• Editoriale
  • CAPITANO, MIO CAPITANO!

    CAPITANO, MIO CAPITANO!
    Davvero ha dell’incredibile lo spazio televisivo (ed in generale sui media) che si sta dando alla scomparsa di Marco Pannella (soprattutto se lo si confronta con la scientifica censura che è stata operata nei suoi confronti – e sui temi radicali, soprattutto negli ultimi anni): qualche studioso dovrà occuparsi del fenomeno, ne verranno fuori esiti senz’altro interessanti (e forse illuminanti sulla criticità della situazione politica – e non solo – del nostro paese).

    L' onorevole Marco Pannella  del Partito Radicale (D), durante la manifestazione non autorizzata e non violenta indetta dal partito per la raccolta di firme sugli " 8 Referendum contro il regime" e per ricordare la vittoria sul divorzio, Roma 12 maggio 1977. ANSA

    Per parte mia, voglio dedicare a Marco un personale ringraziamento per quanto lui e la (sua) scuola radicale hanno contribuito nella mia formazione (forse quanto – e più – dell’intero percorso scolastico ed universitario): senza l’incontro con le sue parole e con il mondo radicale (del quale fa parte, con un ruolo preponderante, Luigi Del Gatto, medico, antiproibizionista della ‘ragionevolezza’, anche lui scomparso qualche anno fa) il mio percorso di vita e professionale sarebbe stato un altro.
    Quindi, grazie Marco, grazie davvero!
    Grazie per la tua intransigenza, grazie per il tuo rigore, grazie per il tuo invito a non smettere mai di ‘studiare, studiare, studiare’; grazie per avermi insegnato che lo stato di diritto serve a tutelare innanzitutto i più deboli; grazie per avermi spiegato che ‘il personale è politico’ ed il ‘politico è personale’; grazie per avermi insegnato a cercare sempre il dialogo, l’incontro,

    Roma 18 maggio 1978  Marco Pannella imbavagliato durante una tribuna politica per i referendum sull'aborto durante la trasmissione  Rai in un'immagine di archivio.          ANSA / ARCHIVIO

    l’inclusione; grazie per avermi insegnato ad ‘essere’ la speranza delle cose desiderate (‘spes contra spem’); grazie per avermi insegnato l’importanza dell’essere comunque ‘credenti’; grazie per questo e per tanto altro ancora.
    Voglio rendere noto un mio ricordo personale di te.
    Eravamo a Pescara, marzo 1994 (io ero sul palco, dietro di te): si fece un silenzio profondo in piazza della Rinascita quando spiegasti a tutti cos’è la rivoluzione liberale, attraverso il ‘moto di rivoluzione in astrofisica’; con un gesto del braccio disegnasti nell’aria un’ellisse, un lungo percorso (gravitazionale) intorno ad un punto fisso, l’amore per la libertà.
    Grazie capitano, mio capitano!

    Fabio Mucilli

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