• Cultura
  • Da Napoli a Villacanale per insegnare l’arte delle ceramiche di Capodimonte

    Una storia di amore verso la donna diventata moglie e madre dei suoi tre figli, smisurata passione per le ceramiche e attaccamento alla terra che lo ha adottato. Da uno dei posti più belli al mondo, Napoli, a Villacanale, frazione dell’entroterra molisano a sei chilometri da Agnone.

    E’ la vicenda di Giovanni Angioletti, classe ’48, secondo di 15 figli, cresciuto nel capoluogo partenopeo nel Dopoguerra quando fame, miseria e malattie imperversavano. Sin da piccolo Giovanni sbarca il lunario nelle fabbriche, tra le quali quella dei fratelli Mollica, che realizzano ceramiche a Capodimonte, icona italiana nella produzione di pezzi unici. Impara l’arte, affina conoscenze e le tecniche grazie a maestri che dalla creta confezionano veri capolavori apprezzati ed acquistati in tutto il globo. Al tempo stesso non abbandona la scuola dove eccelle in materie quali matematica, fisica e chimica che gli serviranno nel lavoro quotidiano. Le ceramiche gli piacciono, adora la manualità, le decorazioni, i colori e quell’ambiente fatto di creatività, tuttavia cerca qualcosa di stabile. A casa i cinque chili di pane acquistati ad inizio giornata dal padre, reduce di guerra e maestro di fotografia, non arrivano alla sera. Dopotutto le bocche da sfamare sono a doppia cifra.

    Allora partecipa al concorso che assume Vigili urbani, lo vince e inizia ad indossare la divisa pur non dimenticando la passione per le ceramiche che nel 1979 lo porterà a fondare, con il fratello, un’azienda. Nel frattempo un bel giorno di dicembre, in piazza Giovanni Bovio, in passato piazza Borsa, conosce Antenista (dal greco primo fiore), giovane universitaria molisana in Scienze Biologiche. Scoppia il colpo di fulmine e la frequentazione diventa sempre più assidua.

    Giovanni si reca in Molise per conoscere i suoceri a Villacanale, ridente frazione a due passi da Agnone sospesa tra natura incontaminata e tranquillità assoluta. Qui, lontano da caos, smog e criminalità, dove le coltivazioni di ulivo e uva, miscelate all’aria pulita e la genuinità delle persone, rappresentano l’essenza del luogo, Giovanni matura l’idea, una volta in pensione, di trascorrere il resto della sua vita. “Napoli è Napule, ma qui si sta da Dio” afferma con calma serafica e un sorriso coinvolgente stampato sulle labbra. Così, una volta in quiescenza, raccoglie le sue cose e si trasferisce in alto Molise dove la vita scorre lenta, posto ideale per aprire un piccolo laboratorio di ceramiche. Perché il primo amore non si scorda mai. La bottega oggi è aperta tutti i giorni e al suo interno tra polvere, forno e pezzi ispirati alla natura del posto, c’è lui ad accogliere turisti e viandanti.

    A 75 anni Giovanni Angiolillo, spirito libero e professionalità da vendere, coltiva un sogno: insegnare e tramandare l’antica arte alle giovani generazioni, magari tramite un partenariato con gli studenti delle scuole superiori di Agnone. “Metto a disposizione il mio sapere, la mia esperienza, le mie conoscenze e tutto ciò che può avvicinare i ragazzi al mondo della ceramica”. Gli chiediamo cosa gli manca più di Napoli, e lui in dialetto replica: “Una mangiata di alici, due triglie e una pepata di cozza, mi consolerò con una bella scorpacciata di fichi e mele zitella che sono la fine del mondo”. Infine lancia un messaggio inequivocabile ai giovani. “Vorrei rivolgermi a quella fascia d’età che comprende soprattutto gli adolescenti: non usate il cellulare, vi rende schiavi e perdete una miriade di opportunità, potrei aggiungere altro, ma mi fermo qua”.  Allora buon lavoro maestro e a presto!

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