L’ospedale di Agnone non accetta dializzati esterni e così succede che un paziente, pur di stare qualche giorno vicino al padre ultracentenario, debba fare centoquaranta chilometri, almeno un paio di volte a settimana, con mezzi propri o pagando qualche accompagnatore, per poter essere sottoposto al trattamento salvavita al quale ha diritto. Non è la cronaca di un ospedale da campo in Burundi, ma quello che accade in Alto Molise, più precisamente al “Caracciolo” di Agnone.
Lo denuncia pubblicamente la segreteria Aned, l’associazione dei pazienti emodializzati e trapiantati, Marina Stoppani: «Ringrazio il dottor Cerasoli di Sulmona e i suoi collaboratori che si sono resi disponibili ad accogliere presso il reparto dialisi un paziente proveniente da Milano. Questi potrà venire a visitare il suo papà di 102 anni che vive in un istituto a Borrello, che dista da Agnone appena venti chilometri, dove tra l’altro questa famiglia paga le tasse per mantenere una casa vacanza, però sarà costretto a fare centoquaranta chilometri per recarsi presso l’ospedale di Sulmona, in Abruzzo».
Una vicenda incredibile, se si pensa che la motivazione di tutto ciò è la mancanza di una sola figura professionale, un infermiere, presso il reparto dialisi del “Caracciolo”. Tra l’altro, come ricorda la stessa Stoppani, «esiste già un avviso interno di mobilità infermieristica di trasferimento da Isernia e vi sono due infermieri che hanno fatto richiesta e uno di questi è disponibile a lavorare nel centro dialisi di Agnone».
Nonostante questo l’Asrem non invia personale e quindi il reparto dialisi di Agnone, che già stenta, non accetta pazienti extra oltre a quelli soliti. E tra l’altro il dializzato milanese farà mobilità attiva non verso il Molise, ma verso l’Abruzzo, perché il primo reparto dialisi che si è reso disponibile ad accoglierlo è stato quello di Sulmona, centoquaranta chilometri di viaggio tra andata e ritorno. Pazzesco, ma siamo in Alto Molise, e anche una situazione così paradossale rientra nella normalità. Nel frattempo l’assessore alla sanità Di Nucci e il sindaco Saia assicurano di aver fatto il massimo per tentare di risolvere questa imbarazzante situazione. Evidentemente il loro massimo non è affatto sufficiente.
Francesco Bottone