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  • Attacchi del lupo a Carovilli, Rapino: «No allarmismo, ma occorre fare prevenzione»

    Due incursioni, meglio due predazioni domestiche, all’interno di una fattoria di Carovilli da parte di un lupo, rilanciano il tema, a tratti problematico, della convivenza tra l’uomo e le specie selvatiche di cui l’Alto Molise è, per fortuna, pieno. Cinghiali, cervi, caprioli, istrici, volpi, lupi appunto e qualche esemplare di orso, raccontano di un territorio ricco di biodiversità. Roba che in altri posti sarebbe un attrattore turistico. In Alto Molise, invece, la presenza di fauna selvatica viene considerata problematica, nonostante la densità abitativa della specie uomo sia piuttosto scarsa per via del ben noto fenomeno delle spopolamento.

    Nei giorni scorsi abbiamo dato notizia della seconda predazione, in poche settimane, ad opera di un lupo a danno di una fattoria in agro di Carovilli. Al di là dell’allarmismo che la notizia ha ingenerato, sia pure involontariamente, occorre avere, in tema di convivenza uomo fauna selvatica, un approccio razionale e scientifico, che vada al di là delle becere posizioni ideologiche.

    Ne abbiamo parlato, in questa intervista, con il fotografo naturalista e giornalista pubblicista Dario Rapino, che da decenni studia e monitora la presenza di lupi e orsi sul territorio dell’Alto Molise e del vicino Chietino.

    «La vicenda del lupo di Carovilli ripropone il tema delle predazioni domestiche del lupo. – esordisce Rapino – A fronte delle reiterate rappresentazioni sbagliate, frutto di preconcetti e disinformazione, occorre affrontare la questione con raziocinio e conoscenza. Va fatta una duplice premessa: gli episodi come quelli di Carovilli sono limitati a pochi casi e sono opera di animali giovani ed in dispersione. I lupi cacciano in branco solo prede selvatiche e si tengono ben alla larga dagli umani, memori della caccia spietata che li portò sull’orlo dell’estinzione. Seconda premessa: il lupo è un animale chiave dell’equilibrio in un ecosistema. L’assenza di un predatore apicale genera problemi all’ambiente ben più gravi di qualche gallina o pecora predata, ad esempio con l’aumento a dismisura degli erbivori e del conseguente depauperamento della vegetazione, anche di pregio».


    Bene, alla luce di queste due premesse incontrovertibili, che fare dunque per tutelare sia il lupo che le attività antropiche?
    «Occorre accettare il principio della convivenza, da ottenere attraverso l’adozione di buone pratiche preventive, le quali, come dimostrano studi ed esperienze condotte, da sole sono risolutive».


    Parola d’ordine prevenzione, ma ci spieghi in meglio, in concreto, cosa è possibile fare.
    «Provo a riassumere: la prevenzione con i lupi o l’uso di strategie di gestione per ridurre gli attacchi ai greggi, funziona in quanto si basa su una combinazione di metodi che rendono meno probabile che un lupo attacchi il bestiame. Questi metodi includono: recinzioni ben progettate e mantenute, elettrificate o metalliche, che creano una barriera fisica che impedisce ai lupi di raggiungere il bestiame; Cani da guardia: i cani da guardia, come i pastori maremmani, sono in grado di proteggere il gregge dai lupi grazie al loro istinto di guardia e alla loro forza fisica».


    Già due esempi concreti di cosa si può fare per tenere alla larga i lupi. C’è altro da sapere?
    «La gestione delle carcasse: evitare di lasciare le carcasse di animali a disposizione dei lupi e rimuovere quelle già presenti può ridurre l’attrattività di un’area per questi predatori, poiché i lupi potrebbero essere attratti dalla facile preda e stabilirsi in un’area specifica.
    Dissuasori acustici: alcuni dispositivi acustici possono spaventare i lupi e dissuaderli dall’avvicinarsi al bestiame».


    Quali altri consigli si sente di dare a chi è preoccupato per la massiccia presenza di predatori selvatici o subisce danni da predazione?
    «Comunicazione e collaborazione: un’efficace comunicazione tra gli allevatori, le autorità locali e le organizzazioni che si occupano di gestione della fauna selvatica può contribuire a una gestione più efficace del lupo e a ridurre al minimo i conflitti tra uomo e lupo. Ma anche formazione e sensibilizzazione: i pastori e gli allevatori dovrebbero essere formati su come riconoscere i segni di attività del lupo e su come adottare le misure di prevenzione appropriate».

    Insomma, strumenti di prevenzione e protezione ce ne sono in abbondanza, ma bastano davvero?
    «L’efficacia di questi metodi dipende dalla loro applicazione corretta e dalla loro combinazione in una strategia di gestione completa.


    In sintesi: la prevenzione con i lupi funziona perché crea una barriera fisica, le recinzioni, un deterrente comportamentale, i cani da guardia, riduce l’attrattività del territorio per i lupi mediante la corretta gestione delle carcasse e promuove una gestione più coordinata e informata».
    Ponendo in essere queste buone pratiche, già collaudate e ritenute efficaci, si può evitare di entrare in conflitto con la fauna selvatica, in particolare con i predatori, come lupi e orsi.


    «Un’ultima annotazione a confutazione delle fake news che girano sulla proposta di declassificare il livello di protezione del lupo. – aggiunge Dario Rapino in chiusura – Non ci sarà nessuna caccia libera al lupo, ma solo eventuali abbattimenti di singoli esemplari problematici condotti dalla pubblica autorità e solo laddove le citate misure di prevenzione non abbiano sortito effetti. Ad esempio, nel caso di Carovilli l’assenza di queste misure impedirebbe l’abbattimento di quel lupo».

    Francesco Bottone

    (alcune delle foto utilizzate sono di Dario Rapino)

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