Da anni Primo Piano Molise segue con attenzione e con affetto la missione pastorale e civile di don Alberto Conti. Chi lo conosce sa che non è un parroco qualunque: è un prete di strada, capace di ascoltare, accogliere e camminare con la sua gente. Ha scelto i margini come luogo privilegiato del Vangelo e ha trasformato le periferie, geografiche ed esistenziali, in cattedre di verità. La sua voce è sempre stata scomoda perché sincera: denuncia l’ingiustizia, ma lo fa con lo stesso amore con cui si prende cura degli ultimi.

Non sorprende, allora, che la Giornata della Legalità, dell’Impegno e della Responsabilità, da lui ideata e animata insieme alla Scuola di formazione “Paolo Borsellino” e alla Caritas di Abruzzo e Molise, sia diventata nel tempo un appuntamento imprescindibile. Un momento di comunità e di coscienza, che riunisce credenti e non credenti attorno a parole che non invecchiano: giustizia, pace, dignità. Quest’anno, nella cornice suggestiva di Castelguidone, la dodicesima edizione ha visto la partecipazione di oltre 350 persone. Un numero che da solo dice tanto: in un territorio ferito dallo spopolamento, dalle strade dissestate, dalla sanità che arretra, dalla politica che dimentica, convenire così numerosi per parlare di Vangelo e Costituzione non è solo un evento. È un atto di resistenza civile. Nel suo saluto introduttivo, don Alberto ha offerto una riflessione intensa e limpida.

Le sue parole meritano di essere riportate quasi integralmente, perché condensano una visione che oggi appare profetica. «Davvero grazie a tutti voi per essere qui con noi in questa nuova edizione della giornata della “Legalità, Impegno e Responsabilità”. Da dodici anni – ha ricordato – la Scuola di formazione all’impegno sociale e politico “Paolo Borsellino” e le Caritas dell’Abruzzo e Molise organizzano questo appuntamento, che vuole essere prima di tutto un tempo di preghiera e di riflessione, e poi un momento per ripartire, rimettendo al centro del nostro servizio i poveri e le persone più fragili, perché nessuno resti indietro». Don Alberto ha ringraziato le autorità civili, politiche e militari presenti, i volontari della parrocchia che hanno reso possibile l’evento, i giornalisti che ne diffondono il senso profondo, i Carabinieri e la Polizia di Stato che proteggono la vita e il cammino di don Luigi Ciotti. Ha ricordato con gratitudine la Fondazione BCC Valle del Trigno per il sostegno e ha salutato l’arcivescovo Valentinetti e gli operatori Caritas. Quest’anno il tema scelto è stato impegnativo: “Vangelo e Costituzione”. Papa Francesco, ha spiegato don Alberto, ci ricorda che «se come cristiani abbiamo il Vangelo, che dà senso e speranza alla nostra vita, come cittadini abbiamo la Costituzione, bussola affidabile per la democrazia».

Rievocando la figura di Vittorio Bachelet – presidente dell’Azione Cattolica, giurista, vittima del terrorismo brigatista – don Alberto ha citato la sua intuizione di leggere nella Costituzione una sorta di “catechismo laico”: non un testo religioso, ma un deposito di valori che dialogano con la fede cristiana. Bachelet, ucciso davanti agli occhi di Rosy Bindi, rimane «martire laico dei valori civili e cristiani» e la sua eredità è un metodo: calare i principi della Costituzione nella storia concreta, segnata da guerre, ingiustizie e disuguaglianze, custodendoli come orizzonte di speranza e convivenza. «Oggi più che mai – ha aggiunto – la Costituzione deve tornare a essere quel libro che, insieme al Vangelo, forma le coscienze, illumina i cammini, sostiene l’impegno di ciascuno. Sono due libri che ci interpellano come cittadini e come credenti, e ci chiedono di diventare protagonisti della vita della Chiesa e della comunità civile, discepoli di Gesù e costruttori di una società giusta e fraterna». Il sacerdote non ha taciuto la sofferenza delle comunità locali. «Questo territorio – ha denunciato – sta vivendo da anni un fenomeno drammatico: lo spopolamento. Se non ci sarà un’inversione di tendenza, il rischio è che diventi un deserto, senza più comunità vive. Meno abitanti ci sono, meno diritti restano».

Ha descritto con concretezza le strade dissestate, i costi del metano e della corrente che gravano sulle famiglie di montagna, gli ambulatori medici chiusi, i servizi sanitari sempre più lontani. Ha evocato le parole di un’anziana: «Se se ne va il parroco mi dispiace, ma se se ne va il medico mi dispiace molto di più». Don Alberto ha ricordato con gratitudine la disponibilità della dottoressa Mariella, medico in pensione, e del geriatra volontario Mino Dentizzi, che visitano gli anziani e curano le ferite del corpo e dell’anima. Ma ha denunciato l’assenza di un 118 realmente efficiente: «Arriva senza medico a bordo e con tempi che non garantiscono sicurezza».

«Viviamo un tempo in cui non si intravede ancora l’alba – ha detto, citando Dossetti – e forse siamo diventati sentinelle sonnacchiose, distratte, stanche dopo anni di denunce e di proposte concrete a una politica che ci ha dimenticati. Eppure ogni cittadino, ovunque viva, ha diritto agli stessi diritti. Perché Vangelo e Costituzione parlano entrambi della dignità della persona». Don Alberto ha poi richiamato il cuore della sua riflessione. Il Vangelo: «Qualunque cosa avete fatto a uno di questi più piccoli, l’avete fatta a me». La Costituzione: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo». «Senza giustizia non c’è pace, senza verità non c’è libertà, senza amore non c’è futuro», ha scandito. Da qui l’introduzione ai protagonisti della tavola rotonda: Marco Damilano, Rosy Bindi e don Luigi Ciotti, «persone che queste parole non solo le dicono, ma le vivono». E proprio a don Ciotti è stato rivolto un pensiero speciale: il suo nome completo, Pio Luigi, riportato nella locandina come segno di gratitudine per il dono che è stato ed è.

Con i suoi 80 anni, i 60 del Gruppo Abele e i 30 di Libera, rappresenta un triplice anniversario che racconta un impegno instancabile per giustizia, libertà e dignità. Il saluto si è concluso con un invito alla memoria viva: al termine della tavola rotonda, è stato annunciato un momento conviviale con torta e spumante per festeggiare don Ciotti, cantando insieme i canti della Brigata Maiella. Non un dettaglio folkloristico, ma un richiamo forte alle radici della nostra Costituzione.

«La Costituzione è nata dove caddero i partigiani. Ora e sempre Resistenza», ha ricordato citando il presidente Sergio Mattarella. Leggere e rileggere queste parole significa riscoprire il cuore del ministero di don Alberto Conti: un prete che non fa sconti, che guarda negli occhi la realtà, che difende la dignità delle comunità dimenticate, che lega Vangelo e Costituzione in un unico respiro. È questa la sua forza: essere fedele al Vangelo senza rinunciare alla Costituzione, essere pastore senza smettere di essere cittadino, essere profeta senza smettere di essere fratello. In un tempo in cui la politica si mostra spesso afona e la società distratta, la sua voce resta necessaria. E se oltre 350 persone, in un borgo di confine, hanno scelto di ascoltarlo, significa che c’è ancora sete di verità, giustizia e speranza. Perché, come lui stesso ci ricorda, senza giustizia non c’è pace, senza verità non c’è libertà, senza amore non c’è futuro.
Luca Colella – direttore di Primo Piano Molise