La sanità pubblica italiana sta vivendo una fase di profonda trasformazione, cercando soluzioni concrete per far fronte alla cronica carenza di personale medico che affligge gli ospedali da Nord a Sud. In questo scenario, emerge con forza un fenomeno significativo: il ritorno in corsia dei medici in pensione, professionisti che scelgono di mettere nuovamente a disposizione la propria esperienza per sostenere il sistema sanitario nazionale.
Due esempi concreti di questa tendenza arrivano da diverse aree del Paese. A Napoli, l’ASL Centro ha lanciato un bando che ha ottenuto una risposta significativa da parte di sedici medici in pensione. Questa iniziativa permetterà la riapertura del Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco, risolvendo una situazione critica che si protraeva da tempo. Come sottolineato dal manager ASL Ciro Verdoliva, la risposta di questi professionisti rappresenta “un esempio forte” e un modello per le giovani generazioni di medici.
![](https://ecoaltomolise.net/wp-content/uploads/2025/02/xmedici-caracciolo-1024x768.jpg.pagespeed.ic.rhzrrU8Xyp.jpg)
Caso particolarmente emblematico è quello dell’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone, l’unico presidio classificato come “Ospedale di area particolarmente disagiata” in Molise. Qui, la firma di dodici contratti con medici che rappresenta il primo passo di una strategia più ampia. La direzione dell’ASREM, infatti, sta lavorando a soluzioni strutturali che includono concorsi dedicati. Inoltre l’augurio è quello di vedere presto specifici incentivi per attrarre professionisti in questa zona dell’entroterra appenninico, tradizionalmente poco attrattiva per il personale medico.
La peculiarità del Caracciolo risiede proprio nella sua collocazione strategica: unico presidio sanitario per un vasto territorio montano che serve anche zone del vicino Abruzzo, con una popolazione prevalentemente anziana. Per questo, oltre alle misure emergenziali come il ricorso ai medici pensionati, è fondamentale valutare pacchetti di incentivi specifici per chi sceglie di lavorare in questa realtà, comprensivi non solo di benefici economici ma anche di opportunità di crescita professionale e formazione continua.
Il nuovo personale consentirà non solo di garantire i servizi essenziali ma anche di attivare nuove prestazioni, come la TAC con mezzo di contrasto, e di programmare la riapertura delle sale operatorie per interventi in day surgery. Un progetto di rilancio che include anche una possibile collaborazione con l’ospedale Pascale di Napoli, grazie all’iniziativa dell’assessore Andrea Di Lucente che ha programmato un incontro con l’oncologo di origini molisane Franco Ionna.
Queste esperienze territoriali riflettono una strategia che si sta diffondendo a livello nazionale, ma che necessita di essere declinata secondo le specificità dei territori. Se nelle grandi città il problema è principalmente quello di gestire grandi volumi di utenza, nelle aree interne la sfida è quella di garantire presidi sanitari efficienti nonostante le difficoltà logistiche e la minore attrattività per il personale medico.
La scelta di richiamare i medici in pensione si sta rivelando efficace nel breve termine, ma deve essere accompagnata da soluzioni strutturali di lungo periodo. Il caso di Agnone dimostra come sia possibile pensare a un modello integrato che combini misure emergenziali con progettualità di più ampio respiro, includendo incentivi mirati, opportunità di carriera e collaborazioni con centri di eccellenza.
La sfida per il futuro sarà quella di trasformare queste soluzioni in un sistema organizzato e sostenibile, che sappia valorizzare sia l’esperienza dei medici senior sia l’energia dei giovani professionisti, creando le condizioni perché anche le aree più periferiche possano garantire un’assistenza sanitaria di qualità. Solo così si potrà assicurare non solo la continuità dell’assistenza, ma anche quello sviluppo equo e capillare del sistema sanitario che è fondamentale per il futuro della sanità pubblica italiana.