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  • Comuni digitalizzati, ma ora ci sono i costi da affrontare. Uncem: «Uniti strappano contratti e prezzi migliori per le piattaforme»

    Il PNRR con oltre 1 miliardo di euro ha permesso al 90 per cento dei Comuni italiani di digitalizzarsi. Di adeguare le piattaforme informatiche alle più moderne innovazioni, di rinnovare i siti internet, di andare in cloud, di proteggere i dati, di raccontare meglio opportunità turistiche, di digitalizzare servizi, di trovare nuovi strumenti, come PagoPA, per interagire con i cittadini. Nuove forme di trasformazione digitale, che il Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri guidato dal Sottosegretario Alessio Butti e dal Capo Dipartimento Angelo Borrelli, che Uncem «ringrazia per il grande impegno, ha favorito e guidato con una serie di preparatissime “antenne” locali, formatori e accompagnatori, di supporto ai Comuni. Come Uncem abbiamo seguito e stiamo accompagnando il processo in accordo con il Dipartimento. È un buon processo. Non si conclude domani».

    La domanda che molti Comuni oggi pongono è come pagare i costi dei servizi che sono aumentati, insieme anche ai canoni degli applicativi in cloud, oltre che delle connessioni a banda ultralarga. Ogni anno piccoli e grandi Comuni si ritroveranno con esborsi maggiori rispetto al passato.

    «È vero. Ma questo non deve spaventare. – evidenzia Uncem, con il Presidente Marco Bussone – Serviranno risorse aggiuntive, per il mantenimento di certo. Ci lavoreremo già in legge di bilancio. E occorre passare a una logica manageriale pubblica, che superi la logica del singolo campanile. Ovvero, quanto non è stato fatto prima dell’accesso e dell’erogazione dei voucher per la trasformazione digitale ai singoli Comuni, va fatto ora. 54 mila progetti di digitalizzazione in ogni singolo Comune, da soli ora non bastano. Sono per certi versi problematici da soli, aprono sfide. Non sono state ammesse le Unioni di Comuni e le Unioni montane? Abbiamo detto che non va bene, ma dobbiamo guardare oltre. Copiando i modelli che funzionano. Ad esempio Comunità montana Valtellina di Sondrio e l’Unione montana Garfagnana, peraltro entrambe protagoniste di Strategie di Green Community. Qui il percorso è semplice quanto rilevante. Unire tutti gli uffici dei Comuni e i cespiti finanziari che si occupano e pagano l’informatica e la digitalizzazione. La frammentazione fa bene a qualcuno che ci guadagna, mentre gli Enti locali ci perdono, oggi e domani per pagare i canoni, – evidenzia Bussone – ma se i Comuni si uniscono, fanno Unione su questo, strappano contratti e prezzi migliori per le piattaforme. Che devono unire. Inutile avere in un Comune da mille o diecimila abitanti il miglior cloud e i migliori servizi se questi non sono in dialogo con i Comuni vicini, e servono per creare unità, coesione, Unione istituzionale. La digitalizzazione è vettore e base per stare insieme, tra i Comuni nel NOI. I voucher hanno seguito una logica municipalista, di campanile. Ora bisogna riaggregare. Usare bene insieme tra Comuni di una Unione o Comunità montana quanto avanzato nella spesa. Per fare cyber security ad esempio. Per unire CED e sistemi informativi. E aggregare le piattaforme. Per strappare canoni migliori ai fornitori, generare forza tra uffici. Il risparmio è del 25-30% sei Comuni fanno la ‘digitalizzazione’ insieme. Da soli, anche per i grandi, non si va lontano. E giustamente c’è la lamentela dell’aumento dei costi. L’antitodoto è ripensare la digitalizzazione, la storica funzione ICT, nel NOI dei Comuni, insieme, in forma manageriale. Devono agire e non fare resistenza uffici e segretari. I Sindaci ci credano. Non perdono forza. Riorganizzare vuol dire ripensare per essere migliori, far circolare tra Comuni dati e intelligenze. Questo fa la differenza, nell’interesse dei bilanci e delle comunità”.

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