CASTIGLIONE MESSER MARINO – Riceviamo dall’architetto Fabio Mucilli e volentieri pubblichiamo questo intervento sulle prossime elezioni amministrative a Castiglione Messer Marino.
Caro Direttore,
come accade da diversi anni su molte tematiche, anche in vista delle imminenti elezioni amministrative di Castiglione Messer Marino l’Eco dell’Alto Molise e Alto Vastese sta fornendo un servizio molto importante per la conoscenza di quanto bolle in pentola e non è poco in posti dove fino a qualche anno fa discussioni come queste non travalicavano la dimensione di ristretti gruppi di persone.
Emerge, però, un dato importante, in negativo, a mio giudizio: a Castiglione si discute di candidature a sindaco, di schieramenti più o meno conformi a quelli della politica nazionale, di possibili “inciuci” o liste uniche, che dir si voglia, di eventuali bluff … Ma poi? Tutto questo per far cosa?
Siamo alle solite: “prima bisogna vincere”; per cui i contenuti, gli obiettivi, i traguardi da raggiungere vengono rinviati a “dopo le elezioni” cioè, nella quasi generalità dei casi, a data da destinarsi.
Mi sono chiesto allora: ma cosa vorrei che il prossimo sindaco facesse nei primi giorni della prossima consiliatura?
Ho provato ad immaginare allora il prossimo Sindaco di Castiglione che, appena insediato in Municipio, contattava il Sindaco della vicina Agnone per proporgli di convocare congiuntamente il Consiglio comunale, entro i successivi 100 giorni, con all’ordine del giorno l’avvio del procedimento previsto dall’art. 132 della Costituzione per la riunificazione di Abruzzo e Molise: infatti, com’è noto, la Costituzione italiana attribuisce ai Consigli comunali, che rappresentino un terzo della popolazione delle due Regioni (e non già alle Regioni stesse), l’iniziativa per il procedimento di fusione. Da quanto sono state istituite le Regioni il procedimento non è mai stato attivato: sarebbe quindi senz’altro un modo efficace di puntare un faro su una delle aree interne più marginali del Mezzogiorno (dato che emerge dagli studi del Dipartimento per le Politiche di Coesione) e sulle sue enormi condizioni di disagio.
Poi ho immaginato il Sindaco che convocava la Commissione toponomastica e proponeva di intitolare lo slargo dove nel marzo del 1861 avvenne la fucilazione di 24 concittadini (pressappoco in corrispondenza dell’incrocio per Torrebruna e Schiavi d’Abruzzo) ai Caduti della Reazione del 1861, commissionando anche la realizzazione di un monumento: sarebbe un fatto simbolico notevole, perché una comunità che rimuove parti del proprio passato non conosce a fondo la propria identità; si tratta di una pagina di storia su cui andrebbero condotti studi approfonditi, forse qualche tesi di laurea, innanzitutto per comprendere gli effetti sociali e culturali di una fase tragica che senz’altro avrà lasciato una traccia profonda nei decenni successivi (e forse anche oltre).
Infine, ho immaginato il Sindaco che partiva per la città Capoluogo e si recava negli uffici della Provincia per ottenere chiarimenti sul mancato inizio di lavori indispensabili per la riapertura e per la sistemazione di vie di comunicazione essenziali per la comunità; e che dopo aver ottenuto risposte evasive, di tipo formale, cioè di fatto “non risposte”, avviava un digiuno di dialogo ad oltranza con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, con i Presidenti della Regione Abruzzo e della Regione Molise, con il Presidente della Provincia di Chieti, con il Capo Compartimento di ANAS Abruzzo e Molise, per la calendarizzazione di una serie di incontri finalizzati a definire compiutamente cosa sarebbe possibile fare (ed in quali tempi) sul tema del ripristino in condizioni di efficienza e di ordinarietà del sistema della viabilità.
Non si tratterebbe di un’operazione facile, quindi dovrebbe essere un Sindaco molto convinto e determinato; e soprattutto dovrebbe essere sostenuto in questa iniziativa dai Consiglieri comunali (possibilmente di maggioranza e di opposizione); e poi dovrebbe essere anche capace di coinvolgere appieno i Sindaci e le Amministrazioni comunali del paesi vicini, perché sarebbe un confronto serrato, probabilmente molto duro, da portare avanti senza cedimenti, seppure con la necessaria ragionevolezza, e quindi sarebbero necessarie una forza ed una determinazione non indifferenti.
L’obiettivo? Definire una programmazione di interventi quinquennale, fatta di impegni concreti e verificabili nel tempo, con un tavolo aperto in modo permanente con le istituzioni sovracomunali.
E’ chiedere troppo? Sono obiettivi fuori luogo? Non sono modi “politicamente corretti”? Beh, quelli usati finora (intendo negli ultimi decenni, con rare, brevi eccezioni) hanno condotto all’attuale situazione, che non si può senz’altro definire soddisfacente.
Certo, si tratta di temi difficili, da affrontare in condizioni finanziarie sempre più critiche e nessuno ha la bacchetta magica, ma ritengo che sia necessaria una svolta radicale, un nuovo approccio alle questioni, con la convinzione di non dover essere soltanto gli amministratori pro tempore di una lenta ed inesorabile agonia.
Fabio Mucilli