Fidel Alejandro Castro Ruz è stato un rivoluzionario e politico cubano. È stato primo ministro di Cuba dal 16 febbraio 1959 all’abolizione della carica, avvenuta il 2 dicembre 1976.
Era nato il 13 agosto 1926, a Birán, Cuba, ed è morto il 25 novembre 2016, a L’Avana, Cuba.
Ha sostenuto gli studi presso un seminario dei salesiani a Cuba .
Pare fosse un poco imbranato a letto, secondo le confessioni di un caro amico che viene oggi rimproverato di questo.
E’ stato cremato, le ceneri portate in processione per tutta Cuba per poi essere seppellite a Santiago de Cuba
Si ricorda l’episodio della “Baia dei porci” con i missili contro gli Stati Uniti d’America, e, quindi, la crisi del 1960 – 1961 .
Il primo scontro di Castro con Kennedy , avvenne nella battaglia del 1961, per la conquista della Baia dei Porci, Playa Girone nella parte sud occidentale dell’isola di Cuba .
Fu un fallimento per gli Stati Uniti, nonostante l’operazione fosse stata meticolosamente preparata della CIA.
Questa parte dell’isola si apparteneva a George Bush, futuro Presidente degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti erano stati fortemente impressionasti dall’ascesa, quasi fulminea di Castro, coadiuvata da Che Guevara, nella conquista del paese sud americano e temevano che da questo paese potesse scoccare la scintilla che potesse incendiare tutti i paesi sudamericani contro gli Stati Uniti, con il conseguente rafforzamento delle alleanze con la Unione Sovietica.
Bisognava fare subito e Kennedy ebbe la infelice idea dello scontro a viso aperto contro Castro in quella che viene ricordata come, già detto, la battaglia della “Baia dei Porci”.
La sconfitta fu cocente per gli Stati Uniti che si ritirarono in buon ordine con grande mortificazione.
Il piccolo Davide caraibico aveva sconfitto clamorosamente il grande Golia americano, con l’ardore napoleonico dei suoi 25 anni.
Un condottiero, Castro, il vittorioso stratega contro il dominio di Fulgenti Batista, che dominava l’isola da oltre 20 anni e la guerriglia contro il dittatore sostenuto dalla grande borghesia rurale e commerciale di Cuba.
Fu clamoroso il rapimento di un pilota di formula uno, Manuel Fangio, argentino di origini italiane (abruzzese, di Castiglione Messer Marino, provincia di Chieti), il quale si trovava a Cuba per disputare il gran premio di Formula Uno dell’Havana.
Il rapimento fu rocambolesco: nella hall di un albergo, gli si avvicinò con grande disinvoltura un guerrigliero che lo fece salire su una Plymouth nera americana, che lo condusse in un luogo segreto in Argentina, nella cui casa gli furono offerti da una giovane signora, guerrigliera dichiarata, uova in tegamino e patatine fritte.
La notizia si sparse immediatamente in tutto il mondo ed accrebbe l’ammirazione verso questo giovane guerrigliero, Fidel, da tutti chiamato con il nome di battesimo, Fidel, Fidel.
Inebriato dai suoi successi, evidentemente dalla facilità con cui aveva condotto la lotta antibastita, con Che Guevara, che morì squallidamente in Bolivia in una missione guerrigliera, che presentava soltanto avventura e quasi follia, Fidel si mise in capo di sfidare apertamente l’America attraverso appunto la minaccia di una guerra mondiale .
Nell’ottobre del 1962, ma i preparativi erano cominciati nell’aprile del 1961, l’Unione Sovietica con a capo Kruscev, isterico ma geniale condottiero del nuovo governo russo, dopo la destalinizzazione avvenuta nel ventesimo Congresso del PCUSS (1956), osò trasportare segretamente i missili nucleari MRBM e IRBM.
La reazione di Kennedy fu furiosa, fu il periodo più triste e più critico della guerra fredda tra le grandi potenze nucleari .
Attraverso una convulsa trattativa durante la quale Kennedy promise che avrebbe ritirato i missili Jupiter, piazzati sul territorio italiano e su quello turco, Krusciov, con la coda tra le gambe, si ritirò in buon ordine e delocalizzò immediatamente i missili piazzati su Cuba e puntati verso l’America.
Il mondo inneggiò a questa straordinaria operazione kennediana che fu considerata in effetti e successivamente come una delle più grandi messe in atto da J. F. K.
Tra i libri di Castro è stato trovato un volumetto sul cottimo, tradotto dal russo.
Aveva come modello la Russia .Uguaglianza per tutti.
Senza il carisma di Castro è possibile che l’isola continui a vivere come prima e con lo stesso dinamismo di crescita e di vita economica.
E, poi, l’embargo, l’avvicinamento di Obama a Fidel Castro, grazie a Papa Bergoglio.
Trump, però, rompe la pace difficile fatta da Obama con Fidel Castro e teme che con il nuovo assetto costituzionale che sicuramente si darà dopo la morte di Castro, grazie a Raul più liberista del fratello, potrebbe esserci una ondata di ribellismo e di fuga verso l’America , in particolare verso la Florida.
Obama non va ai funerali.
Si ricorda Fausto Bertinotti e la sua intervista a Castro;la contrarietà di Pietro Ingrao; l’amicizia e il sostegno di Luciana Castellina.
Un corteo lunghissimo, interminabile, sbarrato ai lati da due transenne lungo le quali si era assiepato tutto il popolo cubano, segnò l’ultimo tragitto di Fidel, il cui nome veniva gridato, osannato dal popolo in lacrime, scarmigliato e rosso di dolore, ed ecco finalmente da Plaza della Rivolution, dove Fidel teneva i suoi interminabili comizi, lunghi taluni anche dodici ore, dove infiammava le folle, il popolo, da grande dittatore quale era, con un carisma straordinario alle spalle, creatosi lungo tutta la rivoluzione nelle sterminate boscaglie di canna da zucchero, nelle quali le donne cubane lavoravano anche dodici ore al giorno per tagliare i preziosi canneti che costituivano l’economia fondamentale, la prima dell’isola de Cuba.
Ed ecco Santiago de Cuba suo paese di nascita, dove il fratello teneva un lunghissimo discorso in onore del fratello germano e, quindi, la sepoltura nel mausoleo: una roccia sulla quale era scritto Fidel, dove sono sepolti, José Martí (scrittore, politico e rivoluzionario cubano), e Che Guevara, il romantico apostolo della rivoluzione, che francescanamente rinunciò a tutti i beni per combattere la sua rivoluzione non solo a Cuba, dove ebbe un esito trionfale, ma anche in Colombia, dove trovò la morte da mano assassina e nascosta.
di Franco Cianci