato stampa dei commissari medesimi – “sono state immaginate e tentate, purtroppo senza successo, tutte le alternative possibili, non ultima la possibilità di un progetto di collaborazione con una struttura extraregionale che prendesse in carico la gestione del presidio di Agnone, su un modello sperimentale che ci eravamo resi disponibili a sostenere ai Tavoli ministeriali”. Tentativo che è poi naufragato e il sindaco Daniele Saia ne sarebbe testimone».

Quindi Saia, secondo quanto asserito dai due commissari alla sanità, era al corrente del tentativo di privatizzare l’ospedale cittadino. Una notizia che nessuno delle parti in causa ha tuttavia ritenuto opportuno comunicare alla popolazione e nemmeno al Consiglio regionale o a quello Comunale.

«Ormai lo dico da anni: l’ospedale di Agnone è stato svuotato gradualmente e scientificamente di servizi per giustificare, un giorno, proprio queste ipotesi. – va giù duro Andrea Greco – E oggi quel giorno sembra arrivato. Su questi punti pretenderò subito chiarezza e depositerò atti formali in Consiglio regionale. I cittadini dell’Alto Molise hanno diritto alla verità e a un servizio sanitario pubblico, efficiente e vicino alle esigenze di salute di un territorio sempre più fragile».