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  • Dai cavernicoli ai pirati, è il Carnevale di Belmonte del Sannio che attraversa la storia

    «Non è quello di Venezia, tanto meno quello di Viareggio, ma di certo per organizzazione e partecipazione delle varie maschere e carri, il “Carnevale Belmontese” ormai può definirsi il più sentito della zona». Non ha dubbi il vicesindaco di Belmonte del Sannio, Dalio Mastrostefano, nel commentare la festa in maschera andata in scena le vie del paese.

    «Giunto ormai alla sua quinta edizione, – spiega il vice sindaco che ha preso parte attiva alla sfilata travestito da antico romano – quello che lo contraddistingue è la folta partecipazione ogni anno crescente. Se pensiamo che il paese conta circa 640 abitanti, a sfilare tra grandi e piccini eravamo quasi cento persone suddivisi in vari gruppi». Una partecipazione massiccia, escludendo gli anziani e le persone impossibilitate. «Il tema di questa edizione è stata la rievocazione storica, – aggiunge Dalio Mastrostefano – partendo dal gruppo dei primitivi, con i dinosauri Dino e Sauro, per passare ai barbari con Attila “Il Flagello di Dio”, rievocando la scena dell’invasione di Roma rappresentata dal soldato, i senatori e le ancelle romane.

    Passando poi al gruppo dei pirati, fino ad arrivare al 1700 con i Signori di Venezia. Non poteva mancare ovviamente il carro tradizionale della maschera Belmontese con il gruppo “L Mazzarn”, per concludere con quello della cantina con la ormai celebre frase, diventata un tormentone del nostro dialetto, “T l vv l vn” (tradotto: tu lo bevi il vino?, ndr). Quest’anno ad abbellire la sfilata si sono aggiunte le mascotte, due cagnolini ed un piccolo cinghiale. – chiude il vicesindaco – Il tutto condito da un organizzazione impeccabile che mostra il nostro Belmonte sempre pronto ad eventi socio culturali, custodendo le tradizioni. Infine bisogna sottolineare che come sempre con il lavoro e l’impegno di più persone si raggiungono obiettivi importanti».

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