Mentre in Molise, fatta eccezione per le proteste del solito Andrea Greco, non si muove foglia, la politica regionale abruzzese interviene sul caso della demedicalizzazione del servizio dell’emergenza urgenza del distretto sanitario di Castiglione Messer Marino. Dopo quello di Agnone, infatti, anche il 118 del vicino centro dell’Alto Vastese rischia di retrocedere ad assetto “India”, cioè con l’equipaggio composto solo dall’autista soccorritore e dall’infermiere.

Nel distretto sanitario di montagna di Castiglione ci sono solo due medici dell’emergenza urgenza, ma uno dei due a breve andrà via e dunque ne resterà uno solo. I turni scoperti sull’ambulanza, senza il medico appunto, già sono diversi e aumenteranno esponenzialmente quando l’altro medico andrà via. Con un solo professionista in servizio l’ambulanza sarà costretta ad uscire ed intervenire senza medico per la quasi totalità dei turni mensili.

Della vicenda, analoga per certi versi a quella del “Caracciolo” di Agnone, comincia ad interessarsi anche la politica regionale. Il consigliere di opposizione Alessio Monaco, che è anche sindaco del vicino Comune di Rosello, confinante con quello di Agnone tra l’altro, comunica alla nostra redazione di aver proposto una iniziativa di protesta e una visita ispettiva dei consiglieri regionali del gruppo di minoranza “Patto per l’Abruzzo” nelle postazione 118 senza medico.

Tra i consiglieri di opposizione anche Silvio Paolucci, l’ex assessore regionale della Giunta D’Alfonso, grazie al quale, negli scorsi, il servizio 118 di Castiglione Messer Marino venne finalmente medicalizzato. A distanza di un decennio, tuttavia, quella conquista viene messa in forte discussione dalla carenza di personale medico specialistico dell’emergenza urgenza.

Già nei prossimi giorni, dunque, stando a quello che annuncia Monaco, i consiglieri regionali di opposizione effettueranno una ispezione presso il distretto sanitario di base di Castiglione Messer Marino al fine di verificare la qualità del servizio di emergenza urgenza erogato e di quantificare l’entità dei turni scoperti nel corso del mese di maggio e nelle settimane seguenti. Tra quei consiglieri, oggi all’opposizione, anche l’ex assessore alla sanità della Regione Abruzzo, Silvio Paolucci, colui che scrisse una bozza, quasi definitiva, degli accordi di confine. Lo stesso Paolucci ha spiegato più volte che «l’accordo prevedeva la collaborazione della Regione Abruzzo, attraverso attività di supporto al presidio ospedaliero di area disagiata “San Francesco Caracciolo” di Agnone, mediante personale medico ed infermieristico abruzzese».

In particolare medici nefrologi a supporto del personale Asrem, per la completa copertura del servizio Dialisi nel territorio agnonese, quello in perenne sofferenza per via della ormai cronica carenza di organico. Inoltre gli accordi consideravano la possibilità di avvalersi del supporto del servizio di emergenza territoriale abruzzese anche con riferimento alle zone di confine dell’Alto Molise, in particolare, nei territori dei Comuni di Vastogirardi, San Pietro Avellana e Castel del Giudice, in Provincia di Isernia, data la loro prossimità al presidio ospedaliero di Castel di Sangro, nella contermine provincia de L’Aquila. In aggiunta, indubbi vantaggi sarebbero derivati dalla possibilità di usufruire anche nei centri molisani del servizio di elisoccorso già attivo e operativo in Abruzzo e invece assente inspiegabilmente in Molise, almeno fino a qualche settimana fa.

L’accordo saltò, questo dicono i bene informati, per via della questione Emodinamica, in ballo tra Termoli e Vasto, o meglio tra i relativi ospedali. Insomma, il “San Francesco Caracciolo” faceva parte di un accordo politico-sanitario più grande che coinvolgeva anche il “San Pio” di Vasto e il “San Timoteo” di Termoli. Ovviamente, sempre per motivi di mero interesse “campanilistico”, non se ne fece nulla, perché l’allora presidente Frattura non firmò quella famosa bozza Paolucci. Da allora tutti le maggioranza in Consiglio regionale, sia in Molise che in Abruzzo, non si sono più interessate agli accordi di confine e i risultati sono quelli cui assistiamo ogni giorno, con i medici che scarseggiano anche nel servizio salvavita dell’emergenza urgenza.