RICEVIAMO e pubblichiamo la seguente lettera aperta indirizzata all’assessore regionale alla Caccia dell’Abruzzo, Dino Pepe.
Gentile Assessore, siamo Francesco Petrella vice-presidente nazionale dell’associazione “Amici di Scolopax. onlus” ed Angelo Pessolano presidente provinciale ARCI Caccia Chieti nonché membro del comitato di gestione dell’ATC Vastese con delega quale responsabile della commissione alati e responsabile del progetto scolopax overland in seno all’Atc Vastese, che nella passata stagione ha partecipato al progetto dell’associazione Amici di Scolopax “Scolopax Overland “mediante una beccaccia dotata di apparato satellitare denominata Vastese. Nella passata legislatura siamo intervenuti più volte in merito alla gestione della specie beccaccia, purtroppo i nostri interventi sono stati sempre a posteriori in quanto mai interpellati preventivamente e siamo sempre intervenuti per riparare ai misfatti compiuti. Le presentiamo l’ associazione: Amici di Scolopax associazione settoriale a lei forse ad oggi ancora sconosciuta, siamo certi invece della conoscenza dell’associazione venatoria Arci Caccia incontrata già in consulta regionale. Amici di Scolopax si occupa di ricerca scientifica rivolta alla specie beccaccia con risultati di rilievo nazionale e internazionale. Ha introdotto in Italia la raccolta delle ali da più di un decennio utilizzando il metodo “BOIDOT” (progetto Ali Regali), tanto che l’Abruzzo, che ammirevolmente ha inserito l’obbligo di raccolta dell’ala destra, gli ha consegnato più di mille campioni a stagione, che ha analizzato ed estrapolato insieme a quelli di tutta Italia. Unica in Italia effettua da anni la ricerca sulle rotte di migrazione della beccaccia con la telemetria satellitare (progetto Scolopax Overland), insieme all’università di Padova che sta aprendo nuovi orizzonti all’universo beccaccia, effettua analisi sulle piume delle beccacce con il metodo degli isotopi radioattivi tramite università canadesi (progetto WORM) e si occupa di tenere corsi per monitoratori del tutto gratuiti e patrocinati dal ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ha investito decine di migliaia di euro pubblici e privati nella ricerca scientifica (pensi che ogni beccaccia munita di ricevitore satellitare costa cinque-seimila euro),ha tenuto convegni in tutta Italia ed all’estero, sta preparando una pubblicazione internazionale ed ha formato in Abruzzo centinaia di monitoratori.
Le scriviamo perché in questi giorni una forte voce di protesta si è alzata dal mondo della caccia per quanto deciso nell’ultimo calendario venatorio e nello specifico nell’allegato “6”. In esso si legge che la caccia alla beccaccia nel mese di gennaio è consentita solo a coloro che hanno tenuto i corsi da monitoratore, ci permetta di informarla che questo è quanto di più errato potesse fare il suo assessorato. Non capiamo se si è trattata di leggerezza o di malafede (non ascrivibile alla Sua persona perché appena nominata), ma in questo modo Lei si espone ad un sicuro ricorso da parte di tutte le associazioni venatorie anche alla luce dei risultati positivi avuti nei ricorsi degli anni scorsi. Le ricordiamo che tutt’ora pende un ricorso della provincia di L’Aquila davanti al Presidente della Repubblica sulla legittimità di tali corsi, la informiamo altresì che, grazie anche al lavoro dell’associazione Amici di Scolopax la Commissione Europea ha tolto la beccaccia dalle specie a rischio definendola “stabile”. Ci permettiamo ancora di ricordarle che quanto affermato dall’ISPRA sui periodi di migrazione pre-nuziale è smentito dalle nostre ricerche di telemetria satellitare convalidate dall’università e smentito anche dalla stessa commissione europea che introduce deroghe con le famose decadi di sovrapposizione. Perché dunque inserire tale obbligo? Come lo spiegherà ai circa 200 corsisti Teramani che non si sono visti riconoscere il corso che hanno frequentato? Perché accettare quanto indicato dall’ISPRA quando la sentenza del TAR Lazio del febbraio scorso dice chiaramente che in presenza di dati scientifici ci si può discostare legittimamente da quanto indicato dall’ISPRA che dichiara ufficialmente di non avere dati? Perché fare questo in Abruzzo quando nessuna delle regioni Italiane ha proposto un calendario così restrittivo? E come spiegherà ai cacciatori che per vari motivi non hanno potuto frequentare i corsi che non possono cacciare a gennaio? Perché vuole arrivare ad un scontro davanti al TAR con le associazioni venatorie che si vedono costrette ad intervenire? Rifletta su chi guadagnerebbe da tutto questo.
Tenga presente che l’associazione Amici di Scolopax ha a disposizione una banca dati sulla beccaccia decennale, che consta di migliaia di campioni di beccaccia che ci sono stati consegnati dai cacciatori di tutta Italia ed anche abruzzesi, mentre i dati Ispra si riferiscono a dati su pochi campioni estrapolati da quanto pubblicato da Bird Life diversi anni fa.Ribadiamo che la stessa Commissione Europea è tornata sui suoi passi di fronte all’evidenza scientifica. Inoltre Amici di Scolopax ha equipaggiato ben 20 beccacce con i trasmettitori satellitari che seguono le beccacce durante i loro voli di migrazione, ed altri ne equipaggerà in futuro riuscendo a dimostrare scientificamente quello che gli altri sostengono empiricamente e spesso smentendo tali allusioni.
Ci permettiamo ancora di sollevare una critica (le nostre come ben vede sono sempre costruttive) su quanto indicato nella gestione della “coturnice”. Leggiamo che è vietato il transito di automezzi con cani ed armi a bordo in tutti i distretti di gestione della coturnice. Questo significa la fine della caccia in montagna, non si potranno più cacciare, non solo le coturnici, ma anche le lepri, le starne e i cinghiali. Immagini Lei come faranno i cacciatori più anziani o quelli non in perfetta forma ad affrontare ore di salita e poi cacciare, immagini cosa succederebbe a queste persone se sono sorprese da una bufera in alta quota, se qualcuno dovesse stare male, se qualcuno devesse perdere i cani. Lei forse non ha idea di cosa siano i distretti per la caccia alla coturnice: sono contrafforti montani anche molto estesi che partono dai 1.000-1.500 metri ed arrivano a sfiorare i 2.000, caratterizzati da un ambiente molto duro ed estremamente impegnativo. Vietare l’avvicinamento a questi con veicoli comporterà la loro fine, perché tutti i cacciatori chiederanno la soppressione dei distretti al fine di poter cacciare e così l’ultimo fiore all’occhiello dell’Abruzzo venatorio avrà fine e si apriranno di nuovo le porte al bracconaggio. Ci pensi assessore perché anche quest’ultimo passaggio del Suo calendario è illegittimo e si presta ad una impugnativa da parte delle Associazioni venatorie. Le chiediamo quindi un ripensamento, mediante la soppressione di queste due controverse questioni, modifiche che può agevolmente ottenere prima che si scateni la bufera all’orizzonte. Noi come sempre siamo a disposizione di chiunque sia disposto ad ascoltarci. Sperando che questa volta non si debbano solo risolvere i problemi a posteriori.
Con la speranza di incontrarla presto.