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  • Terzo settore “braccio operativo” dei Comuni montani, l’antropologia della collaborazione

    Il volontariato e le associazioni, il cosiddetto terzo settore, possono giocare un ruolo importante nella rigenerazione dei paesi montani, ma solo a patto che ci siano partecipazione e condivisione, unite e saldate alla partnership con gli enti locali e le amministrazioni. Se ne è parlato, nei giorni scorsi, a Castiglione Messer Marino, nel corso della lezione della Scuola dei piccoli Comuni sul tema “Pro loco, associazionismo e volontariato per la promozione dei territori dei piccoli Comuni“.

    Relatrice Patrizia Bertoni, responsabile nazionale formazione del Forum Terzo settore, che ha presentato quella che ha definito «una antropologia della collaborazione». L’esperta ha spiegato come le associazioni operanti sui territori sono portatrici di interessi generali, vere e proprie esperienze e testimonianze di «cittadinanza attiva».

    L’impegnarsi, da volontario, per il proprio territorio, o meglio, per la propria comunità. Perché «il ruolo del terzo settore non è marginale o residuale, – ha sottolineato il direttore della Scuola, Rossano Pazzagli dell’UniMoli – ma assolutamente centrale, finalizzato, in ultima analisi, alla fruizione dei diritti». L’Alto Molise è uno degli esempi di quanto le associazioni del terzo settore, dalle Pro loco a tutte le altre, tra culturali e di mutuo soccorso, siano effettivamente portatrici di interessi generali. Certo servono alcuni requisiti o, in alcuni casi, correttivi, affinché le associazioni di volontariato rappresentino quel valore aggiunto anche in termini di co-progettazione di una possibile strategia di rigenerazione delle aree interne.

    Non servono organizzazioni recinto, che marcano confini ed escludono chi sta fuori, ma organizzazioni ponte, che comunichino con l’esterno, con chi sta fuori e con le stesse amministrazioni locali; non contano soggetti muscolari, che fanno valere il numero degli associati, ma quelli diffusi, che stabiliscono e attivano relazioni; l’orientamento non deve essere alla leadership, quanto all’integrazione, cioè non conta essere più degli altri,  integrare idee, azioni e risorse; passare dalle organizzazioni verticistiche, che accentrano la gestione di risorse e governance al vertice, verso organizzazioni partecipate; infine serve un approccio open, in base al quale si condividono conoscenze e applicazioni, non un approccio copyright, che considera le conoscenze come patrimonio riservato per competere.

    Questa, in sintesi, l’antropologia della collaborazione per il terzo settore proposta da Patrizia Bertoni. All’incontro hanno preso parte anche il sindaco di Sant’Omero (TE), Andrea Luzii, accompagnato dal presidente della Pro Loco del centro teramano e presidente Unpli Abruzzo, Sandro Di Addezio. I due interlocutori hanno dimostrato, con esempi concreti e riscontrabili, quanto possa essere utile e fruttuosa la collaborazione tra gli enti locali e le associazioni di volontariato, definite dallo stesso sindaco «braccio operativo dell’amministrazione».

    La recente Ndocciata di Agnone dimostra quanto sia utile ed efficace la collaborazione tra Comune ed associazioni. In chiusura l’apprezzato intervento di Pasquale Colamartino, coordinatore tecnico dell’Osservatorio associativo di Avis nazionale, che ha raccontato come la rete associativa dei donatori di sangue si interfaccia con le comunità che vivono nelle aree interne.

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