Nel mese di luglio e soprattutto ad agosto è mancata l’acqua, causando gravi problematiche per noi cittadini, in particolare nel centro storico, per le attività turistiche, per i contadini e allevatori. Sembra di essere tornati al 1993, quando la crisi idrica che si ripresentava ogni estate diede vita a un comitato che si oppose al Comune di Agnone, allora guidato dal sindaco, l’onorevole Bruno Vecchiarelli, con in maggioranza, curiosamente, anche il senatore Remo Sammartino. Pur appartenendo entrambi allo stesso partito della Democrazia Cristiana, erano contrapposti. Il problema ricorrente, soprattutto durante il periodo estivo, era sempre lo stesso: la carenza d’acqua e i conseguenti grandi disagi. Essendo stato il sottoscritto parte attiva del comitato costituitosi, conservo tutta la documentazione ed è mia intenzione realizzare un libro che evidenzi tutte le posizioni ufficiali e il modo in cui il popolo agnonese si ribellò concretamente al grande progetto di “captazione delle sorgenti del fiume Verrino”.
Tale progetto, dopo un lungo e complesso iter, era stato proposto dall’ERIM (Ente Risorse Idriche Molisane). L’amministrazione comunale di Agnone, e in particolare il sindaco Vecchiarelli, dopo una lunga, forte e concreta azione del comitato cittadino, sostenuta dalla popolazione che firmò in massa contro la captazione, nonrilasciò la concessione edilizia necessaria per l’inizio dei lavori. Non fu così sprecata una cifra intorno ai 13 miliardi di lire. Per questo motivo, anche se si raccontano altre versioni, il sindaco Vecchiarelli, parlamentare per varie legislature, si dimise anche da consigliere, facendo decadere la giunta e uscendo definitivamente, dopo tanti anni, dalla politica attiva. Avendo vissuto direttamente tutte le fasi dell’azione, apprezzai il comportamento del sindaco e nacque anche un rispetto reciproco, che proseguì anche dopo le sue dimissioni. Fu evitato un disastro ambientale enorme e irreversibile per l’ambiente altomolisano, e gliene rendo merito ancora oggi. Il sindaco non se la sentì di mettersi contro gli agnonesi, venendo meno a un probabile occulto accordo politico. L’iniziativa partì dal Cenacolo Culturale Francescano, e il presidente Giuseppe De Martino convocò presso la sede le varie associazioni presenti ad Agnone e diverse personalità agnonesi, per analizzare la grave problematica. Il Comune giustificava il progetto sostenendo che avrebbe risolto la carenza d’acqua ad Agnone, ma non spiegava perché mancava l’acqua; né il Comune né l’ERIM fornivano dati idrici ufficiali su cui basare le decisioni. Per questo si costituì il comitato. Furono organizzate varie riunioni preliminari ai primi di giugno del 1993, in vista del consiglio comunale straordinario convocato per il 15 giugno. Tra i punti all’ordine del giorno c’era anche la questione della captazione delle sorgenti del Verrino. Il 7 giugno si costituì ufficialmente il comitato, che prese il nome di “Comitato per la tutela del patrimonio naturale altomolisano”.
La problematica era gravissima e complessa, ma il Comune non sembrava rendersi conto della situazione, né vi fu una reale azione di contrasto da parte delle opposizioni, tanto che si era ormai arrivati a un punto di non ritorno. Il giorno del consiglio comunale, la mattina, fu consegnata e protocollata al Comune una lettera del comitato, in cui si chiedeva di rinviare ogni decisione definitiva dopo un incontro pubblico presso la sala convegni del Cenacolo Francescano, fissato per il 18 giugno. Il sindaco Vecchiarelli accettò, e così iniziò una lunga fase di confronto con vari altri incontri. Durante le attività del comitato, nel 1993, va ricordata la straordinaria raccolta di firme, autenticate dal maestro Romolo Ferrara, raccolte in due o tre mezze giornate in piazza della Vittoria (oggi piazza Giovanni Paolo II). Ci furono lunghe file di cittadini agnonesi che, dopo essere stati informati tramite manifesti e incontri pubblici, firmarono convintamente contro la captazione della sorgente del Verrino, che secondo i tecnici dell’ERIM e i consiglieri comunali avrebbe risolto definitivamente il problema della crisi idrica di Agnone, oltre a contribuire, in parte, all’alimentazione del ramo sinistro dell’acquedotto molisano. Il tutto senza considerare i dati idrici ufficiali del Comune di Agnone, né le gravissime conseguenze irreversibili per l’ambiente altomolisano che sarebbero derivate dalla realizzazione della prevista galleria drenante a Monte Capraro.
Furono raccolte e consegnate al Comune 1.236 firme autenticate, cui se ne aggiunsero successivamente altre. Un fatto unico e, oso dire, irripetibile. Dopo vari incontri pubblici e consigli comunali, il sindaco Vecchiarelli non rilasciò la concessione edilizia per l’inizio dei lavori di captazione. Fu così salvata la sorgente del Verrino e il fiume Verrino. Il comitato, alla fine, elaborò una relazione tecnica (con il particolare impegno del prof. Giuseppe De Chiocchis) sull’approvvigionamento idrico di Agnone. Essa avrebbe dovuto essere prodotta dal Comune, con l’attenta analisi di tutti i consiglieri comunali, prima del progetto ERIM. Il titolo della relazione fu: “L’acqua c’è, ma dai rubinetti non esce”, un paradosso che paradosso non è. Si evidenziò, infatti, che in base ai dati ufficiali riferiti al 1991, il Comune di Agnone pagava all’ERIM per 997.320 metri cubi d’acqua, a fronte dei 289.000 metri cubi effettivamente consumati dagli agnonesi. Di conseguenza, 688.320 metri cubi erano perdite idriche, pagate dai cittadini. Come si poteva affermare che mancava l’acqua ad Agnone? Non serviva una laurea per capire questi dati. Si perdeva circa due terzi dell’acqua disponibile, ma il consiglio comunale (maggioranza e opposizioni) aveva altre questioni su cui concentrarsi. Mai nessun progetto tecnico generale per ridurre le enormi perdite, pagate dagli agnonesi.Oggi siamo tornati al 1993. È facile nascondersi dietro la crisi climatica attuale, che pure ha il suo impatto; ma purtroppo le perdite idriche restano enormi. La verità è che nessuna amministrazione comunale successiva al 1993 ha mai affrontato concretamente il problema idrico di Agnone come priorità. Solo rattoppi. Come si dice: tutto cambia perché nulla cambi.
Mauro Salzano