«Se passa lo sciagurato Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera 2025-2027 con la proposta di ridurre le postazioni di continuità assistenziale, le guardie mediche, dalle attuali 43 a solo 13 in una regione di 136 comuni, prevalentemente montani, situati nella quasi totalità nelle aree interne, sarebbe irrimediabilmente compromessa la tutela della salute in questi territori».

Così Lorenzo Coia, ex presidente della Provincia di Isernia, commentando quanto partorito dalle menti dei commissari alla sanità in merito al Piano operativo, quello stesso documento che vede pesantemente ridimensionato l’ospedale “Caracciolo” di Agnone.

«Oggi in una regione che ha una densità abitativa di 64 abitanti per km2 ed è seconda solo alla Basilicata in questo primato della rarefazione demografica, con un territorio di 4460 Km2 dove abitano 287.239 abitanti, – va avanti Coia nella sua disamina dei dati e delle circostanze – se si dà attuazione ad un piano che risponde solo alla logica ragionieristica dei tagli lineari avremmo una sola guardia medica per 22.095 abitanti, a servizio di circa dieci comuni, che deve coprire un territorio di 343 Km2. Andatelo a dire ai burocrati del Ministero se con queste operazioni possiamo ancora parlare in Molise del diritto costituzionale alla tutela della salute art.32 e al diritto di cittadinanza nella Repubblica italiana».

Disparità e disuguaglianze evidenti e rispetto alle quali non si muove un dito nei palazzi del potere romano. Al di là delle chiacchiere e delle campagne elettorali, vivere, studiare, fare impresa in un qualsiasi centro dell’Alto Molise è penalizzante rispetto a chi risiede in città o sulla costa. Alla faccia del combinato disposto degli articoli della Costituzione, in particolare l’inflazionato articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

E per estensione, senza distinzione di residenza, perché vivere a Castelverrino deve essere uguale, in termini di condizioni e possibilità e diritti, a risiedere a Campobasso o a Termoli. Quell’articolo, al comma due, prosegue: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini”. Rimuovere gli ostacoli che impediscono e limitano o peggio negano l’uguaglianza. Questo, dice la Costituzione, è un preciso “compito” della repubblica. Declassando il “Caracciolo” si va nella direzione diametralmente opposta a quella tracciata solennemente dalla carta costituzionale.

E lo sottolinea, infatti, anche l’ex presidente della Provincia di Isernia, Lorenzo Coia: «Andatelo a dire in Alto Molise dove le distanze tra i Comuni montani, la densità demografica che scende a 51 abitanti per Km2,le difficoltà relative alla mobilità, la riconversione del “Caracciolo” a Ospedale di comunità, rappresentano di fatto l’interruzione di un pubblico servizio».

Un’accusa pesante e penalmente rilevante, quella fatta da Coia: interruzione di un pubblico servizio, reato previsto e punito dall’articolo 331 del Codice Penale, se la memoria non inganna. E dopo l’accusa, l’invito alla mobilitazione: «La politica, le istituzioni, i cittadini si diano una mossa e rivendichino il diritto alla salute» chiude Lorenzo Coia, più volte sindaco molisano ed ex presidente della Provincia di Isernia.